Il 1° gennaio 1925 nasceva a Milano l’artista italiano tra i più grandi dell’Arte Povera.
A Verona, negli splendidi spazi della Galleria d’Arte Moderna Achille Forti, in occasione del centenario della sua nascita, è allestita fino al 30 marzo 2025 il progetto espositivo ‘Mario Merz. Il numero è un animale vivente’.
L’opera di Merz è un complesso viaggio dell’immaginare dove il caos dell’esistenza e l’ordine della natura trovano un loro multiforme equilibrio, senza mai cedere completamente l’uno all’altra.
L’esposizione veronese, attraverso cui la GAM riconferma la continuità della propria mission di approfondire un artista storico di rilevanza internazionale, costituisce un’occasione unica per ammirare i lavori iconici dell’artista in un allestimento inedito che non si limita a dialogare con l’ambiente, ma fa di esso uno spazio immaginifico, dal quale ogni forma si espande e prolifera come parte di un misterioso processo in perpetua trasformazione.
La collaborazione tra Musei Civici di Verona – Galleria d’Arte Moderna Achille Forti e ArtVerona con il format Habitat, dedicato agli ambienti artistici immersivi, prosegue con questo progetto espositivo dedicato ai lavori di Mario Merz (1925-2003).
In occasione del centenario della sua nascita, tre sono gli appuntamenti dedicati all’artista realizzati in Italia fra il 2024 e il 2025: Spoleto (Se la forma scompare la sua radice è eterna, 15 giugno – 6 ottobre 2024, Rocca Albornoz); Torino (Mario Merz. Qualcosa che toglie il peso che mantiene l’assurdità e la leggerezza della favola, 28 ottobre 2024 – 2 febbraio 2025, Fondazione Merz); Verona (Mario Merz. Il numero è un animale vivente, 11 ottobre 2024 – 30 marzo 2025, Galleria d’Arte Moderna Achille Forti).
“A Verona abbiamo il privilegio di ospitare alla Galleria d’Arte Moderna Achille Forti la mostra dedicata proprio al maestro Merz – sottolinea l’assessora alla Cultura Marta Ugolini -. Questa esposizione rappresenta un viaggio unico nel suo universo creativo, offrendo una prospettiva profonda sul suo rapporto con il mondo naturale e l’evoluzione delle sue idee artistiche.
Invito tutta la cittadinanza e i visitatori a cogliere l’occasione del centenario per scoprire o riscoprire il genio di Mario Merz attraverso questa mostra, aperta fino al 30 marzo 2025. È un’opportunità imperdibile per avvicinarsi a un linguaggio artistico che continua a ispirare e a interrogare il nostro rapporto con l’ambiente e con il tempo. Ricordando che ogni sabato pomeriggio, per tutta la durata della mostra, è organizzata una visita guidata gratuita, senza necessità di prenotazione, diamo appuntamento in GAM per celebrare insieme il centenario di un grande esponente dell’arte contemporanea”.
Palazzo della Ragione ospita le opere di una figura cardine dell’Arte Povera nota a livello internazionale, che ha fatto della compenetrazione tra opera e ambiente il fulcro della propria ricerca.
Il percorso espositivo della rassegna veronese – concepito dai curatori Patrizia Nuzzo, Responsabile delle Collezioni d’Arte Moderna e Contemporanea della GAM, e Stefano Raimondi, Direttore artistico di ArtVerona, con prestiti provenienti dalla Fondazione Merz – si concentra sugli elementi archetipici che costantemente ritornano nella produzione dell’artista.
L’universo di Mario Merz si fonda su una concezione di ciclicità fortemente riflessa nel carattere formale dei suoi lavori, che si pongono come elementi di un paesaggio costellato di forme circolari a partire dalla cupola dell’igloo, elemento iconico della sua produzione. Una sua versione “aperta” dal titolo Le case girano intorno a noi o noi giriamo intorno alle case?, allestita presso la Galleria d’Arte Moderna, «raccoglie i concetti più emblematici della poetica dell’artista su cui costantemente torna a riflettere introducendo, di volta in volta, nuovi processi di senso: la circolarità del tempo, l’essenzialità della forma, la tensione tra gli elementi, il rapporto dialettico con lo spazio».
Grazie a questo lavoro l’Habitat è declinato nella sua accezione più intima e profonda di spazio dell’abitare: la forma semisferica e aperta dell’igloo evidenzia la reciproca invasione tra opera e ambiente, tra dimensione interna ed esterna, individuale e collettiva, e riporta a uno stadio primordiale della civiltà umana in cui la dicotomia tra natura e cultura si fa labile e porosa.
L’igloo è «elemento vivo, energetico, capace di proliferare e aprirsi a dialoghi transdisciplinari, di creare un dialogo continuo con l’evolversi del tempo e dell’arte»; esso rappresenta «una dimensione metamorfica», un «luogo geometrico in cui si verifica una trasformazione, ideale o concreta».
L’opera Le case girano intorno a noi o noi giriamo intorno alle case? è attraversata “fisicamente” da scure ed enigmatiche sagome di animali preistorici che, come improvvise apparizioni provenienti da una lontana era geologica, si fanno emblema di un registro formale che attinge a un immaginario remoto e ancestrale: la riflessione di Merz intorno alla natura ciclica delle cose, infatti, interessa non solo lo spazio ma anche e soprattutto il tempo.
Attorno a questo habitat di Palazzo della Ragione si dispongono importanti lavori grafici e pittorici che tracciano l’alfabeto artistico di Merz quale autore «colto e consapevole che l’arte nasce all’interno dell’universo delle forme dell’arte e non dal mondo, ma del mondo egli vuole fare parte, vuole “esserci” con la forza della creazione, la vertigine dell’immaginazione e la libertà dell’espressione».