Catania – L’atmosfera è quella delle grandi feste dove tutti sono felici di esserci e il sole che ha illuminato la mattina domenica a Piazza Scammacca ha fatto il resto, restituendo un sorriso disteso a chiunque fosse arrivato per ascoltare l’inedito concerto dell’Orchestra per la pace e l’inclusione, l’ensemble di giovanissimi dell’istituto comprensivo Parini, con un parterre importantissimo di ospiti.
E che ospiti, a partire dal trombettista Paolo Fresu, in questi giorni (fino a lunedì 31 ottobre) a Catania per l’apertura di stagione del Monk Jazz Club; la moglie di Fresu, la violinista Sonia Peana, da anni attiva sul fronte della formazione musicale nelle scuole grazie all’associazione “Il jazz va a scuola”; Dino Rubino, direttore artistico del Monk Jazz Club, e tra i principali musicisti al fianco di Fresu al pari del bassista Marco Bardoscia, semi nascosto (nonostante la stazza) nelle retrovie della composita orchestra giovanile formata da una trentina di ragazze e ragazzi. A dirigere l’ensemble, Giuseppe Privitera, felice di unire il suo doppio ruolo di insegnante di musica della scuola catanese e musicista egli stesso; la sua tromba, infatti, lo segue ovunque. Privitera è tra i pilastri organizzativi del Monk Jazz Club con Francesca Santangelo, ed entrambi sono soci dell’associazione “Il jazz va a ascuola”. Sonia Peana: «Sono felicissima di sostenere personalmente e come vicepresidente di “Il jazz va a scuola” questa lodevole iniziativa dell’Istituto Comprensivo Parini di Catania organizzata da due persone davvero sensibili e speciali, Francesca Santangelo e Giuseppe Privitera soci dell’associazione».
Obiettivo della mattinata di musica en plein air era quello di dare compimento al corso che il Monk Jazz Club, attraverso l’associazione Algos, ha riservato ai ragazzi della Parini, da anni tra le scuole più musicali di Catania, aveva organizzato all’interno del progetto de “La Polis delle Arti, un percorso alle periferie della cultura, fra musica e teatro”, condiviso tra la capofila Associazione culturale Darshan, e le associazioni culturali Algos, Officine Culturali e Areasud, iniziativa sostenuta con i fondi del Ministero della cultura grazie a “Palcoscenico Catania, la bellezza condivisa” del Comune di Catania. Paolo Fresu: «E’ importante che il Monk non sia solo una sala da concerti ma che si proponga come volano per altre attività. Vedo che i soci del club sono molto attenti a tutto ciò che accade intorno alla musica e questo è molto importante io e Sonia siamo felici di collaborare».
Carmela Trovato, dirigente dell’Istituto comprensivo Parini: «E’ il secondo appuntamento di jazz dove si sono uniti un docente curriculare come Giuseppe Privitera più alcuni docenti specialisti di strumento. Sono piacevolmente stupita che ragazzi così giovani abbiamo potuto sviluppare un linguaggio così complesso ed esprimersi con questa spontaneità. Sono felici che i ragazzi hanno potuto conoscere musicisti importanti. I genitori ci hanno supportato in tutto, fino a rinunciare, alcuni, ad un lungo ponte di vacanza con un clima favorevolissimo, pur di non rinunciare a questa esperienza.
Il risultato finale è stato eccellente e per un’ora scarsa i 33 musicisti in erba si sono fusi con i quattro professionisti del pentagramma entusiasmando il folto pubblico accorso. Cinque i brani in scaletta a partire da una versione contaminata di “Watermelon man” di Herbie Hancock fusa con la ritmica rock di “Rosanna” dei Toto. C’è stato spazio per un brano di Dino Rubino – “Settembre” -, si è chiuso con un brano della canzone d’autore come “Dove si va” dei Nomadi che ha fatto cantare tutto il pubblico. E dopo la consegna della targa ricordo ai ragazzi c’è stato spazio per un bis, con una versione molto latina di “Desaparecido” di Manu Chao, apperta magnificamente da duetto tromba-pianoforte di Paolo Fresu e Dino Rubino.
Stanco alla fine ma molto contento dell’ottimo risultato dell’evento Giuseppe Privitera, anima instancabile di questo progetto: «Meglio di così non poteva andare» sostiene in modo liberatorio. Privitera ci tiene subito a sfatare un falso mito, ovvero che il jazz non sia musica troppo “vecchia” che i più giovani snobbano: «Non è affatto vero, la musica è musica, se fatta bene».
I ragazzi dell’Orchestra per la pace e l’inclusione che hanno suonato sono: ai clarinetti Chiara Mollica, Giordano Giorgianni, Irene Papa, Elena Castelli, Gabriele Mannino, Oscar Vasta, e Allegra Bonaccorso; ai violini Elena Costa, e Sofia Di Nunzio; ai flauti Egle Rizza, Rachele Dottore, Nicola Miraglia, e Martina Scammacca; alle tastiere Luigi Puglisi, Matteo Miraglia, Alisca Cavallaro (al vibrafono), Giorgia Agosta (xilofono); al Glockenspiel Federico Nicolosi e Alfredo La Rocca; alle chitarre acustiche Monica Castorina, Manuel Finocchiaro, Maria Tusa, Serena Dibbennardo, Ruggero Tolone, Agata Barbagallo, Matteo Scammacca, Giulia Barbagallo, e Flora Seminatore. Alle chitarre elettriche Antonio Di Lella e Maria Cutore; al basso Ludovica Campisi e Ephiel Carbone; alla batteria Alessio Favitta.
foto di Alessia Spampinato