29.9 punti, 10.6 rimbalzi, 9.4 assist a partita. Il tutto con sette triple doppie in 14 gare e il 48.6% dal campo. Numeri da fenomeno della pallacanestro a ogni latitudine. Numeri mostruosi se pensiamo che a metterli insieme è il non ancora 21enne Luka Doncic, stella dei Dallas Mavericks al secondo anno di Nba. E già si parla di MVP.
Dopo aver smentito alla prima stagione nella Lega americana tutti i dubbi che c’erano sul suo conto (troppo lento? Non adatto alla fisicità del basket Nba? Ancora non affidabile al tiro?) ed essersi preso con pieno merito il titolo di rookie dell’anno, il ragazzo di Lubiana è riuscito nell’impresa di riuscire a migliorare ancora e in questo 2019/2020 sta letteralmente sbriciolando ogni record di precocità.
Ma quello che più conta, nella testa del ragazzo, sono le prestazioni di squadra. Cresciuto nella scuola slava, dove il collettivo viene molto prima delle statistiche individuali, e affinatosi in una realtà vincente come quella del Real Madrid, Doncic sa bene che il record dei suoi Mavs sarà sempre più importante dei suoi numeri. E fin qui le grandi prestazioni vanno di pari passo.
I Dallas Mavericks sono tra le squadre più accreditate per la qualificazione ai playoff Nba e al momento anche una delle più performanti a livello offensivo: oltre 116 punti segnati a gara, il terzo attacco della Lega. Il tutto con un record di 9 vittorie e 5 sconfitte che vale ia seconda piazza nella Division guidata dagli Houston Rockets e il quinto posto nella durissima Western Conference.
In questo momento positivo c’è il marchio a fuoco di Doncic. Dopo aver messo a segno 5 triple doppie nelle prime dodici uscite, lo sloveno ha letteralmente incantato nelle ultime due sfide contro San Antonio Spurs e Golden State Warriors. Contro la squadra di Popovich ha realizzato il suo massimo in carriera di 42 punti a cui ha aggiunto 11 rimbalzi e 12 assist. Con gli ex campioni Nba ha fatto ancora meglio, mettendo insieme 35 punti (33 nel solo primo tempo), 10 rimbalzi e 11 passaggi vincenti per i compagni: il tutto in soli 26 minuti sul parquet.
E anche se record e statistiche sono l’ultima preoccupazione di Luka, fanno capire bene che ci troviamo davanti a un fenomeno destinato, infortuni e fisico permettendo, a superare Dirk Nowitzki e a diventare il miglior europeo ad aver mai giocato in Nba. Doncic è diventato con i Warriors il primo giocatore della storia ad aver realizzato una tripla doppia con 35 punti in soli 26 minuti e il più giovane di sempre ad aver messo insieme due triple doppie da 35 punti consecutive, meglio ancora di Oscar Robertson. I record non sono finiti. Nelle ultime dieci gare lo sloveno viaggia in tripla doppia di media con 30 punti segnati. Nella Lega solo in quattro c’erano riusciti: Russell Westbrook, lo stesso Robertson, Michael Jordan e LeBron James.
E a nemmeno un quarto di stagione regolare non si può non considerare l’ala dei Mavs come uno dei candidati al titolo di miglior giocatore della stagione. Se riuscisse a portare i suoi alla post-season e continuasse a crescere così (9 punti, 3 rimbalzi e 3 assist di media in più rispetto ai numeri dello scorso anno) sarebbe dura anche per fenomeni come LeBron, Harden e Antetokounmpo riprendersi lo scettro di MVP. Al momento lo sloveno è infatti l’unico nella top 10 per assist, punti e rimbalzi.
A incoronarlo ancora una volta il suo coach Carlisle, uno che dopo aver allenato per molti anni Dirk Nowitzki e aver portato i Mavs al titolo nel 2011 di fenomeni se ne intende: “Non c’è mai stata una point guard con le sue caratteristiche, ma quello che lo rende veramente speciale è la sua capacità di migliorare chi gli sta attorno rendendo le cose molto più facili per loro – continua il tecnico -. Giocatori del genere sono davvero rari: non lo scambierei con nessun altro. È unico, come lo era Larry Bird”. E di Bird Carlisle è stato compagno di squadra nella vittoria del titolo del 1986. Non male come investitura ufficiale.