Il testo della petizione
Il presidente della provincia di Trento ha firmato un’ordinanza che condanna a morte un altro orso. Incredibilmente questa condanna è stata emessa senza un “processo” visto che ancora non sono chiare le dinamiche che hanno portato l’orso a ferire due persone (erano presenti cuccioli?).
Non è il primo orso che viene condannato a morte in Trentino. Per questo vanno fermati gli abbattimenti “automatici” di tutti gli orsi coinvolti in incontri ravvicinati o incidenti, modificando il testo del Piano D’Azione per la Conservazione dell’Orso sulle Alpi (PACOBACE), che prevede la possibilità di abbattimento anche in caso di orsi che hanno semplicemente fatto ciò che la natura gli ha insegnato.
La montagna è la casa degli orsi, con cui si può convivere conoscendo e seguendo semplici regole, come restare sui sentieri, parlare a voce alta, tenere il proprio cane al guinzaglio, non avvicinarsi alla fauna selvatica, restare fermi e non colpire gli animali in caso dei rari incontri ravvicinati.
Queste precauzioni sono tanto più valide quando ci trova in aree di femmine con piccoli, come la zona dov’è accaduto l’ultimo incidente (dati Provincia Autonoma di Trento, Servizio Foreste e Fauna), e sono l’unico modo per garantire la sicurezza di chi frequenta la montagna.
Noi stiamo dalla parte delle persone ma anche dell’orso, per questo vi chiediamo di stare con noi per fare in modo che possa continuare a vivere, libero, nella sua casa, ossia la montagna.
Per questo chiediamo al presidente della provincia autonoma di Trento di ritirare immediatamente l’ordinanza che porterebbe alla morte dell’orso.
È possibile sottoscrivere la petizione a questo link >>