Inaugurata a Villa Burba la mostra voluta da Comune e Aned. Il Sindaco Orlandi: “Questa non è storia passata, ma attuale, dobbiamo fare in modo che non sia storia futura. Restiamo umani”… |
Rho – “Storie di ordinario orrore” quelle vissute da 130mila deportate nel campo nazista di Ravensbrück. Storie che, purtroppo, ancora si ripetono in molte parti del mondo. La mostra inaugurata questa mattina a Villa Burba vuole essere un passaggio di informazioni alle nuove generazioni, perché solo la conoscenza del passato può permettere di costruire un futuro privo di violenza e più umano. L’iniziativa nasce dall’Amministrazione comunale con ANED Milano – Associazione Nazionale ex Deportati nei campi nazisti. A presentare la mostra “Non era giusto non far niente. La Resistenza della famiglia Baroncini. Ravensbrück e la deportazione delle donne”, sono stati Paola Cupetti dell’Ufficio Cerimoniale del Comune di Rho; la curatrice Carmen Meloni di ANED Milano; Ambra Laurenzi, realizzatrice della mostra, figlia e nipote delle ex deportate Mirella Stanzione e Nina Tantini, presidente del Comitato Internazionale di Ravensbrück, e Leonardo Visco Gilardi, presidente di ANED Milano. Presenti gli studenti della 4A Tur e 4B Tue dell’Istituto Mattei, che faranno da guida a 450 coetanei che hanno già prenotato la visita; il Sindaco Andrea Orlandi, gli assessori Emiliana Brognoli, Paolo Bianchi e Nicola Violante; esponenti delle forze dell’ordine del territorio. “Ricordiamo donne che hanno scelto di dire di no alla dittatura, che hanno scelto da che parte stare – ha detto Carmen Meloni – Primo Levi ci diceva “meditate che questo è stato”, io vi dico “meditate che questo continua a essere”. Tornate indietro per vedere il futuro”. “Le tre sorelle Baroncini erano ragazze semplici, che hanno scelto di dare un contributo alla lotta per la libertà – il pensiero di Ambra Laurenzi – Non era giusto, per loro, non fare niente. Non era giusto per me non ricordare la storia di mia madre, di mia nonna, di tutte le deportate sottoposte a violenze insostenibili. Non esiste momento storico in cui far finta di nulla. Per le sorelle Baroncini fu coraggio? Io credo fosse senso del dovere, idea di cittadinanza. La loro famiglia ha pagato un prezzo altissimo: padre, madre e una figlia sono morti nei campi nazisti. Credo sia opportuno riflettere sulla deportazione delle donne, che quando sono tornate vive dai lager hanno anche dovuto subire giudizi del tipo “se sei viva, ti sarai venduta ai tedeschi”. Inaccettabile”. Laurenzi ha invitato a riflettere sulla fisiologia femminile: “Ragazze cui il ciclo si è interrotto, donne incinte che hanno visto uccidere il figlio appena nato o sono state costrette ad abortire, persone a cui sono stati inseriti nel corpo oggetti di ferro e vetro per studiare la reazione ai sulfamidici che curano le infezioni. Donne sterilizzate per assurdi esperimenti, donne d’altro canto formate a essere crudeli, per gestire i campi e dare il tormento alle altre”. “Il Novecento è il secolo che ha inventato i genocidi, storie di ordinario orrore che ancora continuano – ha ricordato Leonardo Visco Gilardi – La prima guerra mondiale è stata una macelleria strutturata, lo squadrismo fascista ha intercettato gente senza più speranze, trasformando l’avversario politico in nemico da annientare. Abbiamo assistito a una progressiva disumanizzazione, alla riduzione in schiavitù di intere popolazioni. Abbiamo visto capi addestrati a essere sadici e disumani. La soluzione è ridiventare umani. Tocca a noi e tocca ai ragazzi”. “Tornare umani, rimanere umani è la chiave di lettura, dal momento che oggi tantissimi uomini, donne e bambini subiscono violenze simili a quelle dei lager – la conclusione del Sindaco Andrea Orlandi – Questa non è storia passata, ma attuale, dobbiamo fare in modo che non sia storia futura. La memoria è missione, dobbiamo raccontare quanto è stato e quanto oggi avviene in Israele, Palestina, Ucraina, Congo e molti altri Paesi. Dobbiamo informare per costruire un futuro diverso. Il miglior antidoto è porre un limite col nostro cuore: leggere gli avvenimenti storici in prospettiva. Lo ripetiamo nella settimana di iniziative legate alla Giornata contro la violenza sulle donne. Nel nostro Giardino dei Giusti un albero è dedicato alle donne iraniane, perseguitate solo perché esprimono il loro pensiero. Seguiamo quel senso di giustizia che muove le coscienze. Facciamo in modo che questo sia trasmesso ad altri perché quando saremo chiamati ad assumere delle scelte possiamo essere dalla parte giusta della storia”. Prima del taglio del nastro, a ogni donna è stata donata una Rosa Resurrezione, fatta creare da ex deportate con tutte le sfumature della femminilità, dal rosa all’arancione. La mostra rimane aperta fino a sabato 25 novembre 2023. Indicazioni su www.comune.rho.mi.it. |