
La serata dedicata all’eredità di Carlo Maria Martini, ideata con i Dialoghi di inclusione, ha dato avvio al nuovo format di incontri: “Martini sollecita ancora a essere individui pensanti”… |
Teatro Civico di Rho stracolmo per la prima serata di “Riflessioni” ideata con i promotori dei Dialoghi di inclusione che da anni si svolgono in città con il patrocinio comunale. Presenti in sala l’assessora alla Cultura Valentina Giro che ha ideato il format dedicato ad approfondimenti che si svolgeranno nella sala di piazza Jannacci; la vicesindaco Maria Rita Vergani, l’assessore Paolo Bianchi, il consigliere regionale Carlo Borghetti, la consigliera comunale Clelia La Palomenta, il prevosto don Gianluigi Frova, il decano don Fabio Verga, il coadiutore don Marco Ferrari attivo all’Oratorio San Carlo, Paola Pessina, presidente di Fondazione comunitaria Nord Milano. Il filosofo Vito Mancuso e il vicario generale della Diocesi Ambrosiana monsignor Franco Agnesi, insieme con don Marco Bove, vicario episcopale della zona pastorale VI, hanno ragionato insieme sull’eredità del pensiero di Carlo Maria Martini nel mondo di oggi. Tanti i riferimenti emersi, a partire dai testi del cardinale scomparso nel 2012, in particolare dalle Conversazioni notturne a Gerusalemme: l’invito ad avere coraggio, il discernimento, la dimensione contemplativa della vita, il promuovere la capacità di giudizio dei singoli, il desiderio di “individui pensanti”, l’attaccamento alla Parola di Dio nell’apertura al confronto con laici ed esponenti di altre fedi avviato attraverso la Cattedra dei non credenti. Ne sono emerse indicazioni utili ai giovani di oggi, nell’invito “a non sedersi, a non temere di compiere errori “. E nell’idea di inclusione “come sguardo rivolto alle contraddizioni e alle zone d’ombra che la vita fa affrontare. Senza farsi divorare dal pessimismo e dalla lamentela”. “Chi era Martini? – si è chiesto Vito Mancuso, ricordando le posizioni del cardinale rispetto a bioetica, cambiamenti in corso nella Chiesa e vari temi – Potrei rispondere tante cose: cardinale papabile, rettore universitario, predicatore, gesuita, autore di numerosi testi. Credo che la sua peculiarità sia l’essere un uomo di Dio, che usava un linguaggio comune al di fuori del comune, capace di servire il mistero nella maniera più autentica. Ha vissuto tre fasi nella sua vita: studioso, pastore, profeta. Posso parlare della sua dimensione profetica, che tocca la mia coscienza laica: quel che lo fa amare anche da laici e non cattolici è il suo metodo. Il suo volere “individui pensanti, che sanno ponderare. Invitava a metterci la faccia. Sapeva esprimersi contro la stanchezza della Chiesa esortando alla conversione, a partire da papi e vescovi. Aveva il coraggio che nasce dalla Parola di Dio che è semplice e le persone intelligenti amano la semplicità. La sua eredità sta nell’essere contento delle contraddizioni, perché l’amore fa pensare con cura e porte energia positiva. Lui aveva una grande anima che accoglieva chiunque”. “Martini aveva la capacità di tranquillizzare le persone – ha dichiarato monsignor Franco Agnesi – Diceva che noi sbagliamo il 40 per cento, ma per il 60 per cento facciamo cose buone. Invitava ad avere fiducia, ad andare avanti e camminare. Ho scelto come testo la sua riflessione sulla “intercessione”, perché raccoglie quanto ha vissuto. Anche da vescovo emerito sentiva come suoi gli interrogativi della gente. La via della Chiesa non è facile. Passa per le case e i campi, anche per i teatri belli come questo. E’ difficile, ma larga: c’è posto per tutti. Il suo motto era “pro veritate adversa diligere”, ovvero per amore della verità, amare le cose avverse. Invitava a non lasciarci divorare da pessimismo e lamentosità, ad avere pacata ironia nell’affrontare la pigrizia del “si è sempre fatto così”, a sottrarsi alle polemiche inutili, a non caricare di pesi le persone. Chiedeva di non accontentare tutti per ottenere approvazione, ma perseguire ciò che è vero, giusto e buono. Lampada per i suoi passi era la Parola: voleva bene a Gesù perché si sentiva voluto bene. Ancora oggi a lui, sulla sua tomba in Duomo, chiediamo di ispirare intuizioni e pregare lì aiuta. Nella sua visione di Chiesa c’era posto per la samaritana, per il centurione e per la cananea: sapeva allargare i paletti della tenda invitando a essere contenti del bene che negli altri possiamo vedere”. Entrambi i relatori si sono trovati d’accordo sull’eredità di Martini per i giovani di oggi: “Sapeva esortare a non sedersi, incoraggiava perché si arrivasse a prendere decisioni lungo il cammino. Nella società performativa, del fare, rimanda all’ascolto della Parola, alla dimensione contemplativa della vita”, ha detto Mancuso. “Diceva ai giovani che è più facile fare le cose difficili. A quanti credono di non valere, dice che il cuore è fatto per qualcosa, occorre ascoltarlo e discernere”, ha precisato Agnesi. Grande soddisfazione per i promotori dei Dialoghi di Inclusione, un progetto nato cinque anni fa da Polisportiva San Carlo, Baskin Rho, Comunità Fede e Luce, Parrocchia San Vittore, con il supporto di Fondazione comunitaria Nord Milano e la collaborazione di #Oltreiperimetri. Particolarmente soddisfatta l’assessora Valentina Giro, che così si è rivolta ai 360 presenti, portando anche i saluti del Sindaco Andrea Orlandi: “Mi piace guardare al nostro Teatro come specchio della città, un luogo dove metterci allo specchio e riflettere sul mondo d’oggi. Ringrazio i relatori di questa serata, davvero di alto livello: siamo partiti in grande e vogliamo ancora crescere. Presto avremo altri appuntamenti, il prossimo 26 marzo, alle ore 21, saranno sul palco del Teatro Civico Moni Ovadia e il professor Gianni Vacchelli, a confronto sul futuro della Palestina dopo il conflitto e alla luce della tregua appena varata. Il 16 maggio tornerà la Trasgressione Band nata nell’ambito del carcere di Bollate, con una serata dal titolo “La mia ora di libertà. Omaggio a Fabrizio De Andrè””. Un grazie a Radio Missione per la diretta. Il video dell’evento sarà disponibile tra qualche giorno sul canale Youtube dell’Oratorio San Carlo. Nella foto, da sinistra: Valentina Giro, monsignor Franco Agnesi, don Marco Bove, Vito Mancuso |