Dieci giorni e 33 ore di proiezioni, con 24 anteprime, tanti ospiti, e un grande successo di pubblico: si è chiuso ieri il Cervino CineMountain, il festival internazionale del cinema di montagna, giunto alla sua XXII edizione, che ogni anno premia gli “Oscar” del cinema di montagna.
Tra i vincitori di quest’anno un giovane regista siciliano, Giovanni Gaetani Liseo, che ha presentato al Festival la sua opera prima, “La Patente”, vincitrice del Premio per il miglior film italiano in concorso.
Il film racconta la storia di Domenico ha 18 anni e vive in una fattoria in montagna insieme al padre, alla madre ed al fratello. Insieme lavorano nei campi con gli animali ancora come si faceva un tempo. Domenico si occupa del pascolo e trascorre tutte le sue giornate in solitudine con il gregge ma ha un pensiero fisso: vorrebbe imparare a guidare. Decide di iscriversi all’autoscuola ma la lontananza dal centro abitato e gli orari rigidi imposti dal suo compito all’interno della fattoria rendono davvero difficile la realizzazione di questo suo semplice desiderio.
Giovanni Gaetano Liseo
Nato con la passione della cinematografia, fin da piccolo comincia a raccontare ciò che gli sta intorno attraverso l’obbiettivo di una telecamera. Nel 2014 è stato selezionato tra i co-registi del primo social movie italiano Italy in a day, prodotto da RAI Cinema. Dopo aver frequentato l’Accademia di Belle Arti studia al Centro Sperimentale di Cinematografia. La Patente è il suo film di diploma.
“A thousand girls like me”, della regista afgana Sahra Mani, conquista l’”Oscar dei film di montagna”, il Grand Prix des Festivals – Conseil de la Vallée d’Aoste, riservato ai film già premiati nei principali festival di settore provenienti dal circuito dell’International Alliance for Mountain Film. Vincitrice del Grand Prix festival di Kathmandu (Nepal), la pellicola racconta, con grande intensità, l’ostinata battaglia di una donna per difendere i propri diritti. Khatera è una ragazza afgana di 23 anni che decide di sfidare la volontà della sua famiglia e le tradizioni del suo paese per cercare giustizia dopo anni di abusi sessuali da parte del padre. La sua lotta si scontra con le falle del sistema giudiziario afgano, incapace di tutelare la popolazione femminile.
Ancora una regista donna, l’irlandese Katrina Costello, si aggiudica il Premio Montagnes du Monde al miglior film straniero, con “The silver branch”, un film che riflette sui temi universali e drammaticamente attuali della difesa dell’ambiente contro l’indiscriminata trasformazione dei paesaggi e delle comunità rurali.
Il Premio Montagnes Tout Court al miglior cortometraggio va “Brotherhood”, di Meryam Joobeur, che affronta il delicato tema del ritorno a casa di un combattente dell’Isis nella cornice di una Tunisia rurale. Menzione speciale per la categoria a “Let’s go to Antarctica”, la divertente pellicola dello spagnolo Gonzaga Manso che riflette sugli effetti dell’ingresso di nuove mete “esotiche” nel turismo di massa.
È “Gamba in spalla”, il film di Romuald Desandré presentato al Festival in anteprima mondiale, ad aggiudicarsi il Premio per il miglior film valdostano, “Boy Nomad”, di Nyobe Thompson, vince il Premio SONY per la fotografia e “Theory of happiness” di Rastislav Hatiar conquista la giuria C.A.I. che gli assegna il Premio “al miglior film di alpinismo, esplorazione e arrampicata”.
Testa a testa per il Premio del Pubblico tra il film premio Oscar “Free Solo” e “The Dawn Wall”, con quest’ultimo che la spunta per pochi centesimi.