di ANDREA FILLORAMO
Fin dal giorno della sua elezione, il 13 marzo 2013, papa Francesco è andato conquistandosi la fiducia della gente, creando un positivo scompiglio in quella parte della Chiesa legata al passato ma attirando l’attenzione di tutto il mondo, particolarmente di coloro che hanno responsabilità riguardo ai problemi della povertà, dell’immigrazione, o degli esclusi. Lo fa con quel pathos che lo caratterizza e con la capacità di mettersi nei panni degli altri catturando e trasmettendo emozioni e sensazioni incancellabili.
Il Papa ha restituito a molti il sano orgoglio di sentirsi cristiani e cattolici e ha attratto molte persone lontane dalla Chiesa.
È questo un fenomeno, che ha visto in lui il profeta di una Chiesa e di un mondo proiettato verso il futuro, che alcuni hanno chiamato “effetto Francesco”, osteggiato da tanti e, quindi, come scrive Salvatore Izzo “tra mille difficoltà – dovute in buona parte a consolidate posizioni di potere acquisite dal 2000 in avanti, ovvero negli anni nei quali il governo centrale veniva esercitato, troppo spesso a proprio vantaggio, da cardinali e prelati degli entourage dei predecessori”.
Papa Francesco è anche osteggiato, come sostiene su La Stampa il vaticanista Andrea Tornielli, esprimendo quella che in precedenza era la tesi di Rocco Buttiglione, cioè che “all’origine di molte critiche contro l’attuale pontefice c’è un’opposizione anche ai suoi predecessori e in ultima analisi al Concilio”; ovvero che le critiche espresse all’attuale pontefice in realtà non sono una novità legata soltanto alla figura di Bergoglio, ma affondano invece le loro convinzioni indietro negli anni. In quanto cioè i principali propagatori delle accuse a Papa Francesco, in realtà, sostengono che “la deviazione della Chiesa inizia con Leone XIII e con l’enciclica “Au milieu des sollicitudes” (1892) testo con il quale l’allora pontefice avrebbe “tradito l’alleanza del trono e dell’altare, e rinunciato al principio del diritto divino dei re” e – aggiungiamo – si è consolidata con il Concilio Vaticano II.
Il segreto di Papa Francesco – tutti lo riconoscono – sta non solo nel suo stile e sobrietà di vita che i Papi precedenti non avevano avuto, ma nella sua capacità di comunicare, di farsi capire.
Da evidenziare che comunicare significa letteralmente: “mettere in comune”, non beni materiali ma tutto ciò che esprime intenzioni, sensazioni, pensieri, sentimenti, esperienze che, come ha detto più volte il Papa “si toccano con le mani”.
A tal proposito egli dice: “Alcune cose si possono imparare solo facendone esperienza. Non si comunica, infatti, solo con le parole, ma con gli occhi, con il tono della voce, con i gesti. La parola è efficace solo se si ‘vede’, solo se ti coinvolge in un’esperienza, in un dialogo. Per questo motivo il ‘vieni e vedi’ era ed è essenziale”.
Tutto questo ed altro Papa Bergoglio ha voluto dire quando, per la prima volta nella storia dei Pontefici, il 6 febbraio, ha rilasciato un’intervista, ospite di Fabio Fazio a “Che tempo che fa” su Rai 3 e ha commentato con il conduttore una serie di temi, dalle guerre alla questione migranti, dal Covid alla crisi climatica, dall’aggressività sociale fino all’indifferenza delle persone. delle difficoltà quotidiane comuni a tutti: “Vedo – ha detto – tanta gente che sopporta cose brutte, che nella propria debolezza sopporta difficoltà familiari, economiche, penso a chi non arriva a fine mese. Io non sopporto tanto, sopporto come tutta la gente. E non sono solo, c’è tanta gente che mi aiuta, tutta la Chiesa, gli impiegati accanto a me. Ho uomini e donne brave che mi aiutano, non sono un campione di peso che sopporta le cose, sopporto come quasi tutta la gente sopporta”.
Da qui l’elogio all’amicizia, se vera e per questo “con pochi”.
Il Papa ha menzionato i lager in Libia: «Dobbiamo pensare alla politica migratoria e l’Europa deve farlo insieme, l’Unione europea deve mettersi d’accordo evitando che l’onere ricada solo su alcuni Paesi come l’Italia e la Spagna».
Quanto alla genitorialità, il papa ha detto: “Serve vicinanza con i figli: quando si confessano coppie giovani o parlo con loro chiedo sempre: «tu giochi con i tuoi figli?». A volte sento risposte dolorose: «Padre, quando esco dormono e quando torno pure». Questa è la società crudele che allontana i genitori dai figli. Anche quando i figli fanno qualche scivolata, anche da grandi, bisogna essere loro vicini, bisogna parlare ai figli. I genitori che non sono vicini non operano bene, devono essere quasi complici dei figli, quella complicità che permette di crescere insieme padri e figli”.
“Una domanda a cui mai sono riuscito a rispondere è: ‘perché soffrono i bambini?’. Non ho risposte a questo. Non c’è risposta. Lui è forte nell’amore, l’odio la distruzione è nelle mani di un altro. Nel rapporto di Dio col Figlio potremmo vedere cosa c’è nel cuore di Dio quando accadono queste cose. Gesù mai ha dialogato col diavolo – ha proseguito Bergoglio – o lo caccia o gli risponde con la Bibbia, questo vale per tutte le tentazioni. Alla domanda perché soffrono i bambini trovo solo la risposta: soffrire con loro. In questo ha ragione Dostoevskij”.
Il Papa ha poi parlato della Chiesa e del suo futuro: “Oggi il male della Chiesa più grande è la mondanità spirituale, la chiesa mondana, che fa crescere il clericalismo: una cosa brutta, una perversione della Chiesa. Così l’ideologia prende il posto del Vangelo”.
A proposito di questa intervista, che ha un effetto dirompente, che è stata seguita da 6,7 milioni di telespettatori con 25.41% share, con un picco di 8,7 milioni e del 32.3% e sui social con oltre 672 mila interazioni, scrive Enrico Deaglio: “Finalmente un talk show dove una celebrità non è lì per venderti qualcosa o per farsi propaganda; che non parla dal suo palazzo, ma da casa sua, che risponde alle domande come farebbe con un coetaneo che ha incontrato in treno, con cui ci si tiene compagnia e poi alla fine ci si scambia gli indirizzi. Non ti fa pesare che è il Papa, non ti dà ordini, per cui non sei tenuto ad obbedirgli; però ti parla del cimitero del Mediterraneo, del suo amore per i migranti, delle guerre e della costruzione di armi come primo problema dell’umanità, della sofferenza dei bambini cui nemmeno lui – che pure è vicino a Dio – non riesce a trovare spiegazione… e poi, ti dice che il clericalismo è una perversione della Chiesa, che una cosa importante nella vita è mantenere il senso dell’ironia e non guardare troppa televisione”.