di ANDREA FILLORAMO
Non si fermano gli appelli di papa Francesco, con la Consacrazione di Russia e Ucraina, il lavoro della diplomazia vaticana e la solidarietà.
La Civiltà Cattolica, la rivista dei gesuiti, mette in primo piano la parola: «Fermatevi». “Abbiamo deciso per la prima volta come rivista dal 1850 di mettere in sfondo il nome della rivista per lasciare spazio a questo appello perché è quello che coinvolge le parti in conflitto, in qualche modo insieme, che siano vittime o aggressori – dice a Rai Vaticano il direttore messinese padre Antonio Spadaro -. La diplomazia della Santa Sede è molto particolare, tende sempre alla riconciliazione: questo il suo obiettivo. Direi che è sartoriale, nel senso che cuce, non taglia e per questo, per esempio, il Papa non cita mai in maniera diretta, come del resto hanno fatto i suoi predecessori, le persone e gli attori in campo o le Nazioni. Il Papa dice con chiarezza qual è il problema. In questo caso non è un’operazione militare, si tratta di una guerra: l’ha detto con grande chiarezza. Nello stesso tempo deve lasciare spazio per i colloqui di pace, il vero obiettivo della Santa Sede».
Sappiamo che la Santa Sede è uno dei più antichi attori dello scenario internazionale, così come la sua diplomazia, considerata la prima al mondo. Eppure, al di fuori di determinati ambienti, le sue funzioni e i suoi obiettivi rimangono sconosciuti per la maggior parte delle persone, lasciando lo spazio a certe fantasie. Intensa è l’attività svolta dalla diplomazia della Santa Sede in ambito internazionale, principalmente già durante i pontificati di Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, quando lo spirito modernizzatore del Concilio Vaticano II rivoluzionò l’agire internazionale della diplomazia della Santa Sede. Importante l’influenza della Santa Sede nella costruzione e nell’armonizzazione di rapporti bilaterali e multilaterali tra le nazioni sia attraverso l’azione diplomatica dei rappresentanti pontifici, sia per mezzo della partecipazione a organismi internazionali che operano a livello mondiale.
Certo che ci aspettiamo che la diplomazia pontificia agisca in modo efficace nella guerra in atto fra la Russia e l’Ucraina per mettere degli argini al fiume di distruzione e terrore che ci colpisce e che mette in pericolo gli Stati di tutto il mondo. Certamente sta facendo ciò che è possibile fare.
Sappiamo che i rapporti della Santa Sede con l’Ucraina sono buoni e buoni sono anche I rapporti diplomatici tra la Federazione Russa e la Santa Sede che sono andati intensificandosi da un decennio a questa parte, sino a diventare un asse imprescindibile nella politica internazionale dei rispettivi paesi.
Ma da dove nasce e come si è sviluppata questa affinità?
Che tra la “Terza” Roma e la “Prima” i rapporti diplomatici siano altamente positivi e ormai consolidati non può esservi alcun dubbio.
Non sono passate inosservate le visite del presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin a Roma, accolto con cortesia da Papa Francesco. Ben tre sono stati i viaggi del presidente russo nella capitale della Cristianità, secondi solo a quelli fatti dall’omonimo tedesco, la Cancelliera Angela Merkel.
L’ambasciatore russo presso la Santa Sede, Aleksandr Avdeev, ha confermato durante un’intervista che “questi dieci anni sono stati il tempo felice dello sviluppo fruttuoso delle relazioni tra Federazione Russa e Santa Sede” Aggiungendo, inoltre, che tale stato di cose dipende da una “condivisione dello sguardo espresso da Russia e Santa Sede sui fatti e i problemi del mondo”.
La difesa del sistema multilaterale costituisce una pietra miliare negli interventi pubblici del Papa e nell’azione diplomatica della Santa Sede.
Essa risponde ad una esigenza costitutiva dell’uomo: l’apertura alla speranza. La nascita della Società delle Nazioni, costituita con il trattato di Versailles il 28 giugno 1919, segna un passaggio fondamentale nella storia dei rapporti internazionali, poiché essa – ha ricordato Papa Francesco – “rappresenta l’inizio della moderna diplomazia multilaterale, mediante la quale gli Stati tentano di sottrarre le relazioni reciproche alla logica della sopraffazione che conduce alla guerra”.
Tuttavia, l’azione degli organismi internazionali si àncora sulla volontà da parte degli Stati membri di costruire la pace aprendosi al dialogo e rispettando le leggi internazionali.
Una comune cultura, come è quella che deve scorrere tra la Federazione Russa e la Santa Sede, è fondamentale nell’attuale contesto geopolitico. Essa costituisce il tassello fondamentale di una civilizzazione che ha una matrice aperta al dialogo ed alla speranza.
Parlando al corpo diplomatico, il Sommo Pontefice ha ricordato l’incendio della cattedrale di Notre Dame a Parigi, il quale rappresenta simbolicamente lo stato etico e valoriale dell’occidente. Egli ha quindi ricordato che “in un contesto in cui mancano valori di riferimento, diventa più facile trovare elementi di divisione più che di coesione.”