di ANDREA FILLORAMO
Dal 24 al 30 luglio prossimi Papa Francesco compirà il suo 38° viaggio apostolico, un viaggio all’insegna del perdono e della riconciliazione.
Andrà in Canada per chiedere ancora una volta perdono agli indigeni e per chiudere una pagina dolorosa, fatta di mancato rispetto della cultura e delle tradizioni dei popoli autoctoni, di sradicamento dei minori dalle proprie famiglie per essere educati all’occidentale nelle cosiddette ‘scuole residenziali’, volute dal governo canadese e amministrate, tra la fine del XIX secolo fino al 1996, particolarmente dalla Chiesa Cattolica.
Gli istituti rappresentavano un fulcro della politica di assimilazione forzata ai danni delle popolazioni indigene.
Tra il 1863 e il 1998, 150 mila bambini furono strappati alle famiglie delle tribù dei nativi dal governo canadese e chiusi in tali “scuole”. Di questi circa 6 mila ragazzi sono scomparsi e i loro corpi sarebbero stati ritrovati in fosse comuni.
Essi, tenuti praticamente prigionieri, in condizioni di denutrizione, di maltrattamento e spesso anche di abusi sessuali, a migliaia morirono di stenti o malattie e vennero fatti scomparire nel nulla. Ai bambini veniva proibito di parlare la lingua nativa o di praticare la propria religione e le proprie tradizioni… Il vitto era scarso. Non c’era riscaldamento d’inverno. Un sopravvissuto ha raccontato di suore che lo costringevano a cospargersi il viso con la propria urina. Epidemie di morbillo e tubercolosi erano frequentissime, anche perché i bambini dovevano dormire a decine in una piccola stanza.
Fino ad oggi non esistevano prove concrete del misfatto perpetrato: ma ora le ossa saltate fuori dal terreno dove sorgeva una di queste scuole-prigioni nello stato di British Columbia dimostrano che non si trattava di una leggenda bensì di un segreto mantenuto per troppo tempo. «Sapevamo che queste cose erano accadute nella nostra comunità, ma non eravamo in grado di confermarle», afferma Rosanne Casimir, capo dei Tkemlups te Secwepemc, la tribù che rivendica i resti dei corpicini come propri, «per noi sono morti non documentate», dunque omicidi da investigare. Le cause e la data dei decessi non sono ancora chiari, ma alcuni dei corpi sembrano di bambini di appena tre anni. «Quello che è emerso oggi mi spezza il cuore, è un doloroso ricordo di un capitolo vergognoso della nostra storia», commenta il primo ministro canadese Justin Trudeau. L’ultima residential school per i figli degli indigeni ha chiuso poco più di venti anni or sono.
Provo vergogna, dolore e vergogna per il ruolo di diversi cattolici, in particolare con responsabilità educative”. Sono state queste le parole di Papa Francesco nel corso dell’udienza con i nativi del Canada, parlando di “trattamenti discriminatori e varie forme di abuso hanno avuto in tutto quello che vi ha ferito” subiti dagli indigeni del Canada e recandosi ivi personalmente rinnoverà la richiesta del perdono per un misfatto che grida vendetta al cospetto di Dio.