di Andrea Filloramo
Se si avevano dubbi su quale tipo di fascino avesse ancora la monarchia sul popolo britannico, certamente il funerale di Elisabetta II (e i giorni di lutto che l’hanno preceduto) l’hanno totalmente fugato.
L’Inghilterra guarda alla monarchia, almeno in questo momento, con immutato affetto, anzi con orgoglio, come a un elemento unificatore, un’ancora immutata in un mondo che ha tante insidie.
Il Paese ha dato l’ultimo addio alla ‘madre di tutti’, la regina rimasta sul trono per 70 anni, con una cerimonia trasmessa per ore in tutte le televisioni del mondo, vista da 4 miliardi di persone, che ha messo in mostra l’attenta. feudale e apologetica coreografia e la solennità costruite in decenni di preparazione così come l’ha voluta e programmata fin nei minimi particolari la stessa regina.
Presenti decine di capi di Stato, arrivati dai quattro angoli del pianeta, dinanzi alle teste coronate di tutta Europa e oltre, è stato un funerale che rimarrà nella storia, il ‘funerale del secolo’ a una regina che aveva dedicato tutto la sua vita al servizio. “Al suo ventunesimo compleanno, la regina Elisabetta II, promise di servire il Paese e il Commonwealth, raramente una promessa è stata meglio mantenuta”, ha detto l’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, nell’elegia funebre.
È stato questo sicuramente uno dei più grandi eventi della storia moderna, uno spettacolo grandioso, come si addice alla regina pop, uno spettacolo di eleganza, precisione, fasto ma anche di rituali della tradizione alla quale gli inglesi sono legati.
Tutto è stato pianificato con una tempistica cronometrica.
Gli inglesi, “celebrando” i funerali della Regina, hanno celebrato il successo di Elisabetta che sta nell’aver trovato tutta la coerenza con il suo ruolo regale restituendogli un senso di stabilità e continuità.
Hanno, così, dimenticato, ma solo temporaneamente, i problemi economici che sono del resto quello gli altri paesi e l’inflazione nonché le diverse spinte separatiste scozzesi che premono su Londra e le tensioni in Irlanda del nord rinfocolate dagli accordi post-brexit, che prima o dopo emergeranno e potrebbero travolgere la monarchia che senza Elisabetta diventa molto debole e con un Re da molti giudicato inadatto.
Hanno dimenticato il recente documentario della BBC che ha svelato il controverso rapporto dei reali, cioè dei figli e nipoti della regina, con la stampa, e che ha incrinato la diplomazia fra la Corona e lo storico canale televisivo.
Non hanno più pensato ai dissapori, che la Regina teneva sotto controllo, tra il principe William e il principe Harry che hanno già soffiato via molta magia dal ricordo di lady Diana, e chi sta lavorando sull’edizione del libro biografico che Harry ha promesso di pubblicare. parla già di “dettagli mortificanti”.
Jephson, l’ex segretario privato della principessa Diana, ha notato che da qualsiasi lato li si guardino, i guai reali britannici – e l’ha scritto quando ancora la Regina Elisabetta era in vita – hanno sempre origine dalla “sconsiderata ricerca di facili guadagni”, che sembra un paradosso se detto di gente che nasce con un ingente patrimonio già pronto.
Eppure, quasi tutti i componenti della famiglia, si sono trovati troppo a loro agio, negli ultimi decenni, fra celebrità, oligarchi e ricchi faccendieri che in qualche modo garantivano la conservazione del loro tenore di vita.
È stato l’odore di guadagni facili, non quello delle ragazze, ad avvicinare il principe Andrea a Jeffrey Epstein, imprenditore statunitense, arrestato e condannato per abusi sessuali.
E i problemi di Carlo con il potente arabo da cui parte l’indagine sulla sua fondazione hanno la stessa natura? Si tratta dello scandalo della The Prince Foundation, la fondazione guidata dal Carlo sospetta di aver garantito a un magnate saudita aiuti per ottenere un cavalierato e la cittadinanza britannica in cambio di una grossa donazione.
Persino per Harry e Meghan tutto si riassume nella speranza di poter guadagnare più di ciò che assicura lo stipendio da membro senior, magari facendo cose più intriganti.,
Jepshon, ex segretario privato di Diana, ha dichiarato che qualsiasi cosa facciano i nuovi reali, anche se per beneficenza o per lanciare proclami ecologici, deve sempre basarsi sul principio di ottenere il risultato più vantaggioso possibile, economico o in ritorno d’immagine.
“Questo è un momento per i Windsor di rimettere in discussione i loro grandi apparati”, dice Patrick Jephson, “di eliminare i loro gonfi entourage (—-). che provino a salvare se stessi prima di dirci come salvare il mondo”.
Saprà capace Re Carlo III di far cambiare rotta a una monarchia che ha fatto già il suo tempo e potrebbe finire con la morte di Elisabetta II?