di ANDREA FILLORAMO
Padre Antonio Spadaro è un gesuita, direttore della “Civiltà cattolica”, membro del “Board of Directors” della Georgetown University e ordinario dell’Accademia pontificia di Belle Arti e Lettere dei Virtuosi al Pantheon, nata nel XVI secolo alla quale fanno parte 50 accademici ordinari di nomina papale. Egli è anche giornalista, teologo, filosofo, critico letterario, comunicatore in dialogo con il mondo del cinema (Martin Scorsese, siciliano come lui, gli ha da poco rivelato che vorrebbe girare un film su Gesù), presenza attiva e autorevole nella Rete, che per lui “non è uno strumento ma un luogo, una realtà di evangelizzazione”. Egli è diventato, così, suo malgrado, un personaggio pubblico sempre più conosciuto e richiesto.
Padre Spadaro è nato a Messina nel 1966, ha frequentato il Liceo San Luigi dove ha conseguito la maturità classica; è entrato nella Compagnia di Gesù subito dopo la laurea in Filosofia, conseguita all’Università degli Studi della città peloritana (Relatore: il prof. Filippo Bartolone). Dopo la licenza in Teologia Fondamentale si è diplomato in Comunicazioni Sociali e ha poi conseguito il dottorato in Teologia. È stato il primo sacerdote ad attivare un account Twitter, nel 2007. Collabora con il quotidiano la Repubblica ed è autore della rubrica di commento al Vangelo sul Fatto Quotidiano. Il suo ultimo libro s’intitola “Una trama divina. Gesù in controcampo” (Marsilio 2023). Impressionanti sono i contatti e l’interazione che riesce e intrattenere sui Social Network.
In un colloquio con un periodico, Padre Antonio parla della sua scelta, fatta da giovane neolaureato di entrare nella Compagnia di Gesù, che è “caratterizzata – come egli dice – dall’universalità del respiro, il considerare ogni ambito come relativo”.
Nell’intervista tanti sono gli episodi della sua Sicilia e di Roma raccontati con emozione.
Difficile e forse è impossibile dare una versione condensata del pensiero di un personaggio così poliedrico. Impossibile è, persino, catturare le sue idee principali che sono tante. Possiamo, però, estrarre alcune informazioni chiave, consistenti in alcune sue affermazioni contenute qua e là nelle sue interviste, nelle sue esternazioni, nei suoi scritti che sono numerosi.
“Cogliendo, quindi, fior da fiore”, si può ricostruire un “florilegio” per scorgere i lineamenti di questo gesuita che ci possono aiutare a riflettere.
Leggiamo, quindi, che Padre Spadaro di sé dice: “Sono una persona che vive lo stupore delle cose, che ha sempre vissuto l’esperienza con una certa fiducia nella bontà dell’esistenza e delle persone e che rimane colpita soprattutto dalla diversità. Forse l’immagine migliore è quella di un bambino con gli occhi spalancati sulla realtà e che ha il desiderio di raccontarla alle persone che sono con lui».
Afferma, quindi, che oggi è attratto dalle sorprese; che quel che apprezza di più negli amici è la spontaneità e la cura; che la sua più grande felicità è la percezione dell’affetto e della pazienza; che il dolore più profondo è l’incomprensione; che l’occupazione preferita è scrivere; che quel che detesta più di ogni altra cosa è l’ipocrisia.
Egli manifesta il suo amore verso la poesia e, quindi, alla domanda: Chi sono i poeti preferiti risponde: Raymond Carver, che in Europa è poco conosciuto ma che è stato un punto di riferimento indiscutibile della letteratura americana del Novecento. “Non mi riconoscono certo al supermercato”, diceva Carver al primo giornalista che lo intervistò per un giornaletto locale quando nel 1976 fu pubblicata la sua prima raccolta di racconti “Vuoi star zitta, per favore?”
Un altro poeta preferito da Spadaro è Bartolo Cattafi, che neppure a Barcellona Pozzo di Gotto dove è nato, è da tutti conosciuto, che è morto il 13 marzo 1979 a Milano. Un cospicuo numero di poesie inedite, alcune delle quali già organizzate in raccolta ( Chiromanzia d’inverno, 1983; Segni, 1986), usciranno postume grazie alla dedizione di amici e sostenitori.
Infine, un altro poeta preferito è Gerard Manley Hopkins che è uno dei grandi poeti in lingua inglese, che in vita non pubblicò proprio nulla. Straordinari i diari, pieni di nuvole. Un verso di una poesia che è caro a Padre Spadaro è: “Siamo ora costretti al concreto/a una crosta di terra/ a una sosta d’insetto/ nel divampante segreto del papavero.
Il libro sul mio comodino – dice Padre Spadaroè: “Il nostro bisogno di consolazione” di Stig Dagerman uno scrittore svedese, in cui emerge il motivo della solitudine esistenziale.
Il personaggio letterario preferito è Gesù del Vangelo di Marco, perché è incompreso e aggiunge: “Amo il Vangelo di Marco, così minimalista e capace di farmi toccare l’esperienza in maniera diretta”.
Un’opera d’arte che bisogna vedere di persona almeno una volta nella vita – sostiene Spadaro è L’Annunciata di Antonello da Messina. I pittori che egli ama di più sono : Hopper, Rothko, Andy Warhol, Basquiat
Concludiamo con quanto Padre Spadaro dice di Papa Francesco, punto di riferimento di un cristianesimo vissuto evangelicamente al quale egli si ispira.
Di Papa Begoglio è noto che Padre Spadaro sia uno dei più fidati consulenti, sicuramente fra i più vicini al Papa argentino.
Egli afferma che il pontificato di Papa Bergoglio “non è un pontificato ‘nice’, “simpatico, ma drammatico, profetico, che spreme gli spiriti in modo che escano quelli buoni e quelli cattivi”. “Ci sono da una parte cardinali che tradiscono la fiducia del Papa, dall’altra atei che predicano il Vangelo su quotidiani non cattolici. Da un lato, una Chiesa che è un laboratorio di teologia e dall’altra un mondo politico che la ritiene un nemico pericoloso”. “Il Papa non si schiera, ma cerca soluzioni concrete a situazioni da ospedale da campo. Si assume la responsabilità di posizioni nette, parla con tutti ma è molto chiaro. A volte assume posizioni rischiose rispetto al profilo diplomatico”.
Quella di Papa Francesco, a parere di Padre Spadaro “è una diplomazia poco diplomatica, che si deve sposare con la parresia, cioè la chiarezza e in alcuni casi la denuncia scomoda. In questo egli solleva la questione del ruolo globale del cattolicesimo oggi”.