Diritti, informazione, giustizia, abuso d’ufficio, lotta alle mafie. Sono stati questi alcuni dei temi affrontati questa mattina durante l’ottava edizione della cerimonia del Premio dedicato alla memoria di Pio La Torre, sindacalista ucciso da Cosa Nostra a Palermo il 30 aprile 1982, insieme al suo collaboratore Rosario Di Salvo. Il Premio, promosso da Avviso Pubblico, Cgil nazionale e Federazione nazionale della Stampa italiana, valorizza sindacalisti, amministratori locali, dipendenti pubblici e giornalisti che si sono contraddistinti per la difesa della democrazia e per la diffusione di una cultura della legalità e della responsabilità.
La cerimonia di premiazione, presieduta dalla professoressa Stefania Pellegrini, si è svolta nella bellissima cornice della Sala Borsa del Comune di Bologna, nell’Auditorium Biagi. In apertura del riconoscimento il convegno “La legge è ancora uguale per tutti? – I diritti dei cittadini, l’autonomia della magistratura”.
«Oggi è una giornata importante di un cammino condiviso anche con Franco La Torre: un percorso che per noi è un elemento di valore – ha dichiarato il Presidente di Avviso Pubblico, Roberto Montà – Credo che sia importante celebrare questa giornata e la figura di Pio La Torre, mettendo attorno come base di riflessione il tema dell’uguaglianza e il rispetto delle leggi, non come elemento vuoto di significato, bensì quale rimando chiaro alla Costituzione repubblicana e ai fondamenti del nostro paese. Pio La Torre li ha incarnati, ma dobbiamo centrare l’attenzione rispetto al tempo che stiamo vivendo. Oggi nel nostro paese, a differenza di 30/40 anni fa, le mafie sembrano non essere considerate un problema, noi invece le reputiamo una minaccia grave per la nostra democrazia, per la nostra sicurezza ed economia. Purtroppo, nonostante i dati che a livello europeo censiscono la presenza di circa 820 organizzazioni criminali, la rappresentazione diffusa è che si tratti di una questione marginale, rispetto alle altre urgenze che si impongono».
«I dati ci consegnano una realtà che si preferisce non vedere – ha continuato Montà –. Nel 2024 sono già stati sciolti 8 comuni, sono 300 dal 1991, 80 sciolti più volte. Sono numeri che descrivono la dimensione della relazione tra mafie e politica e che evidenziano l’evoluzione del fenomeno mafioso. Se appare diminuito l’aspetto della violenza mafiosa, questi scioglimenti dimostrano invece come le mafie nel nostro paese fanno affari, prendono pezzi di economia, tolgono aziende, conquistandole attraverso la capacità di usufruire di grandi capitali e con la possibilità di utilizzare strumenti dell’economia legale per infiltrarsi e occupare sempre più spazi, usando solo in seconda battuta, la violenza. Derubricare il tema delle mafie solo all’aspetto repressivo e alla dimensione violenta, che permane, rischia quindi di allontanarci dal fenomeno, soprattutto al Centro Nord. In questo paese che fatica a vedere e a capire, credo sia giusto riprendere uno dei messaggi di Pio La Torre “ora tocca a noi”. Nel “tocca a noi” dobbiamo riflettere su quali siano le basi che rappresentano impegni concreti. Abbiamo bisogno che nei processi di revisione legislativa si abbia come unico riferimento la Costituzione e non si offrano assist ai criminali. Abolire il reato di abuso di ufficio come intervenire su altre norme di prevenzione e contrasto, facendo prevalere una logica opposta al senso civico, non solo ci allontana dall’Europa e dal resto del mondo, ma rischia di aprire spazi drammatici e garantire maggiori tutele a criminali e mafiosi», ha concluso il Presidente di Avviso Pubblico.