È a dir poco sconcertante il rapporto mondiale sullo sfruttamento sessuale pubblicato dalla Fondazione Scelles, impegnata contro questa piaga sociale. Sono, infatti, da capogiro le cifre relative, per Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, se si pensa che sul nostro pianeta sono tra 40 e 42 i milioni di persone che si prostituiscono. Ma ancora più raccapricciante è il numero di quelle di età compresa tra i 13 e i 25 anni che sarebbero addirittura i tre quarti del totale. Se con il rapporto in commento l’intento della Fondazione Scelles, era quello di dimostrare, cifre alla mano, il dilagare di un fenomeno negativo per la società e per i singoli cittadini coinvolti, l’obiettivo è stato raggiunto perché a fronte di una popolazione mondiale di 7 miliardi d’individui ben 40-42 milioni ne sono coinvolti con una diffusione che tocca inevitabilmente ogni continente. Basti pensare che nella sola Europa occidentale sono tra 1 e 2 i milioni di persone coinvolte, con ben nove su dieci che dipenderebbero da un protettore e con una percentuale di donne vicina all’80%.
Il continente asiatico farebbe la parte da leone nella drammatica classifica della diffusione della piaga sociale, con una percentuale pari al 56 % del totale, mentre la metà delle persone sfruttate sarebbero minorenni.
Ancora più raccapriccianti il dato fornito sul numero di bambini che cadono nella malvagia spirale degli sfruttatori: sarebbero ben due milioni, anche se non sarebbe dato sapere se sia un fenomeno in crescita o meno, per come sostiene il presidente della Fondazione Yves Charpenel.
Una curiosità in negativo è data anche da un dato preoccupante affrontato dal rapporto in merito alla crescita della diffusione del fenomeno in occasione di eventi sportivi internazionali di particolare rilevanza. Basti riportare la memoria ad un evento europeo, i Mondiali di Germania del 2006 quando i media comunicarono le polemiche sorte in conseguenza della nascita di veri e propri sex-center nei pressi degli stadi. Mentre più recentemente, durante il 2010, è stato segnalata dalle cronache un aumento impressionante delle reti che gestiscono la prostituzione proprio in occasione dei Giochi Olimpici di Vancouver e dei Mondiali di calcio in Sudafrica, dove secondo stime alle 100.000 prostitute già residenti nello stato africano se ne aggiunsero altre 40.000.
Se il mondo del calcio e quello dei Giochi Olimpici sono identificati come i teatri più conosciuti dello sfruttamento sessuale, non sarebbero da meno le gare del circus della Formula 1. Ma gli autori della ricerca si stanno già preparando per comprendere quale sarà la dimensione del fenomeno già alle prossime Olimpiadi di Londra. Per Giovanni D’Agata, i dati illustrati nel citato rapporto, dimostrano la globalità di una piaga che per tale ragione deve essere affrontata globalmente, poiché ancora in troppi paesi, la prostituzione, specie quella minorile, continua ad essere tollerata. Ma è da dire che al di là della legislazione dei singoli stati, alla luce di tali cifre è giunto il momento di una profonda revisione della legislazione internazionale, che dovrebbe imporre sanzioni certe e pesanti per i reati commessi all’estero da parte di migliaia, per non dire milioni di individui che da paesi che si dicono civilizzati si spostano in note località del mondo per essere impunemente coinvolti nello scandalo, mai sopito del turismo sessuale.