"Agevolare l’aborto, ecco l’obiettivo primo dei palazzi della sanità mondiale, cominciando dalla sua legalizzazione e facilitazione (anche tramite la forma solitaria e semiclandestina delle pillole) anche dove la porta per accedervi è sbarrata, o soltanto socchiusa". Lo scrive oggi Avvenire che commenta in prima pagina il dato dei 44 milioni (per la precisione 43,8) di bambini non nati registrato dal Rapporto annuale appena diffuso dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. L’esistenza di quello che il giornale della Cei definisce per le sue dimensioni "il Paese dei senza nome", tuttavia "non sembra preoccupare chi distribuisce lezioni e pagelle ai governi sull’amministrazione sanitaria, i burocrati della salute per i quali la vita concepita, personale e irripetibile, ha la stessa rilevanza di una malattia da estirpare in tutta sicurezza. Se l’integrità della madre va certamente difesa da pratiche criminali", per il quotidiano cattolico "risalta al confronto la completa assenza nei report sanitari internazionali di qualsiasi interesse per quei milioni di progetti individuali spenti prima ancora che potessero mostrare al mondo il proprio irresistibile volto". "Non contemplare l’ipotesi che ogni aborto sia una ferita che l’umanita’ infligge a se stessa vuol dire – afferma il caporedattore Francesco Ognibene che firma l’editoriale – condannarsi a ignorare che il primo diritto umano e’ di poter rispondere a una chiamata alla vita".