Il 21 Gennaio 1921 nasceva, al teatro San Marco a Livorno, sotto la guida di Gramsci, Togliatti, Terracini e Scoccimarro il Partito Comunista d’Italia.
Erano gli anni in cui il fascismo imperversava e si strutturava come forza al servizio dei padroni, tempi bui in cui l’Italia iniziava un declino politico che l’avrebbe portata al primo governo Mussolini, con il compiacente appoggio della borghesia e della monarchia, che preferivano abbandonare le già deboli libertà conquistate negli anni delle lotte risorgimentali per difendere gli interessi di classe da una possibile avanzata dei “rossi”. Il Partito Comunista d’Italia nasceva con la precisa intenzione di diventare il baluardo più duro ed intransigente contro la dittatura fascista, con la speranza di costruire un futuro più giusto e umano, antitetico alle ideologie razziste e classiste che da lì a poco si sarebbero trasformate in leggi.
Ricordiamo questa data, non per un semplice fatto commemorativo, ma perché il PCI ci ha lasciato un grande insegnamento.
Un Partito basato su grandi idealità e strategie e al tempo stesso un Partito molto radicato negli interessi e nei bisogni elementari della gente e disponibile a far politica soprattutto in rapporto a questi. Il Partito Comunista è stato al tempo stesso un partito di massa e di grandi dirigenti, che aveva l’intento di innalzare lo stato economico e culturale delle masse, non livellare verso il basso la società, come sta accadendo oggi. Il Partito Comunista ci ha insegnato a credere in un grande progetto collettivo e non nella personalizzazione della politica: nonostante le grandi personalità che esprimeva, nessuno si sarebbe mai sognato di anteporre il proprio nome al simbolo del Partito.
La fase che il Paese sta attraversando è tra le più drammatiche, il lavoro ed i saperi sono attaccati duramente ogni giorno e la democrazia vive un restringimento oggettivo.
Distrutto il sistema pensionistico, aumentate le tasse, ulteriormente tagliati i finanziamenti alle regioni e agli enti locali. E presto arriverà la riforma del mercato del lavoro, con la promessa cancellazione dell’articolo 18. La macelleria sociale voluta dal governo Monti sarà ancora più devastante se non si costruirà un movimento di resistenza.
Movimento di resistenza di cui il Partito Comunista è stato, infatti, punto di riferimento delle lotte dei contadini, degli operai, degli intellettuali e delle donne.
Il nostro impegno è dunque lo stesso dal 1921 ad oggi riorganizzare la classe lavoratrice, oggi sempre più frantumata, ma che vive con sempre maggiore asprezza lo sfruttamento e ricostruire un punto di vista critico, organico, che possa essere la prospettiva nella lotta di ciascuno.
Come ricordava il Compagno Lucio Magri, recentemente scomparso “oggi più di ieri è necessaria una soggettività organizzata, autonoma, capace di autotrasformazione dei protagonisti di un mutamento possibile”.
Carmelo Junior Ingegnere , Segretario PRC Federazione di Messina
Ketty Bertuccelli, Responsabile Informazione PRC Messina