Sono tre le situazioni in cui bisogna ricorrere al parto cesareo: quando il feto è in posizione podalica, quando la placenta copre, parzialmente o completamente, il passaggio del feto nel canale del parto e se la madre è diabetica e il feto pesa più di 4,5 kg. Altrimenti, se non vi sono altre controindicazioni, e’ preferibile il parto naturale. Lo precisano le nuove linee guida sul taglio cesareo elaborate e presentate oggi dall’Istituto superiore di sanità. Nel documento, che contiene 59 raccomandazioni, si precisa che il parto naturale e’ preferibile al cesareo sia per il benessere della donna che del bambino. Sono da valutare di volta in volta altre condizioni come il parto gemellare, il caso in cui il travaglio inizi prima del termine della gravidanza e un pregresso parto cesareo. Un punto quest’ultimo d’attualità, visto che nonostante la raccomandazione di ammettere al travaglio, in assenza di controindicazioni specifiche, tutte le donne che hanno gia’ partorito mediante taglio cesareo, in Italia tale opportunità riguarda solo una minoranza delle donne gia’ cesarizzate. Dalle schede di dimissione ospedaliera emerge che il ‘pregresso parto cesareo’ e’ la piu’ frequente diagnosi principale (il 26% di tutti i tagli cesarei) e solo il 10% delle donne gia’ sottoposte a taglio cesareo, ha partorito naturalmente, quasi tutte in strutture pubbliche. Per ridurre la probabilita’ di parto cesareo le linee guida raccomandano inoltre di assicurare sostegno emotivo alla donna, tramite una persona di fiducia durante il travaglio, e la rilevazione intermittente del battito cardiaco fetale, a cadenza regolare.