Sabato scorso ho trascorso buona parte del pomeriggio ad ascoltare delle interessanti relazioni in un convegno su “Luigi Gedda e i Comitati Civici”, organizzato dall’amico professore Giuseppe Manzoni animatore del Centro Studi Europa 2000 in collaborazione con l’Aespi (Associazione Europea e Professionalità Insegnante), in C.so Buenos Aires a Milano. Sono intervenuti Luciano Garibaldi, Marco Invernizzi e il prof. Giulio Alfano, che ha presentato il suo pamphlet ,“Luigi Gedda. Protagonista di un secolo”, Solfanelli editore. Le riflessioni che seguono sono state riprese dall’interessante relazione del professore Alfano. Da tempo, il mondo cattolico, sta vivendo una vera e propria emergenza di classe dirigente, quale migliore occasione per loro, riscoprire e studiare la grande figura di Luigi Gedda per una nuova evangelizzazione e per una politica al servizio del bene comune. Nato in località Alberini in provincia di Venezia il 23 ottobre 1902 da Giacomo, ispettore di dogana, e Marianna Calderoni, battezzato coi nomi di Luigi, Antonio, Giovanni e Maria, morto il 26 settembre 2000, alla veneranda età di 98 anni, dopo una lunga esistenza dedicata alla scienza e alla fede; il suo nome ai più giovani probabilmente non ricorda nulla, ma egli ha segnato un epoca, non solo come uomo di fede e scienziato, ma anche e soprattutto come colui che più incisivamente ha caratterizzato il modo di organizzarsi, di formarsi e di essere presente dei cattolici in Italia. La sua lunga vita fu intensa e piena di attività, come si può verificare nel sito internet dell’associazione da lui fondata, societàoperaia.org.” Come i grandi testimoni della fede del passato, sono convinto che anche Luigi Gedda ormai risplende della luce di Dio i cui diritti, di fronte al mondo ed alla coscienza degli uomini, ha ininterrottamente esaltato e difeso con impareggiabile vigore. Il suo è un modello di coerenza apostolica capace di accompagnare il cammino delle nuove generazioni di laici che, con animo appassionato ed assiduo, in un tempo di emergenza come il nostro, continueranno ad innalzare sul mondo il vessillo dell’unica vittoria che conta, quella della fede: " Haec est victoria, quae vincit mundum, fides nostra”(Rocco Leuzzi in www.societàoperaia.org) Quale è stato il segreto di questa vita instancabile vissuta al servizio del Papa, della Chiesa, dell’Italia e poi della scienza? La sua profonda spiritualità: una vita interiore che è stata la sorgente e l’approdo di tutte le sue iniziative. Allo storico contemporaneo, ai tanti giornalisti che si sono interessati a lui, probabilmente questo sfugge, per cui esso risulta l’aspetto meno noto della sua personalità; e invece ne è quello dominante. E costituisce la chiave di lettura fondamentale per capire appieno i suoi comportamenti, in ogni momento della sua movimentata esistenza, nell’ora della solitudine e della mortificazione.
Se l’Azione Cattolica ha avuto nel xx°secolo l’importanza e la visibilità che la storia le ha riconosciuto e se essa ha espresso le figure che hanno determinato lo sviluppo culturale morale e civile non solo del mondo cattolico ma dell’Italia, lo si deve all’impegno, alla sagacia e alla cultura religiosa e civile di Luigi Gedda. La morte della giovane madre, fu un episodio fondamentale per la evoluzione religiosa del piccolo Luigi, la sua mamma, prima di morire gli disse: ”non piangere, se così vuole Gesù, perché non lo voglio anch’io? Tu fai sempre il tuo dovere e non dispiacere mai Gesù”. Fu il testamento spirituale di una donna assai pia, madre esemplare, che forgiò l’animo di Luigi verso una fede fortissima ma concreta, mai illusoria o mitica. Ben presto Gedda prese confidenza coi gruppi giovanili cattolici, assai numerosi ma molto divisi tra di loro e in quel momento capì che l’organizzazione e le opere sono il nervo di ogni presenza, soprattutto in quegli anni a cavallo della prima guerra mondiale. Divenne un appassionato lettore di libri d’avventura e organizzando i suoi compagni nella tribù degli UTE che nel 1917 cambiò fisionomia e diventò Circolo di Gioventù Cattolica del quale divenne presidente, il primo di una lunga serie di incarichi e negli anni successivi costituì la “Casa del giovane” dove i soci lavoravano di notte per scavare e portare mattoni. Nel 1918 il padre, trasferì l’intera famiglia a Milano e Luigi completò gli studi al prestigioso Liceo “Berchet”. Qui prese la decisone di prendere l’eucarestia quotidiana prima di andare a scuola, abitudine che mantenne per tutta la vita. Tramite don Rossi entrò in contatto con mons. Francesco Olgiati, maestro dei propagandisti che la domenica partivano dalla città verso le zone più periferiche della vasta diocesi ambrosiana, per fondare circoli della Gioventù Cattolica. In questo periodo, Luigi era solito fermarsi a vedere i padiglioni dell’Ospedale Maggiore e decise così di iscriversi alla facoltà di medicina, che frequentò prima a Pavia, poi a Milano e infine a Torino dove si laureò brillantemente l’11 luglio 1927 con una tesi in storia della medicina ottenendo il premio “Vita Levi” per la migliore tesi e nel dicembre dello stesso anno superò l’esame di stato presso l’università di Milano. In quel periodo P. Agostino Gemelli, fondatore dell’Università Cattolica, fu colpito da un libro di quel giovane e preparatissimo medico intitolato “Gioventù Pura”, commissionandogli la stesura di un volume intitolato “Lo Sport”, analizzando l’educazione fisica secondo un approccio medico, psicologico e sociale. P. Gemelli lo volle nel sodalizio dei “Missionari della Regalità”. Poi padre Gemelli lo segnalò a S. Santità Pio XI che, colpito dal talento di quel giovane studioso, lo chiamò il 16 aprile 1934 alla Presidenza della Gioventù Italiana di Azione Cattolica, lo esortò a trasferirsi a Roma ed egli obbedì interrompendo una fulgida carriera accademica che avrebbe poi ripreso solo nel 1952 assumendo la titolarità della prima cattedra italiana di Genetica Medica detta cattedra “convenzionata”. Gli anni ’30 segnarono l’evoluzione del laicato cattolico; il S. Padre comprese la natura delle sfide etiche e morali, nonché la necessità che i giovani cattolici si formassero seriamente, con solida dottrina di fronte al dilagare delle ideologie pagane e totalitarie. In quegli anni Luigi fonda scuole di formazione a carattere peripatetico, spostandosi ogni domenica nei luoghi ove un santo poteva insegnare qualcosa ai giovani sulla via dell’apostolato cristiano, collaborando con il prof. Paolo Roasenda, poi frate cappuccino, noto negli anni ’50 e ’60 come Padre Mariano, primo divulgatore religioso della TV.
Vale la pena continuare alla prossima.
DOMENICO BONVEGNA
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