Semilibertà Marino Occhipinti, uno dei componenti della Banda della Uno Bianca condannato all’ergastolo, ha ottenuto la semilibertà dal Tribunale di sorveglianza di Venezia. (…). Occhipinti, ex poliziotto della squadra mobile di Bologna, è in carcere a Padova dal 1994 ed ha già usufruito di un permesso nel 2010.
– Uno Bianca, Occhipinti dopo la semilibertà già al lavoro in una cooperativa sociale.
(Fonti : “Il Manifesto” e “Il Fatto Quotidiano”)
Sebbene gli ergastolani ostativi siano sempre contenti quando un ergastolano non ostativo riesce a uscire, non capiscono perché, per Legge, ci siano ergastolani “buoni”, che hanno la speranza un giorno di potere uscire, ed ergastolani “cattivi”, condannati a essere colpevoli per sempre e a morire in carcere. La vendetta della società, la Legge, il Diritto, la Giustizia, il fine rieducativo dell’articolo 27 della Costituzione, tutto dovrebbe valere per tutti, sia per Occhipinti sia per (…).
(…) è stato arrestato nel 1991, all’età di diciannove anni, (…) quando è stato condannato alla pena dell’ergastolo pensava che non era ancora morto, perché avrebbe potuto uscire dopo 20, 30, 40, 50, addirittura dopo 100 anni di carcere, in permesso, in semilibertà e in condizionale. (…) col suo quarantesimo compleanno ha passato più anni in carcere che fuori.
(…) ha sempre creduto a quello che sentiva alla televisione e pensava che quello che leggeva sui giornali fosse vero.
(…) ha sempre creduto a quello che dicevano i politici: La pena dell’ergastolo in realtà non esiste perché si può uscire in permesso premio, in semilibertà e in condizionale. (…) è stato un ingenuo: per vent’anni ha creduto che un giorno sarebbe uscito.
(…) dopo vent’anni di carcere è stato condannato un’altra volta, questa volta senza speranza. L’altro giorno ha ricevuto di nuovo la risposta del magistrato di sorveglianza che non potrà mai uscire, né ora né mai: Considerando che i delitti sono stati commessi al fine di agevolare l’associazione criminosa di appartenenza, e pertanto ostativi alla concessione dei benefici, dichiara inammissibile la richiesta di permesso. (…)ora sa che sarà sempre e per sempre colpevole. Chiedere questo tipo di giustizia è orribile: è più comprensibile chiedere la vendetta di una pena di morte. Io penso che (…) a diciotto anni è stato meno pericoloso di un politico corrotto, o di un banchiere che fa i prestiti da strozzino, o di molti imprenditori colpevoli di tanti omicidi bianchi.
Io credo che a (…) va data una possibilità, una sola, ma gli va data. (…) è di fronte alla mia cella, ha il blindato e il cuore chiuso perché non ha più speranza. Sa che se non collaborerà con la giustizia, se al suo posto non ci metterà un altro non uscirà più dal carcere. (…) non ha più sogni, li ha finiti tutti. Ora non potrà più sognare, né quando dormirà, né quando sarà sveglio. (…) ora non ha più dubbi, dopo la risposta del magistrato di sorveglianza, ha la certezza che morirà in carcere.
Nessuno merita una pena che non finirà mai, perché tutte le cose hanno diritto di iniziare e di finire. (…) sa che alla fine la morte è più umana degli uomini e per farlo uscire dal carcere se lo porterà via.
In carcere si soffre di più quando si viene perdonati, per questo molti uomini ombra sono contenti che i “buoni” non perdonino: in questo modo si sentono meno astiosi di loro.
Serbare rancore equivale a prendere un veleno e sperare che l’altro muoia. (William Shakespeare).
Carmelo Musumeci
Carcere Spoleto