Sfigurate con l’acqua bollente in faccia e poi finite a colpi di pistola. E’ la storia drammatica di tre giovani ragazze irachene, massacrate dal padre che le ha accusate di avere avuto rapporti sessuali. L’uomo si è difeso davanti alla Corte di Kirkuk nel nord dell’Iraq, affermando di avere agito per difendere il suo onore ed è stato condannato solo a due anni di prigione. Esami medici successivi alla sentenza hanno dimostrato che le ragazzine erano vergini. Ma il caso di Kirkuk non e’ il solo. Secondo un rapporto del ministero iracheno per i diritti umani nel solo 2010, le donne assassinate per ‘crimini di onore’ sono state 249. Amnesty International riferisce i casi di 84 donne uccise nel 2009. Numeri che fanno rabbrividire, ma secondo le organizzazioni internazionali in difesa dei diritti umani, a sconvolgere ancora di più sono le sentenze di condanna emesse dai tribunali iracheni e relativi ai casi di crimini di onore: in base all’articolo 409 del codice penale, la pena viene ridotta a tre anni se un uomo ‘sorprende sua moglie o una delle sue dipendenti donne in una situazione di adulterio, oppure la scopre nel letto con un partner e la uccide immediatamente, o uccide uno di loro’. A tutto cio’ va anche aggiunto l’atteggiamento omertoso della famiglia, quello assunto dalle comunita’ locali e dai partiti politici tradizionali che esercitano una pressione non indifferente. Secondo Surood Ahmed, attivista irachena in difesa delle donne, ‘molte donne si rifiutano di denunciare delitti di questo tipo’, mentre un’altra difficolta’ e’ legata al fatto che ‘i casi di omicidio vengono presentati come suicidi’ e non si rende giustizia. Di fronte a un sistema giudiziario poco equo, che distingue i casi a seconda se si tratti di uomini e donne, di omicidi o crimini d’onore, e’ scesa in campo l’unica donna irachena che ricopre un ruolo istituzionale: Ibtihal al-Zaidi, ministro per le donne che ha chiesto un cambiamento della legge in un Paese ancora legato ai valori tradizionali e con un Parlamento maschile che include numerosi appartenenti ai partiti conservatori. Per decenni le donne hanno goduto in Iraq di una ‘relativa libertà di espressione’, rispetto a molti altri Paesi dell’area. Non sono state costrette a sottoporsi a rigidi codici comportamentali legati ad esempio all’abbigliamento. Tuttavia le norme conservatrici tribali – precisa Zaidi – sono ancora molto forti e nel caso specifico dei crimini di onore, le donne non godono di un trattamento eguale rispetto agli uomini. Zaidi racconta la storia di una bambina di 12 anni che uccise il padre dopo che lo vide commettere adulterio. La giovane venne condannata a 15 anni di reclusione. ‘Se invece è un uomo a commettere un simile crimine in base alla legge dell’onore, sicuramente sconterà una pena minore’. Tutto ciò è ‘ingiusto’ e ‘va cambiato’, promette la ministra.