Bisogna forse demolire in noi credenti, e in noi uomini di Chiesa, la falsa persuasione di credere già, di stare a posto per quanto riguarda la fede". Lo ha detto il predicatore pontificio, padre Raniero Cantalamessa, nella prima predica di Quaresima al Papa e alla Curia romana.
"Bisogna provocare il dubbio – non, s`intende, su Gesù, ma su di noi – per poterci mettere poi alla ricerca di una fede più autentica. Chissà che non sia un bene, per un po` di tempo, non volere dimostrare niente a nessuno, ma interiorizzare la fede, riscoprire le sue radici nel cuore", ha detto il cappuccino, secondo il quale i credenti devono lasciarsi "investire in pieno viso da quella domanda così rispettosa, ma così diretta di Gesù: ‘Ma voi, chi credete che io sia?’, e da quella ancora più personale: ‘Credi tu?’ Credi veramente? Credi con tutto il cuore?".
Cantalamessa ha parlato del dogma della divinità di Cristo nela prima di quattro prediche ad altrettanti dottori della Chiesa orientale (Atanasio, Basilio, Gregorio Nazianzeno e Gregorio Nisseno) che hanno difeso ognuno un dogma: oltre alla divinità di Cristo, lo Spirito Santo, la Trinità, la conoscenza di Dio. Per il cappuccino, anche "la teologia si è definita come una ‘scienza’ ed è professata in ambienti accademici, molto più sganciati dalla vita della comunità credente di quanto lo fosse, al tempo di Atanasio, la scuola teologica". Per il predicatore pontificio, "se non si può e non si deve togliere la teologia dagli ambienti accademici, c`è però una cosa che i teologi accademici possono fare ed è di essere abbastanza umili da riconoscere il loro limite. La loro non è la sola, né la più alta, espressione della fede".