SONDAGGIO EURISPES: GLI ITALIANI E LE LINGUE ESTERE

Un’iniziativa delle rete europea EUNIC: il valore del multilinguismo. In quale modo e misura la frequenza di una biblioteca pubblica può stimolare in un cittadino la conoscenza delle lingue estere? Questa domanda si è posta in occasione di una importante iniziativa promossa da EUNIC – European Union National Institutes for Culture, la rete europea di coordinamento degli istituti esteri di cultura che operano all’interno di ogni Stato membro dell’Unione. Si è trattato di una conferenza internazionale, svoltasi a Roma il 19 ottobre 2011 in collaborazione con la Rappresentanza in Italia della Commissione Europea, che ha posto al centro dei lavori l’utilità di ampliare la conoscenza delle lingue estere in un’Europa caratterizzata da un forte multilinguismo. Con “Un’Europa – Molte Lingue – Nuove Opportunità”, EUNIC ha voluto ricordare soprattutto tre cose: che l’utilizzo della propria lingua è riconosciuto dall’Unione come un diritto fondamentale di tutti i cittadini; che il multilinguismo è un valore, una risorsa, una fonte di opportunità; infine, che l’Unione europea è impegnata a promuovere programmi per fare in modo che un cittadino possa arrivare a comunicare con la lingua materna ed in più con almeno altre due lingue estere.

Il sistema dell’Istituzione Biblioteche di Roma. In questo contesto si è inserita l’iniziativa di un sondaggio mirato condotto per l’occasione dall’Eurispes presso le biblioteche del Comune di Roma, un sistema complesso molto qualificato ed avanzato che fa capo all’Istituzione Biblioteche di Roma, costituita nel 1996. Esso è formato da 55 strutture bibliotecarie: 34 biblioteche (25 biblioteche in senso stretto, 9 Centri Polifulzionali e Biblioteche specializzate, compresa la Biblioteca Europea, vero modello di riferimento in amtio UE); 9 Biblioteche federate, 12 Bibliopointscuole. A queste si aggiungono: le 20 Biblioteche del sistema carcerario, gestite in base ad una convenzione con il Ministero della Giustizia, e ulteriori servizi quali: Bibliobus, Bibliosms, Biblipass, Biocard. Lo scopo del sondaggio era di comprendere quale fosse l’atteggiamento prevalente dei frequentatori di una biblioteca pubblica di fronte al problema del multilinguismo, quali interessi, stimoli, incentivi avessero ad apprendere le lingue estere, a cogliere le opportunità legate alla loro conoscenza. In parallelo si sono cercati elementi specifici per comprendere quale tipo di incentivo può venire al frequentatore di una biblioteca della Capitale, data la grande varietà dell’offerta dei servizi che essa propone. Oltre 1.900.000 di visitatori, 600.000 prestiti librari che diventano oltre 1.030.000 se si sommano i prestiti degli audiovisivi; in media, nel corso di un anno, ogni biblioteca ha prestato 28.057 documenti (16.355 libri e 11.702 audiovisivi): questi dati del 2009, che fanno riferimento ad un patrimonio documentale complessivo di 896.766 unità ed a 2.496 posti di lettura, offrono un quadro preciso dell’entità del fenomeno “partecipazione” promosso dal servizio bibliotecario romano, oltreché della efficienza (diffusione sul territorio, molteplicità di offerta) e della efficacia della funzione svolta nella diffusione della cultura.

l sondaggio Eurispes 2011: “Conosci le lingue estere”. Il questionario, distribuito e somministrato in 28 delle 34 biblioteche del comune di Roma nel periodo compreso tra il 4 e il 14 ottobre 2011, si compone di due parti: una destinata agli utenti e l’altra ai responsabili e/o agli operatori che lavorano all’interno delle biblioteche. Il campione degli intervistati è composto per la maggioranza (il 57%) da utenti di sesso femminile, che registrano un’eccedenza di ben 14 punti percentuali sulla complementare utenza maschile (43%). Anche se minima, in esso è presente una componente di nazionalità straniera, formata prevalentemente da giovani studenti di genere femminile, che costituisce appena il 4% del totale. Riguardo al titolo di studio, il 47,2% ha un diploma di maturità e il 46,9% una laurea e/o un master. Gli intervistati risultano essere principalmente occupati (il 39,1%) e studenti (il 32,9%), costituendo insieme il 70% del totale, a cui fa seguito il 13,2% di persone “in cerca di nuova occupazione” e “in cerca di prima occupazione”, con una leggera prevalenza della prima modalità (rispettivamente il 9,4% e il 3,8%).
Una grande partecipazione: E’ la prima sorpresa del sondaggio. I cittadini hanno risposto con grande interesse all’iniziativa compilando un altissimo numero di questionari. 1.453, di cui, alla verfica statistica finale 996 sono risultati validamente compilati. Siamo, dunque ai grandi numeri e ad un’alta rispondenza di pubblico. La richiesta alle biblioteche: in quasi tutte le biblioteche si registra un’alta richiesta di materiale in lingua estera (in lingua italiana da parte degli immigrati).
La conoscenza delle lingue straniere. L’89,4% del totale, afferma di conoscere almeno una lingua straniera. In particolare, il 42,3% dichiara di sapere una lingua estera, il 38,4% due, percentuali che diminuiscono bruscamente all’aumentare del numero di idiomi conosciuti.
Differenze di genere: Le donne risultano avere una marcia, o meglio, una lingua in più, rispetto agli uomini. Il 57,6% delle donne dichiara di conoscere 2 lingue estere (rispetto al 43,5% degli uomini) e il 21,8% di conoscere tre lingue estere (rispetto al 11% degli uomini).
Lingue europee ed extra europee. Andando poi ad indagare se le lingue estere conosciute siano tra quelle parlate all’interno dei paesi dell’Unione europea o meno, si registra una percentuale del 99,8% a favore delle prime, contro un 6,7% di intervistati che afferma di conoscere lingue straniere extra-europee.
Conoscere nuove lingue straniere… Quali? Ben l’85% (842 individui) degli intervistati avrebbe interesse ad apprendere una lingua straniera che non conosce.
Tra le 23 lingue ufficiali dell’Unione europea la voglia di conoscenza si concentra di nuovo su cinque delle lingue appartenenti all’Europa occidentale ante caduta del muro di Berlino: il 43,4% imparerebbe lo spagnolo, il 34,2% il tedesco, il 30,9% il francese, il 28% l’inglese e il 10,1% il portoghese. Mentre il restante 8,6% si distribuisce tra le altre 18 lingue ufficiali Ue.
“Saprebbe indicare quali sono le 23 lingue ufficiali dell’Unione europea?”Solamente un individuo (lo 0,2%) ne ha fatto l’elenco completo. Nell’analisi delle risposte fornite bisogna tener conto della confusione che la domanda ha generato nei rispondenti. Sono state indicate, infatti, anche lingue di paesi appartenenti all’Europa fisica, ma non appartenenti all’Unione europea.
La divulgazione dei programmi europei: solo il 21% degli intervistati risulta esserne informato, attraverso Internet e la visione di materiale informativo. Generale la richiesta di una maggiore diffusione dei sistemi informativi.
Il problema della scuola italiana: il 70% degli intervistati imputa alla insufficienza dell’insegnamento scolastico la difficoltà di sostenere una conversazione in lungua estera, come rilevato per l’Italia da Eurobarometro. La carenza è colmata con il ricorso a corsi di istituti specializzati o soggiorni all’estero, con costi aggiuntivi per le famiglie. Da qui il riconoscimento, tra l’altro, del valore integrativo dei servizi del sistema Biblioteche di Roma, dove il 55% degli intervistati, frequentando la Biblioteca, si trova comunque a consultare libri e riviste in ligua estera.

Per una migliore valutazione dei risultati del sondaggio e per le future azioni da compiere, sono presentati in forma sintetica i concetti chiave che definiscono l’impegno dell’Unione Europea in materia di diffusione della conoscenza delle lingue estere tra i cittadini.
La diversità linguistica è una sfida. L’Euromosaico delle lingue è, per tutti gli Europei, una grande sfida culturale, economica, sociale, politica. Se, da un lato, nel contesto europeo, l’utilizzo della propria lingua è riconosciuto come un diritto fondamentale dei cittadini, dall’altro, non vi è dubbio che la conoscenza delle lingue estere apre delle opportunità e degli orizzonti più vasti di quelli limitati dal proprio ambito nazionale o locale; spinge i cittadini ad aprirsi all’Europa. In tal modo ne rafforza la coesione e l’integrazione.
Multilinguismo come valore. L’Unione Europea rispetta la ricchezza della sua diversità culturale e linguistica e vigila sulla salvaguardia e sullo sviluppo del patrimonio culturale europeo. È questo l’impegno sancito nell’art. 2 del Trattato di Lisbona (2007), il documento fondamentale che ha riorganizzato la struttura ed il funzionamento della comunità. Nel Trattato è stata inserita anche la Carta europea dei diritti fondamentali che, all’art. 22, già contemplava il rispetto della diversità culturale, religiosa e linguistica.
Multilinguismo come risorsa. La diversità delle lingue è una risorsa per l’Europa, non un limite… un patrimonio comune. È su questa base che la Commissione ha deciso di operare per la valorizzazione del multilinguismo, secondo le linee guida di una precisa Comunicazione adottata nel 2010 (Comunicazione COM 2008 del 18 settembre 2008).
Quante sono le lingue in Europa? A seguito del recente allargamento, l’Unione riconosce 23 lingue ufficiali (2007), espresse in 3 Alfabeti, alle quali si aggiungono oltre 60 lingue riconosciute come tali e parlate nelle regioni e da gruppi etnici particolari.
Le politiche europee: costruire “ponti” e “opportunità”. Sulla base del principio generale dell’Unione, unità nella diversità, le politiche puntano a garantire una coesistenza armoniosa tra le varie lingue, a promuovere un multilinguismo positivo. Infatti, la tutela delle lingue, da un lato, e la diffusione della loro conoscenza, dall’altro, possono servire da ponte verso altre persone e dare accesso ad altri paesi e culture promuovendo la conoscenza reciproca… (possono) migliorare le opportunità nella vita dei cittadini… aumentare l’occupabilità, facilitare l’accesso a servizi e diritti… accrescere la solidarietà, grazie a un maggior dialogo interculturale e una migliore coesione sociale.
I programmi europei: numerosi fronti di azione. Il lavoro, innanzitutto, perché la conoscenza delle lingue contribuisce in modo determinante alla eliminazione delle barriere ed alla mobilità di studenti, tirocinanti, lavoratori e giovani imprenditori, incrementando occupazione e sviluppo. Quindi, l’insegnamento, perché la conoscenza di un maggior numero di lingue apre nuovi orizzonti conoscitivi. A tal fine concorrono la qualificazione degli insegnanti, la loro mobilità insieme a quella degli studenti, l’adozione di metodologie efficaci di apprendimento, i partenariati culturali e scolastici. Un altro grande fronte di azione riguarda le nuove tecnologie linguistiche, di informazione e di comunicazione le quali, anche collegate ai servizi di traduzione, sono essenziali per incrementare la conoscenza delle lingue e il dialogo interculturale. Le tecnologie attuali, ad esempio, consentono l’insegnamento delle lingue a distanza via Internet, di organizzare video conferenze tra le classi delle scuole o gruppi di cittadini, di promuovere gli scambi virtuali, di sviluppare l’educazione ricreativa – edutainement. Infine, vi è il grande ambito della cooperazione con i cittadini e le realtà extraeuropee, legato sia ai fenomeni migratori (almeno 175 nazionalità sono presenti nei confini della UE, secondo Eurostat), sia ai rapporti sempre più intensi tra la UE ed i cosiddetti Paesi terzi, con cui l’Unione ha promosso numerose e diverse forme di collaborazione.
Ampliare il numero delle lingue conosciute: insegnare e conoscere meglio le lingue estere, certo. A questo impegno prioritario, l’Unione Europea ne ha aggiunto di recente un altro: quello di ampliare il numero delle lingue estere conosciute. L’obiettivo è di creare le condizioni, con appositi programmi, affinchè un cittadino europeo possa arrivare a comunicare con la lingua materna ed in più con altre due lingue estere.
Le lingue regionali e minoritarie. Circa 40 milioni di cittadini europei parlano regolamente le cosiddette lingue regionali e minoritarie, trasmesse da generazioni. Questo patrimonio linguistitico e culturale non deve essere un motivo di divisione tra una maggioranza e una minoranza. È per questa ragione che l’Unione ha riconosciuto ufficialmente il valore di queste lingue e ne promuove la salvaguardia. Ciò implica interventi presi in collaborazione con gli Stati, le Regioni e le comunità locali in numerosi ambiti, tra cui le scuole, i servizi amministrativi, i mezzi di informazione e comunicazione.
Le città multietniche e la conoscenza delle lingue: quelle europee sono città sempre più multietniche per il continuo flusso di immigrati. Ai fini di una buona integrazione la conoscenza della lingua del Paese ospitante è essenziale. Ma per tutti gli abitanti della città la conoscenza delle lingue dei nuovi cittadini apre la possibilità di comprendere il valore di nuove culture, di coglierne i valori positivi, di costruire i migliori rapporti di coesistenza. Con la conoscenza delle lingue il processo di inclusione è più facilitato (ad es. anche per la cittadinanza), è incanalato sui binari giusti della costruzione di nuove opportunità per tutti. Su questo terreno delle lingue, la collaborazione stretta tra strutture pubbliche e private è indispensabile; solo essa può garantire l’organizzazione di servizi (ad es. gli sportelli unici linguistici) ed iniziative di assistenza adeguati. Insomma, mai come in questo caso, la conoscenza delle lingue riflette un vero interesse pubblico.
L’“industria delle lingue”. Il Business Forum for Multilinguism del 2008 ha messo in evidenza i vantaggi economici che la conoscenza delle lingue può apportare soprattutto alle Piccole e Medie Imprese e il contributo che può venire da chi fornisce servizi di traduzione (“La lingua europea è la traduzione”, secondo Umberto Eco), di interpretariato, di assistenza, di corsi di lingue professionali per settori ed attività specifiche.
L’ “Indicatore” europeo delle lingue: è uno strumento in via di elaborazione in base ad un importante progetto europeo, Language Rich Europe, che consentirà sia di valutare l’efficacia delle politiche e delle pratiche di promozione della conoscenza delle lingue in vari ambiti – dal lavoro, alla scuola, al business – sia di costruire una base educativa e dei servizi comuni.
La Giornata Europea delle Lingue. È dal 2001 che il 26 settembre di ogni anno, il Consiglio d’Europa e l’Unione Europea celebrano insieme una Giornata dedicata espressamente a stimolare nei cittadini l’interesse per l’apprendimento delle lingue estere, dentro e fuori il contesto scolastico. È l’iniziativa European Day of Languages – E.D.L. che, per mezzo del Consiglio d’Europa, arriva a coinvolgere i 47 Stati membri, quindi un ambito di azione ben più ampio di quello comunitario in senso stretto.
La Rete Europea EUNIC: EUNIC è l’acronimo di European Union National Institutes for Culture. Essa rappresenta la rete europea degli Istituti di Cultura nazionali che operano al di fuori del proprio territorio nazionale. EUNIC è presente in 25 Paesi della UE. L’obbiettivo è di promuovere iniziative culturali multilaterali per rafforzare la molteplicità culturale e la comprensione tra le società europee.
EUNIC Roma: fondato nel 2008, costituisce una collaborazione tra istituti culturali di ben tredici Paesi europei. Nel 2011, sotto la presidenza del Goethe Institut, ha operato come forum di discussione che s’incontra mensilmente per condividere esperienze e sviluppare idee e progetti riguardanti la diversità culturale in Europa. In Italia EUNIC è l’organismo promotore del presente sondaggio