Studenti in gita alla base Nato che arricchì la camorra

Scuole italiane sempre più armate e militarizzate. Incontri e lezioni in classe con generali ed ammiragli, gemellaggi con i college per i figli dei militari Usa, attività didattiche sponsorizzate da forze armate e Finmeccanica, visite guidate a caserme e basi navali. L’educazione alla guerra è ormai una delle materie più gettonate dai licei, ma nessuno avrebbe mai immaginato che una delle basi radar ad alto impatto elettromagnetico, oggetto degli appetiti della camorra, sarebbe divenuta la meta delle gite primaverili di centinaia di studenti campani. A Giugliano (Napoli), grazie a un accordo tra il sindaco Giovanni Pianese, l’assessora alla pubblica istruzione Angela Rispo e il comandante del 22° Gruppo Radar dell’Aeronautica militare (GRAM) Sergio Cannas, i cancelli della stazione radar di Licola verranno aperti per tutto aprile agli studenti delle scuole secondarie di 2° grado del comune. “La convenzione – spiega il sindaco – prevede la realizzazione di una visita guidata gratuita per i ragazzi frequentanti l’ultimo anno presso la struttura che, sebbene poco nota, costituisce un’eccellenza nell’organizzazione della Difesa Aerea Nazionale”. Complessivamente saranno circa 250 i ragazzi di Giugliano che raggiungeranno la base con bus messi a disposizione dai militari. L’accordo Comune-Aeronautica definisce nei particolari il programma delle visite: un briefing iniziale, un question time e il tour alle sale operative e al sistema radar. Infine, a mezzogiorno, un coffee break “offerto dal Comandante del 22° GRAM presso il Circolo Ufficiali del Reparto ed a seguire il saluto del Comandante per poi rientrare nella sede scolastica”. Di sicuro una giornata che non sarà facile dimenticare. Base di rilevante importanza strategica quella di Licola, immancabile protagonista delle operazioni di guerra nei Balcani e più recentemente dei bombardamenti in Libia. Il 22° GRAM è un CRP – Control Reporting Post sotto il comando della Nato e concorre alla sorveglianza e alla “difesa” dello spazio aereo nazionale, alla conduzione di “azioni tattiche” e alla “diffusione delle informazioni sulla situazione aerea agli altri enti della catena di Comando e Controllo”.
Le operazioni di Licola sono garantite da una rete di sensori radar integrati con quelli degli altri paesi appartenenti all’Alleanza atlantica e facenti capo al Comando Operazioni Aeree di Poggio Renatico (Ferrara) e, per la parte in volo, dai caccia “Eurofighter” del 4° Stormo di Grosseto, dal 36° Stormo di Gioia del Colle (Bari), nonché dagli F-16 in forza al 37° Stormo di Trapani-Birgi. Secondo il Ministero della difesa, il 22° GRAM “esercita inoltre le funzioni di controllo tattico, comune a tutti i Gruppi radar dell’Aeronautica militare, dei sistemi d’arma assegnati e che si espletano, sostanzialmente, con il controllo dei velivoli in allerta Nato e delle missioni addestrative e con il contrasto alla minaccia aerea terroristica”. La base radar è sorta nel dicembre 1955, quando l’Aeronautica decise di trasferire a Licola il Control and Reporting Post per la gestione del traffico aereo civile e militare del centro Italia, prima ospitato nell’aeroporto di Capodichino. Dal luglio 1972 il sito fu trasformato in Master Direction Center alle dipendenze operative del 3° S.O.C. di Martina Franca (Taranto). Nel 1983 ebbe inizio la fase di transizione dalla vecchia configurazione fonetico-manuale a quella semi-automatizzata NADGE (Nato Air Defence Ground Environment), il sistema di comando e controllo della difesa aerea che copre integralmente il territorio europeo della Nato, dalla Norvegia alla Turchia. Nella base, in particolare, fu installato un radar 2D del modello “Argos 10” della Selenia, oggetto di inchieste da parte di alcune Procure per le emissioni di pericolose onde elettromagnetiche ben aldilà dei limiti consentiti dalle normative. Successivamente Licola passò dalla configurazione NADGE/CRC a quella definitiva di CRC/FNS (Full Naegis Site), acquisendo la capacità di scambiare informazioni con i velivoli radar “Awacs”, schierati dalla Nato in alcune basi europee, tra cui Trapani. Nel 1995 il sito fu oggetto di ulteriore ammodernamento con l’installazione del Radar Integration System (RIS) che consente di coordinare e gestire congiuntamente le operazioni di otto testate radar dislocate sull’intero territorio nazionale. Le apparecchiature furono ulteriormente potenziate: l’Argos 10 fu sostituito dal radar 3D “multimissione e a lunga portata” AN/FPS-117 della Lockheed-Martin, anch’esso ritenuto da tecnici indipendenti e ambientalisti come pericolosa fonte di inquinamento elettromagnetico. Quest’ultimo sistema sta per essere sostituito dal Fixed Air Defence Radar (FADR) RAT31-DL prodotto da Selex Sistemi Integrati, azienda del gruppo Finmeccanica. Il nuovo programma radar interessa Licola e altri undici siti radar italiani e comporterà una spesa di 260 milioni di euro circa. Per l’azienda produttrice, il RAT31-DL avrà “eccellenti capacità di scoprire e tracciare i segnali radio a bassa frequenza di aerei e missili balistici”, supportando diverse funzioni d’intelligence e guerra elettronica in ambito alleato. Il Fixed Air Defence Radar appartiene all’ultima generazione dei sistemi 3D a lungo raggio: con una portata sino a 500 km di distanza e 30 km in altezza, opera in una frequenza compresa tra 1,2 e 1,4 GHz (L-band) e con una potenza media irradiante di 2,5 kW. Ignoti, ovviamente, gli impatti che ne deriveranno sull’ambiente e la salute della popolazione residente nei pressi della base radar AMI.
Se “poco nota” in ambito militare, l’installazione di Licola è ben conosciuta tra i cronisti e gli inquirenti impegnanti sul fronte anti-camorra. Nel dicembre 2011, un’inchiesta della magistratura napoletana ha accertato che alcune ditte di riferimento del clan dei Casalesi avevano gestito in subappalto (tra il 2003 e il 2004) alcune delle opere di potenziamento infrastrutturale del 22° GRAM, ottenendo in particolare la fornitura di cemento e calcestruzzo. Secondo l’accusa, le imprese avrebbero impiegato “materiali qualitativamente e quantitativamente diversi e inferiori rispetto alle previsioni del capitolato”. Tra gli indagati, il boss Pasquale Zagaria e un colonnello dell’Aeronautica militare, direttore dei lavori per conto della Difesa. Quest’ultimo avrebbe ricevuto compensi non dovuti da una ditta d’impiantistica nella titolarità di Immacolata Capone, la donna ai vertici del clan Moccia di Afragola, uccisa in un agguato camorristico il 17 marzo 2004. Difficilmente qualcuno ricorderà l’episodio nei briefing con gli studenti di Giugliano, aggiungendo magari che Licola è al centro dei misteri e dei depistaggi sull’abbattimento del DC9 Itavia, la notte del 27 giugno 1980, a Ustica…

Antonio Mazzeo