Su un articolo di Alessandro Sala, leggo: -Quei canili come lager, l’Europa si mobilita. Una petizione dei cittadini ha già raccolto centinaia di migliaia di firme. (www.corriere.it)
E ancora sul libro dal titolo “Detenuti”, appena uscito, dall’autrice, deputata, Melania Rizzoli, (Editore Sperling Kupfer) leggo:
-Gli animalisti hanno definito le condizioni in cui si trovano i detenuti nelle celle italiane “intollerabili per i polli in batteria”, senza sapere, a proposito di animali, che il costo del cibo per un detenuto in questi anni di crisi economica è sceso a 3,8 euro al giorno per la colazione, il pranzo e la cena insieme, mentre il comune di Roma ne spende 4,5 per ciascun ospite dei suoi canili.
I carceri italiani scoppiano, si vive uno sopra l’altro, peggio delle bestie e da quello che leggo nei giornali e sento alla televisione si è più umani con gli animali che con le persone.
Si è più sensibili con i cani nei canili, con le galline nei pollai e con tutti gli altri animali, che non con i detenuti, eppure penso che una cosa non dovrebbe escludere l’altra.
Lo so, gli animali non commettono reati ed è molto difficile difendere i diritti dei “cattivi”, ma ricordo che il carcere è un’autostrada dove ci possono passare tutti.
Per questo converebbe a tutte le persone difendere sia i diritti umani, sia quelli degli animali.
Invece il destino dei diritti umani è di essere più popolari se si difendono nell’abitazione degli altri più che a casa propria.
Non mi resta altro che rammentare ai nostri politici che nelle carceri italiane non c’è nessun Stato di diritto, ma esiste piuttosto un arbitrio di burocrati che gestiscono le persone che ci lavorano e i detenuti, che scontano una pena in modo violento, tragico e illegale.
L’unica buona notizia per i detenuti che non hanno avuto la fortuna di nascere animali viene dalla Comunità Papa Giovanni XXIII:
Le persone accolte che svolgono il programma per intero non delinquono più: la recidiva (persone che tornano a delinquere dopo aver scontato la pena) di chi sconta la pena in carcere è del 70% mentre tra chi espia la pena presso la Comunità si riduce al 10% . In questo momento sono oltre 80 le persone che espiano la pena nel solo territorio di Rimini. Oltre 300 in tutto il territorio nazionale.
Questa è la maniera per svuotare le carceri, applicare una pena intelligente e socialmente risarcitoria fuori e non dentro chiuso in una cella, uno sopra l’altro, uno accanto all’altro, senza fare nulla.
Carmelo Musumeci
Carcere Spoleto