È vivo il ricordo di Franco Sartorio, grande innovatore e padre della meccatronica italiana, fondatore della Dea e della Prime Industrie. Si è spento a Torino, dopo una lunga malattia, uno dei pionieri (forse il più grande) della meccatronica torinese che oggi è uno dei settori più promettenti. L’ingegnere è stato un grande innovatore e imprenditore. Sartorio, nato nel 1932, si è laureato con lode a soli 22 anni in Ingegneria Elettrotecnica al Politecnico di Torino e, l’anno successivo, in Ingegneria Meccanica. Al suo esempio si sono formati molti giovani talenti. Le 100 aziende del settore danno lavoro oggi a migliaia di tecnici sul nostro territorio. Dopo alcuni anni alle Esperienze Fiat, dove è stato il più giovane dirigente, ha fondato nel 1965 la Dea, con Giorgio Minucciani, scomparso alcuni anni fa, e Luigi Lazzaroni, anche lui scomparso recentemente, con l’idea di applicare l’elettronica ai processi produttivi ed in particolare al settore della metrologia dimensionale. Sotto la guida di Sartorio e con il supporto finanziario di Lazzaroni, che aveva fatto fortuna negli anni ’60 importando e noleggiando i mitici Flippers e altri giochi elettronici (sui quali aveva lavorato a Torino il giovanissimo Steve Jobs), la Dea inventa la “Macchina di Misura” che diviene in pochi anni uno standard di mercato internazionale.
Una macchina di misura a coordinate (CMM, coordinate-measuring machine) è un dispositivo meccanico per misure dimensionali, basato su una sonda che rileva le coordinate di posizione su di un pezzo di misura in uno spazio di lavoro.
Lo sviluppo delle macchine di misura a coordinate è collegato allo sviluppo delle macchine utensili automatizzate. Le prime CMM, erano già dotate di un sistema di coordinate a tre assi (X –Y– Z) lungo i quali si sviluppavano anche i movimenti della macchina. Essi avvenivano grazie a meccanismi di movimento su guide, tramite l’azione manuale dell’operatore che guidava l’elemento di ispezione comprendente il tastatore, fino al contatto con la parte sottoposta a controllo. Le coordinate della posizione del tastatore comparivano su un display ricavate dai segnali prodotti da fotocellule inserite sugli assi della macchina. Ma l’inizio di una nuova epoca per le CMM fu la nascita della DEA (Digital Electronics Automation), a Torino. Dopo un periodo di ricerche e sperimentazioni, durante il quale la DEA produsse, suo malgrado, solo CMM manuali, venne annunciata la commercializzazione della prima CMM automatizzata. Nel 1965 venne realizzato il primo prototipo di sistema di misura tridimensionale a coordinate, che fu esposto alla Fiera Internazionale delle Macchine Utensili suscitando interesse tra i potenziali utilizzatori. Negli anni successivi venne realizzata la prima macchina di misura a coordinate commercializzabile, destinata alla progettazione delle carrozzerie delle automobili, grazie alla quale la DEA acquistò importanti commesse internazionali, come quella con la Volkswagen. In seguito, su richiesta dei clienti, furono realizzate macchine di grandi dimensioni destinate al medesimo tipo di applicazione. Con il trascorrere degli anni l’idea iniziale si dimostrò vincente e la richiesta di macchine di misura, che consentivano di effettuare, grazie all’elettronica, misure di altissima precisione dei prodotti, aumentò notevolmente. Nel processo di collaudo dei pezzi meccanici le macchine di misura hanno portato ad una rivoluzione aumentando la rapidità del controllo e migliorando la precisione nella rilevazione dei dati. Come già riferito in precedenza il collaudo avveniva su banco facendo uso di tradizionali strumenti di misura come calibri, micrometri e tutti gli strumenti della metrologia d’officina. Macchine Dea vengono vendute in oltre 40 paesi del mondo a clienti prestigiosi quali Boeing, Mercedes, Ford, GM, Toyota e moltissimi altri. Controllate già a fine anni ‘60 da minicalcolatori (tra cui il Deac 1001, sviluppato da Dea in collaborazione con l’università americana di Ann Arbor, Detroit), le macchine Dea sono tecnologicamente superiori a qualunque concorrenza nelle applicazioni di misura per punti, scansione continua di modelli e fresatura leggera. Negli anni ‘70 Dea ha tra i suoi dipendenti una straordinaria concentrazione di giovani talenti che poi daranno vita a molte imprese, tra cui Fidia, Prima Industrie e altre. Sartorio lascia la Dea nel 1977 e fonda infatti, con un gruppo di amici e collaboratori, la Prima Progetti da cui poi nascerà negli anni ‘80 la Prima Industrie, oggi una delle aziende leader nel mondo nel settore dei beni strumentali tecnologici, che guiderà fino a metà degli anni ’90. Sempre negli anni ’70, Sartorio ha fondato lo C.S.E.A., consorziando imprese che formassero gratuitamente giovani per modellare una nuova classe tecnologica piemontese e che sotto la sua guida è sempre rimasto in attivo ed ha svolto un importante ruolo per il territorio. Con un fatturato di oltre 200 miliardi a fine anni ‘70 e 1300 dipendenti, di cui 1000 a Torino e oltre 300 nelle filiali in Usa, Germania, Francia, Regno Unito e Giappone, la Dea è stata un esempio di multinazionale tascabile nel settore dell’alta tecnologia. Oggi l’Azienda opera nello stabilimento di Grugliasco e fa parte del gruppo svedese quotato a Stoccolma Hexagon Technologies. Oltre che grandissimo nel concepire e realizzare nuove macchine fu anche un formidabile formatore di uomini, nell’anima dei quali ha lasciato un’impronta indelebile di umanità, cristianità ed etica vissuta con le opere. Oltre che inventare la Meccatronıca ha contemporaneamente inventato la Fabbrıca moderna atta a realizzarla, sinergica, non autoritaria, informale e democratica, basata sulla competenza e sul carisma, libera nella creatività. L’Italia deve ricordare Franco Sartorio con orgoglio, come esempio positivo se vogliamo che il nostro Paese ricominci a crescere e ad affermarsi nel mondo.
Vito Piepoli