Don Pino Puglisi sarà presto beato. Lo ha deciso il Papa, che oggi ha firmato il decreto riguardante il "martirio" del sacerdote antimafia, ucciso "in odio alla fede" il 15 settembre del 1993 sotto casa.
Don Puglisi è nato da famiglia modesta il 15 settembre del 1937. E’ entrato nel seminario diocesano di Palermo nel 1953 e ordinato sacerdote dal cardinale Ernesto Ruffini il 2 luglio 1960. Molto attento al Concilio vaticano II e alle tematiche di giustizia sociale, il 29 settembre 1990 è stato nominato parroco a San Gaetano, a Brancaccio. Il 29 gennaio 1993 ha inaugurato a Brancaccio il centro ‘Padre Nostro’, diventato il punto di riferimento per i giovani e le famiglie del quartiere. A motivo del suo costante impegno evangelico e sociale nel quartiere Brancaccio di Palermo, controllato dalla criminalità organizzata, il 15 settembre 1993, nel giorno del suo 56esimo compleanno, don Puglisi è stato ucciso davanti al portone di casai. Dopo le indagini, mandanti dell’omicidio sono stati riconosciuti i capimafia Filippo e Giuseppe Graviano. Quest’ultimo condannato all’ergastolo nel 1999, mentre il fratello Filippo, dopo l’assoluzione in primo grado, è stato condannato in appello all’ergastolo nel 2001. Condannati all’ergastolo dalla Corte d’assise di Palermo anche Gaspare Spatuzza, Nino Mangano, Cosimo Lo Nigro e Luigi Giacalone, gli altri componenti del commando che aspettò sotto casa il sacerdote.
"Quel modello di prete che la mafia voleva cacciare in Sagrestia, oggi viene riconosciuto dalla Chiesa come massima fedeltà al Vangelo", ha commentato don Luigi Ciotti. "Morì per strada, dove viveva, dove incontrava i ‘piccoli’, gli adulti, gli anziani, quanti avevano bisogno di aiuto e quanti, con la propria condotta, si rendevano responsabili di illegalità, soprusi e violenze. Probabilmente per questo lo hanno ucciso: perchè un modo così radicale di abitare la strada e di esercitare il ministero del parroco è scomodo. Lo hanno ucciso nell’illusione di spegnere una presenza fatta di ascolto, di denuncia, di condivisione. Quel modello di prete, che la mafia voleva cacciare in sagrestia, viene oggi ufficialmente riconosciuto dalla Chiesa come massima fedeltà al Vangelo". "Il prete palermitano – ha proseguito don Ciotti – ha incarnato pienamente la povertà, la fatica, la libertà e la gioia del vivere, come preti, in parrocchia. Con la sua testimonianza don Pino ci sprona a sostenere quanti vivono questa stessa realtà con impegno e silenzio".
Il 15 settembre 1999 il cardinale di Palermo Salvatore De Giorgi – oggi ‘detective’ del Papa per il caso Vatileaks – aveva aperto ufficialmente la causa di beatificazione di don Pugliesi. Il 28 giugno 2012 Benedetto XVI ha autorizzato la Congregazione per le cause dei santi a promulgare il decreto di martirio e a proclamarlo beato. Oggi la firma del decreto che gli aveva portato il cardinale prefetto Angelo Amato.
L`arcivescovo di Palermo, il cardinale Paolo Romeo, "con cuore ricolmo di commozione" ha espresso gratitudine per "poter contemplare un suo figlio, che con il suo sangue ha dato testimonianza della fede, tra le schiere dei Beati e dei Santi. Fiero di essere siciliano, ha dedicato tutta la sua vita, con fermezza e abnegazione, alla sua terra, al suo popolo, alla sua missione", ha detto il presidente del Senato Renato Schifani. "E’ una bellissima notizia che rende felice tutta la città di Palermo e tutta l’Italia", ha commentato il sindaco di Palermo Leoluca Orlando. La notizia "riempie di gioia tutti i siciliani che hanno visto in questo sacerdote uno strenuo combattente contro la mafia", ha detto da parte sua il presidente della Regione Siciliana Raffaele Lombardo. "Con il suo consapevole martirio – il commento di Rosy Bindi (Pd) – ha testimoniato la forza della fede e le ragioni della giustizia, contro la paura e l`illegalità". Felicitazioni anche dal presidente dei senatori dell’Udc e segretario regionale del partito in Sicilia Gianpiero D’Alia e da Alfredo Mantovano (Pdl).