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Non è stato un anno facile per l’arcipelago di Comunione e liberazione, che da domani a sabato prossimo si ritrova nell’annuale meeting di Rimini. L’anno scorso Roberto Formigoni, ciellino ‘doc’, non aveva ricevuto un avviso di garanzia e l’amico’ Silvio Berlusconi era ancora al potere. Quest’anno, invece, anche a Rimini soffia il vento dei ‘tecnici’, a partire dalla presenza del premier Mario Monti, domani, all’apertura della trentatreesima kermesse di Cl.
Dentro Comunione e liberazione è cresciuta per mesi, sottotraccia, una divaricazione. Da una parte Formigoni, dall’altra i mal di pancia del popolo ciellino per Nicole Minetti al Pirellone, da una parte una annosa cordialità con l’avventura politica berlusconiana, dall’altra le crescenti perplessità dei vertici religiosi di Cl. Poi la situazione è precipitata. Si è dimesso Berlusconi, è esploso il caso dell`ospedale San Raffaele, è morto don Luigi Verzè, e sono stati arrestati i ciellini Piero Daccò, Massimo Ponzoni e Antonio Simone. A quel punto, prima ancora che venisse iscritto al registro degli indagati Formigoni in persona, i vertici religiosi del movimento fondato da don Giussani hanno rotto gli indugi. Il leader spirituale del movimento, don Julian Carron, ha affermato, in un’intervista al ‘Corriere della sera’ di gennaio, che "Cl deve vigilare di più" ed ha precisato che "ciascuno è personalmente responsabile di quel che fa". Parole riecheggiate a fine aprile dal portavoce di Cl, Alberto Savorana, che, di fronte ai sospetti di un coinvolgimento del movimento con le tangenti di Finmeccanica, spiegava che Cl "non c’entra nulla" e stava subendo un "calvario" immeritato. Pochi giorni dopo, di nuovo, don Carron scriveva con un intervento su ‘Repubblica’ del primo maggio: "Se il movimento di Comunione e Liberazione è continuamente identificato con l`attrattiva del potere, dei soldi, di stili di vita che nulla hanno a che vedere con quello che abbiamo incontrato, qualche pretesto dobbiamo aver dato". E ancora. "Chiediamo perdono se abbiamo recato danno alla memoria di don Giussani con la nostra superficialità e mancanza di sequela. Spetterà ai giudici determinare se alcuni errori commessi da taluni costituiscano anche reati. D`altra parte, ciascuno potrà giudicare se, tra tanti sbagli, siamo riusciti a dare un qualche contributo al bene comune". Sulla stessa linea il cardinale Angelo Scola, un passato accanto a ‘don Gius’, dal giugno 2011 alla testa dell’arcidiocesi di Milano. Il cardinale – considerato un ‘papabile’ nel mondo ecclesiale – a gennaio aveva preso le distanze da Formigoni. "Possibile che Scola non c’entri nulla con quello che fa Formigoni? Non c’entra", aveva detto in terza persona singolare il neoarcivescovo di Milano, all’improvviso, durante una conferenza stampa di fine gennaio. "Scola e Formigoni da vent’anni si sono visti sì e no una volta l’anno a Natale. Possibile che uno si debba portare addosso non uno ma due peccati originali?". Quando, settimane dopo, i cronisti gli domandarono di Finmeccanica, il porporato tagliò corto: "Cosa ne so io di Comunione e Liberazione, non parlo di queste cose né di Cl né di Formigoni né di altro". Logico, allora, che – dopo qualche dubbio iniziale degli organizzatori – Formigoni sarà presente a Rimini, ma in posizione più defilata che in passato.
Proprio don Carron e il cardinale Scola, peraltro, sono stati di recente protagonisti di un’altra diatriba politico-ecclesiale. La vicenda è esplosa a causa della fuga di notizie del Vaticano soprannominata Vatileaks. Il ‘Fatto quotidiano’ ha infatti pubblicato, a maggio, una lettera riservata che don Carron aveva scritto, come di prammatica, al nunzio apostolico in Italia, mons. Giuseppe Bertello, in occasione delle consultazioni per la scelta del nuovo arcivescovo di Milano. Il sacerdote spagnolo indicava il solo nome di Scola e motivava il suo ‘voto’ con una critica ai precedenti arcivescovi ambrosiani e una implicita lamentela per il trattamento riservato dalla curia milanese a Formigoni: "Dal punto di vista poi della presenza civile della Chiesa non si può non rilevare una certa unilateralità di interventi sulla giustizia sociale, a scapito di altri temi fondamentali della Dottrina sociale, e un certo sottile ma sistematico `neocollateralismo`, soprattutto della Curia, verso una sola parte politica (il centrosinistra) trascurando, se non avversando, i tentativi di cattolici impegnati in politica, anche con altissime responsabilità nel governo locale, in altri schieramenti". La pubblicazione del documento riservato ha sollevato le proteste di un gruppo di 550 tra laici, presbiteri, religiosi e religiose ambrosiani che hanno firmato un documento in difesa dei cardinali Carlo Maria Martini e Dionigi Tettamanzi, predecessori di Scola. E lo stesso arcivescovo di Milano è intervenuto a giugno – come ha riferito il sito della diocesi – di fronte al Consiglio presbiteriale della diocesi. "Quello che penso e la stima che ho per i miei due predecessori, l`ho detto in più occasioni", ha precisato Scola in quella occasione. "Chiederò agli attuali dirigenti di Comunione e Liberazione di venire a spiegarsi".
Tra le carte di ‘Vatileaks’, peraltro, emerse anche una lettera del dicembre scorso nella quale il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone lo scorso dicembre spiegava che, in occasione del trentennale della visita di Giovanni Paolo II a Rimini nel 1982, Papa Benedetto XVI "ha espresso il suo favore per una breve visita e un suo intervento al meeting" che si apre domani.
Decisione revocata con l’evolversi degli eventi successivi.
Il meeting verrà aperto domani dal premier Mario Monti, che ieri ha anticipato i temi dell’agenda politica della ripresa in un’intervista al direttore del settimanale ciellino ‘Tempi’ Luigi Amicone. Sono oltre 100 gli incontri proposti dalla XXXIII edizione del Meeting per l’amicizia fra i popoli intitolato, quest’anno, ‘La natura dell`uomo è rapporto con l`infinito’. La kermesse, che si svolge nella fiera di Rimini dal 19 al 25 agosto, avrà 21 spettacoli, 9 mostre, 10 proiezioni cinematografiche, 23 manifestazioni sportive, 281 relatori, tra cui intellettuali, cardinali, esponenti di altre religioni, scienziati. Sull’inserto di presentazione pubblicato questa settimana, ‘Avvenire’ ha scritto: "E i ministri? E i politici? Ci saranno anche loro, come gli altri anni: dal premier Monti a una parata di ministri, agli habitué come Lupi, Enrico Letta, Formigoni e Mauro, a esponenti di diversa estrazione (Violante, Chiti, Treu, Galletti, Alemanno), al presidente dell`Europarlamento Schulz e altri. Ma a dispetto di chi profetizza grandi manovre per la ricomposizione della ‘Cosa bianca’ e di grandi centri moderati, o di chi teme cedimenti a una tecnocrazia senz`anima, si accettano scommesse: anche quest`anno non sarà la politica a dominare la scena. Non è per assistere a stucchevoli teatrini estivi che la gente spende un giorno o una settimana delle proprie ferie. Le centinaia di migliaia di persone che ogni anno calano a Rimini (molti, molti di più dei soli e soliti ciellini) sono incuriosite e affascinate da un luogo dove l`umano si esprime e si incontra in tutte le sue dimensioni. Dove si è testimoni e insieme protagonisti di un`esplosione di umanità. Dove si capisce cosa significa che ciò che conta, per vivere e per ripartire, è la persona".