Ho visto la prima di “Come non detto” nel multisala più grande di Messina: alle 18,30 tre spettatori in sala me compreso! A trentanni dall’uscita di Querelle che, pur vietato ai minori di 18 anni, registrò nel mitico cine Aurora il pienone già fin dalla prima pomeridiana, tra silenzi e caratteristiche colonne di fumo di sigaretta, sembra essere ritornati al clima fosco, quasi “vittoriano”, dell’inizio degli anni ‘50. Storia triste del disfacimento della famiglia italiana sia etero che omosessuale: insomma se Atene piange certamente Sparta non ride. Mi ero immaginato di assistere a una commedia sul filone giocoso di Reinas o quantomeno più serio e impegnato di Saturno Contro, che riproponesse il mondo gay come una realtà ormai integrata nella quotidianità,di fatti ho assistito a una bella drammatizzazione a lieto fine, anzi direi, con un finale lietamente ipocrita. Bella l’interpretazione di Josafat Vagni, esordiente degno di nota, scontata la brillante riconferma della matura e pur sempre affascinante Monica Guerritore.
Complimenti a Ninni Bruschetta, la cui evoluzione artistica ho seguito, sia pure indirettamente, fin dal tempo dei Nutrimenti Terrestri e della “Gentilezza del tocco”, per via di comuni conoscenze, perfetto nella parte del padre donnaiolo non troppo pentito, anche se alla fine arrendevole all’evidenza dei fatti, peraltro già da tempo “fiutati”. Bravo il regista Silvestrini che ha fotografato disincantato il milieu sociale a guisa di novello “neorealista”.
Come dicevo finale relativamente lieto che lascia spazio ad un insolito mix di “accettazione manieristica” e di velata ipocrisia. Bella e vera una delle ultime inquadrature in cui la diversità s’incontra senza conflitto, anzi in complicità, col machismo ma solo nel buio di una stazione di servizio:la regola in fondo è sempre la stessa “nessuno deve sapere”. Insomma un film tutto da vedere e da meditare nella speranza che il pubblico messinese, fin troppo aduso a banali pellicole americane di horror ed effetti speciali, abbia il desiderio e la curiosità di ritrovarsi in una realtà con la quale quotidianamente tutti ci musuriamo, anche se da angolazioni diverse.
Diego Spanò