Alla scuola gli studenti chiedono soprattutto professionalizzazione nell’ottica di un futuro ingresso nel mondo del lavoro. Otto ragazzi su dieci vorrebbero poi si prestasse più attenzione alle loro proposte e iniziative. I genitori, invece, si aspettano che la scuola sia un luogo nel quale i propri figli possano accrescere il loro bagaglio culturale, con l’obiettivo principale della trasmissione dei valori. Prevenzione rispetto a fenomeni quali il bullismo, l’alcol e l’uso di droghe, insieme a un maggiore ascolto all’interno della scuola, sono gli aspetti che interessano maggiormente gli adulti. Eppure, proprio queste ultime aspettative sembrano essere disattese da un sistema educativo sempre più attento al lavoro e sempre meno ai valori e alla cultura, come è emerso dall’Indagine conoscitiva sulla condizione dell’Infanzia e Adolescenza in Italia, realizzato dall’Eurispes e dal Telefono Azzurro.
«I dubbi, le incertezze e i timori che la crisi economica determina sul futuro professionale dei giovani – osserva l’avvocato Andrea Catizone, Direttrice dell’Osservatorio permanente sulle Famiglie dell’Eurispes –, ha radicato in loro l’idea che il percorso scolastico abbia come unico scopo quello di portare a un’attività lavorativa, facendo dimenticare completamente che la scuola è anche, e soprattutto, il luogo simbolo dell’educazione e della formazione in senso lato».
Tra i principali compiti riconosciuti alla scuola, il 32,5% dei ragazzi ritiene, infatti, che la scuola debba fondamentalmente preparare gli alunni nell’ingresso nel mondo del lavoro, un dato che si consolida con il crescere dell’età: se dai 12 ai 15 anni la preparazione professionale è l’obiettivo del 31% dei ragazzi, dai 16 ai 18 anni il valore cresce sino al 36,7%. Seguono una seria crescita personale e un solido incremento della cultura, che vengono indicate rispettivamente dal 27,8% e dal 26,6% degli studenti.
Al contrario, funzioni più “educative” raccolgono consensi marginali; solo il 5,9% dei giovani ritiene che l’obiettivo principale della scuola sia quello di trasmettere valori, ed una percentuale ancora più bassa, pari al 3,1%, ritiene importante che aiuti a sviluppare il senso critico. Questi due dati crescono sensibilmente tra i ragazzi più “grandi”, quelli con un’età compresa tra i 16 ed i 18 anni.
Di diverso orientamento i genitori: mentre cresce la domanda culturale e valoriale, diminuisce quella strettamente legata alla formazione professionale dei ragazzi. Infatti, i genitori indicano tra gli obiettivi sovrani della formazione scolastica quello di accrescere il bagaglio culturale personale dei propri figli (28,9%), e quello di contribuire più in generale alla loro crescita personale (28,8%), e solo il 17,9% ritiene che la scuola debba concentrarsi prevalentemente sulla preparazione al mondo del lavoro.
A conferma di una maggiore attenzione dei genitori per gli aspetti culturali e valoriali della formazione scolastica, il 13,4% del campione di genitori intervistato preferirebbe una scuola più coinvolta nella trasmissione di valori e che, al tempo stesso, possa contribuire ad accrescere il senso critico dei loro ragazzi, importante per il 7 % degli adulti.
Più Internet e Inglese nell’offerta didattica
Dall’analisi dei dati raccolti in riferimento all’offerta didattica delle scuole, appare ancora molto forte la domanda di modernizzazione che avanza da tempo tra i ragazzi e i genitori italiani. Se il 16,1% degli studenti chiede alla scuola più spazio per le materie sportive (con una forte polarizzazione tra i maschi con il 27,7%, a fronte del 9,4% registrato tra le ragazze), il 15,6% degli intervistati vorrebbe dedicare più tempo alle attività pratiche, mentre le nuove tecnologie e Internet stanno a cuore al 13% del campione.
Inoltre, continua il grande interesse per le lingue straniere che conquistano il 12,5% dei ragazzi, un interesse avvertito più dalle ragazze, con il 15,2% del campione, a fronte dell’8,1% registrato tra i ragazzi. Valori significativamente più bassi per le tematiche sociali legate alla prevenzione (alcool, fumo, droghe e bullismo) e all’educazione sessuale che interessano solo il 4,7% ed il 4,4% degli studenti.
Anche in questo caso dall’analisi dei dati relativi alla domanda dei genitori emerge un interesse maggiore proprio sulla prevenzione: il 20,7% vorrebbe, infatti, una scuola più impegnata contro il fumo, l’alcool e le droghe; il 18,5%, vorrebbero una scuola che ascolti di più i ragazzi e gli argomenti di loro maggiore interesse; mentre il 17,9% vorrebbe che venisse dedicato più tempo alle lingue straniere.
La scuola ideale
La scuola ideale, secondo gli studenti, dovrebbe essere più attenta all’ascolto. Si esprime così quasi l’85% dei ragazzi, che dichiara di volere una scuola più incline ad accettare le loro proposte e le loro iniziative. Addirittura, il 66% di loro vedrebbe bene gli stessi studenti in cattedra per alcune materie.
Una scuola più accogliente, ma, allo stesso tempo, più severa con i ragazzi violenti, per il 60,8%, e più impegnata nel combattere le discriminazioni, per il 58,8%. In pochi, infatti, vorrebbero una scuola senza stranieri o senza simboli religiosi (rispettivamente il 10,7% e il 18,2% degli intervistati).
Infine il 59,1% dei ragazzi vorrebbe nella sua scuola ideale professori più preparati e competenti, un’esigenza avvertita maggiormente tra gli studenti con un’età compresa tra i 16 e i 18 anni (78,6%, a fronte del 49,1% rilevato tra i 12 ai 15 anni) e condivisa anche dai genitori. Infatti, per l’80% di loro, i professori dovrebbero essere più aggiornati e competenti, specialmente se insegnano ai ragazzi più grandi.
Nella scuola ideale inoltre non c’è spazio per i ragazzi violenti: il 79,1% dei genitori è unito con i propri figli nel desiderare provvedimenti e interventi più severi e nell’auspicare un maggiore impegno della scuola contro le discriminazioni, raccomandato dal 67% dei genitori.
Alcune considerazioni
Con questo studio è stata data la possibilità a studenti e genitori di esprimere le proprie opinioni che, sebbene non sempre concordi, costituiscono una base importante per dare inizio a tutti quei cambiamenti che a oggi sembrano necessari e che devono investire la scuola nella sua totalità.
È importante, infatti, trovare il giusto equilibrio tra professionalità e intellettualità: la prima richiesta dagli studenti che, desiderosi di una concreta preparazione al mondo del lavoro, chiedono una scuola più moderna orientata all’informatica, alle nuove tecnologie, alle lingue straniere e, infine, alle attività pratiche; la seconda, caldeggiata dai genitori che chiedono alla scuola un’alleanza educativa costruita sulla trasmissione di valori comuni, che possano favorire la crescita personale di ogni studente e siano in grado di mettere in guardia i più giovani sui pericoli che li circondano (come ad esempio il fumo, l’alcool o le droghe), consolidandone, infine, il bagaglio culturale.
Tutto ciò in un ambiente esemplare dove violenza e discriminazione non solo non sono tollerati, ma possano essere sanzionati, un ambiente sorretto da docenti preparati e comunicativi capaci di ascoltare ed accogliere le idee dei ragazzi, trasmettendo loro l’amore per lo studio e facendoli sentire parte di un sistema virtuoso che mira all’eccellenza.
«Indipendentemente dal tipo di lavoro che si farà in futuro – conclude l’avv. Andrea Catizone –, il sapere e la conoscenza di per sé migliorano il vivere sociale producendo benessere e ricchezza. Se anche la scuola non viene più percepita come il luogo in cui si fa e si trasmette cultura è urgente riflettere in che direzione andrà il nostro Paese, un caso unico al mondo per patrimonio storico, culturale e artistico mai valorizzato. Un problema non più prorogabile proprio perché, a differenza di quanto ritengono alcuni, di cultura “si mangia”».