C’è il rischio concreto che con la scusa di dotare il nostro Paese di nuovi stadi, si giustifichino operazioni speculative e ulteriore consumo di suolo. Segnalano questo rischio Fondo Ambiente Italiano e WWF in una lettera urgente inviata in questi giorni al relatore del provvedimento (senatore Cosimo Sibilia, pdl) e ai membri della Commissione Istruzione pubblica e beni culturali del Senato, che è riunita in sede deliberante, a cui hanno allegato un documento in cui si mettono in evidenza le 4 principali criticità del disegno di legge sulla costruzione e ristrutturazione degli impianti sportivi che meriterebbe, non corsie preferenziali, ma da una seria e ponderata discussione in Aula.
Le associazioni ambientaliste nella lettera al relatore e nel documento di osservazioni al disegno di legge hanno evidenziato la propria preoccupazione in merito:
1) alla mancanza della previsione di misure compensative sotto il profilo urbanistico idonee a riequilibrare il maggiore consumo di suolo conseguente alla realizzazione di nuovi impianti sportivi;
2) alla previsione di un numero assai limitato (7500 posti a sedere allo scoperto o 4000 posti a sedere al coperto) per la definizione di “impianto sportivo” che, inevitabilmente, comporterà una rincorsa di Comuni di media densità abitativa alla realizzazione di nuovi e superflui complessi sportivi;
3) all’assenza di misure volte a incentivare e favorire la ristrutturazione e la demolizione e ricostruzione degli impianti sportivi già esistenti rispetto alla realizzazione di nuovi;
4) all’esiguità del termine di soli dieci anni per il vincolo di destinazione d’uso ad attività sportiva degli impianti per l’acquirente o per il titolare del diritto di superficie acquisito. Un termine così ridotto potrebbe costituire uno strumento per incentivare speculazioni edilizie favorite dalla previsione di procedure estremamente, se non eccessivamente, semplificate.
Oltre che su questi profili di merito FAI e WWF si dicono preoccupati sulle modalità con le quali il Parlamento sta esaminando il provvedimento: discussione e deliberazione solo in Commissione senza passare per un dibattito in Aula; termini ridotti, e inseriti a ridosso della riapertura dell’attività parlamentare dopo la pausa estiva, per la presentazione di emendamenti.
FAI e WWF, infatti, ritengono che tali modalità sarebbero giustificate per provvedimenti d’urgenza che nel caso di specie non sembrano ricorrere: la costruzione di nuovi stadi sono realmente un’urgenza per l’Italia?