Seminari per informare sul diritto all’assistenza sanitaria del cittadino straniero e detenuto rivolti a detenuti e operatori; formazione, anche a distanza, del personale sanitario in carcere con particolare riferimento alle patologie più diffuse tra gli immigrati come quelle relative alla dermatologia, salute mentale e malattie infettive; un opuscolo informativo ed un monitoraggio dello stato di attuazione della riforma carceraria. Questi gli obiettivi previsti dal progetto ‘Salute senza barriere’, presentato oggi presso il carcere di Regina Coeli a Roma.
Il progetto è frutto della collaborazione tra ministero dell’Interno, ministero della Salute e Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni Migranti e il contrasto delle Malattie della Povertà (Inmp), e conta su un finanziamento di 300mila euro dal Fondo Europeo per l’Integrazione dei cittadini dei Paesi Terzi (FEI). Il progetto mira a promuovere l’integrazione sanitaria degli stranieri detenuti attraverso il ‘pieno e consapevole accesso al Servizio Sanitario Nazionale, anche durante il periodo di detenzione’.
Si punta quindi alla crescita della consapevolezza di detenuti e operatori sul diritto all’assistenza sanitaria in carcere, sul funzionamento del SSN e sulla conoscenza della riforma della medicina penitenziaria, oltre che a realizzare una mappatura dello stato di attuazione del trasferimento delle competenze della salute in carcere dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) al SSN. L’iniziativa ha durata annuale e coinvolge 9 Istituti di pena e relative ASL, in altrettante Regioni del Nord, del Centro e del Sud Italia. La presenza di detenuti stranieri, ha sottolineato il vice capo Dap Luigi Pagano, ‘tocca punte del 60% in alcune realta’; cio’ comporta varie problematiche di intervento, anche in relazione a patologie che da tempo non si rilevavano come, ad esempio, la Tbc. Questo progetto assume dunque un particolare significato, anche rispetto – ha rilevato – all’obiettivo di monitorare lo stato della riforma carceraria che e’ ancora a macchia di leopardo sul territorio’. La Sicilia, ad esempio, non ha ancora recepito il passaggio di competenze.