Con i tuoi o con chi vuoi, purché a casa. Gli italiani si dimostrano attenti alla tradizione e – complice la crisi – continuano a interpretare la cena della Vigilia come un evento domestico da passare attorno al tavolo con i parenti o con gli amici. Questo, almeno, è il quadro che emerge dal sondaggio Confesercenti-SWG sulle abitudini natalizie degli italiani. Che sembrano voler celebrare l’evento soprattutto dal punto di vista gastronomico, spendendo a tavola un po’ di più degli scorsi anni: è la prima inversione di tendenza dal 2009. Quasi tutti gli italiani passeranno il Natale – sia la cena della Vigilia oppure il pranzo – nel calore di un focolare, con la famiglia o le proprie conoscenze: un’intenzione segnalata addirittura dal 94% degli intervistati, il 3% in più rispetto allo scorso anno. Contestualmente, aumentano anche gli italiani che decidono di non festeggiare: quest’anno sono il 3%, il triplo del 2011. Diminuiscono, invece, i nostri concittadini che passeranno Vigilia o Pranzo di Natale al ristorante, riducendosi a una pattuglia di intervistati, appena la metà dello scorso anno. Si dimezza anche la quota di chi passerà Vigilia o Natale in vacanza in Italia. scompaiono, invece, gli italiani in viaggio all’estero. In calo anche chi passerà le feste al lavoro: dal 2% del 2011 all’1% di quest’anno.
La crisi può aver influito sulla scelta di festeggiare dentro casa il Natale, ma di certo non ha spento la voglia di celebrare. Almeno a tavola: quest’anno gli italiani hanno intenzione di spendere per il menu natalizio il 10% in più rispetto al 2011, per una media di 97 euro a testa. In particolare, si assiste a una diminuzione consistente – per la prima volta dal 2009 – della quota di italiani indirizzati verso una scelta low-cost, con spesa contenuta entro i 75 euro: erano il 57% nel 2011, sono il 51% ora. Passano dal 32 al 34%, invece, i concittadini che spenderanno tra 76 e 125 euro, e dal 10 al 12% chi spenderà fino a 250 euro a persona. In ascesa anche i supermenu da oltre 250 euro, scelti quest’anno dal 3% degli italiani, contro l’1% del 2011. Gli italiani, dunque, tornano a mangiare a casa. Ma questo non vuol dire che la cena della Vigilia e il pranzo di Natale siano come quelli di una volta. “Innanzitutto nella quantità delle portate: che quest’anno sono di meno, ma più elaborate”, spiega Gian Paolo Angelotti, presidente di Fiesa, la federazione della Confesercenti del settore alimentare. “Invece di due primi, molti clienti hanno optato per un solo piatto, di solito in linea con la tradizione locale. Confermato l’antipasto a base di pesce o di carni, dai gamberetti alle animelle, mentre calano i fritti. In più, quest’anno si assiste al ritorno alla ribalta dei risotti e cappelletti in brodo, mentre si affermano novità come i crostini (soprattutto in Toscana) e le verdure sottaceto (in Lombardia). Tornano di moda, insomma, le conserve della nonna, mentre si assiste a una diminuzione delle portate – continua Angelotti – anche per i secondi. Quello che rimane è particolarmente elaborato: riscuote un buon successo, ad esempio, l’arrosto farcito arrotolato. Vanno bene anche fagiani, gallinelle e tacchini ripieni, purché di qualità. Stabile la vendita di salmone, la cui clientela di riferimento rimane – come gli scorsi anni – quella che può spendere un po’ di più. Molto diffusi anche conigli disossati e ripieni e i piatti freddi, come il cinghiale con uvetta al piatto ricoperto di verdure e la ratatouille. Bassa la richiesta di agnello, che comunque non è mai stato il piatto forte del Natale. Due curiosità: nel centro-Italia assistiamo a un vero exploit della porchetta, mentre su base nazionale quest’anno sono pochi, evidentemente per ragioni di prezzo, a chiedere il tartufo”.