Alle soglie delle elezioni anticipate che costringono a una brusca accelerazione dei tempi e in vista della democrazia partecipata reclamata a gran voce da più parti e in primis dall’universo delle donne, il Gruppo dell’Agenda delle Donne per l’Italia Nazione Europea, recentemente formatosi in rete quale progetto di lavoro politico, presenta un primo pacchetto di proposte, del quale chiede accoglimento e attuazione nel corso della XVII Legislatura in arrivo.
Sono proposte che coprono più campi ma che muovono da una considerazione di base. Occorre assolutamente rovesciare la logica di sfruttamento e di violenza, retaggio infausto di schemi di dominio che, sviluppatisi nel corso dei secoli, hanno minato disastrosamente e in più modi la possibilità di una convivenza umana pacifica e la stessa sopravvivenza del pianeta.
Una convivenza umana rispettosa della Natura è possibile. Una convivenza sociale armoniosa e pacifica è pensabile e può essere tradotta in realtà. Lo dimostrano talune società matriarcali, ove il termine “matriarcale” indica una gestione del potere a forte connotazione femminile e condivisa, di tipo orizzontale e mai dunque di stampo verticistico. Ci riferiamo non soltanto a società del passato, di cui rimangono testimonianze archeologiche o solo tracce insepolte nei miti, ma a società ancora esistenti e ben prospere (tra cui Moso e Minangkabau) malgrado la convulsa epoca attuale: comunità nelle quali – e non a caso – la violenza sessuale è sconosciuta.
Non si possono importare modelli di altri popoli, come fossero cappotti alla moda da indossare, ma non è saggio ignorarne i fondamenti e continuare a operare in senso inverso, precipitandosi, per cecità fisica o mentale, in una spirale distruttiva. Per quanto attiene strettamente all’Italia, che non è solo geograficamente unita all’Europa ma è, oltre a questo, attivamente inserita in quel contesto economico e politico, occorre riesaminare interamente, senza schermi falsanti e deleteri, alcuni snodi della convivenza civile per porre a fuoco le maggiori carenze e giungere a una trasformazione evolutiva.
E sul piano delle carenze civili – va detto con chiarezza e senza veli – l’Italia appare certamente “ricca”. Preoccupata com’è dello spread di arcinota matrice finanziaria, ha incrementato ancora di recente il carniere in cui si affiancano segnalazioni, appelli, richiami e perfino condanne internazionali di cui non ha ragione di andar fiera. Su cosa vertono? Su mancanze decisamente vistose:
– sulla non inclusione del diritto d’asilo nelle diverse agende di governo che si sono fin qui succedute;
– sull’intollerabile situazione dei CIE;
– sulle condizioni invivibili delle carceri del Bel Paese;
– sulla discriminazione evidente nei confronti di chi non pratica l’eterosessualità;
– sulla mancata rimozione delle discriminazioni nei confronti delle donne;
– certamente non ultimo, sull’assenza di provvedimenti specifici che governino il Femminicidio (termine ostico ad alcuni, ma preferibile per la sua matrice storica a Femmicidio), mediante la necessaria configurazione giuridica del reato che corrisponde al fenomeno.
Il gruppo che ha elaborato e firmato questo documento è nato da poco, ma non avrà difficoltà ad accrescersi e perché in esso sono confluite donne già in comunicazione diretta tra loro, per precedente frequentazione di altri gruppi o per altra militanza non virtuale, e perché si farà parte attiva nel reperire nuove adesioni, che ne accrescano le possibilità di lavoro e la portata.
È scaturito da una consapevolezza diffusa: in molte delle molte agende politiche che viaggiano alla velocità della luce in vista delle prossime elezioni, si rivelano superficialmente trattati, oppure assenti, alcuni punti che appaiono invece essenziali e per le Donne e per l’intero Paese.
Per dare il senso del nostro lavoro e di ciò che ci siamo riproposte con esso, dobbiamo fare una necessaria premessa. Ci stiamo rivolgendo espressamente a candidate e candidati presenti nelle recenti liste elettorali, quale che sia la loro estrazione politica, affinché valutino le nostre richieste. In questi giorni ascolteremo le loro parole, per accertare se dopo averci lette avranno voluto accogliere le nostre, come speriamo fortemente che sia per poter dare loro il nostro voto.
Scegliere rappresentanti rispondenti è il senso stesso del mandato parlamentare. Per inverarlo, non ci faremo condizionare dall’eventuale appartenenza o militanza o simpatia da parte di noi tutte o di ciascuna di noi per questo o quel partito, per questa o quella collocazione negli scranni della sede parlamentare. Che siano di sinistra, di destra, o di centro, noi GUARDEREMO ATTRAVERSO e non secondo parametri precostituiti. Voteremo, come farete di certo anche Voi, chi risulterà confacente alle nostre esigenze. Ed essendo dotate di memoria e refrattarie ai lavaggi del cervello mediatici, terremo conto di ciascuna cosa anche dopo, quando si passerà dalla XVII alla XVIII Legislatura, che fisiologicamente o per tempi abbreviati – non sappiamo – succederà in ciascuna delle ipotesi all’altra.
Candidate e candidati al Parlamento: non vi chiediamo di “compiacerci” per uno, due o tre punti dell’agenda: noi vi affidiamo TUTTO il nostro pacchetto. Non vi chiediamo di elaborare disegni di legge destinati a marcire negli archivi, ma, al contrario, di lavorare all’interno dei vostri gruppi politici, con un impegno profondo e costante, per la loro approvazione alle Camere.
Disponete di Uffici studi attrezzati, di personale qualificato e retribuito di cui avvalervi per collaborazioni e consulenze: avete a portata di mano quanto occorre affinché dalle linee guida che noi e altre donne vi affidiamo venga fuori realmente il CAMBIAMENTO.
Concludendo con ciò la premessa, passiamo a formulare alcuni punti, posti qui a fondamento del programma.
1 – Tutti i problemi di convivenza nella polis riguardano nello stesso modo e nella stessa misura donne e uomini che abitano in uno stesso Paese. Occorre di conseguenza abbandonare il pregiudizio che porta a considerare le donne come soggetti politici dalle competenze e dagli interessi ristretti alle questioni inerenti la “cura del vivere” – in cui rientrano i problemi relativi all’educazione, al benessere, alla conciliazione dei tempi di vita e lavoro, alla violenza che sia di genere o che si esprima in altre forme e livelli – quasi spettasse unicamente alle donne, che scarso ruolo hanno avuto nel tempo nel disegnare un sistema sociale cresciuto su basi di violenza e potere, porsi accanto al letto del malato assumendosi la responsabilità del dissesto.
Di conseguenza, benché sia nella fase attuale inevitabile che una gran parte delle proposte avanzate verta proprio sulla “cura del vivere”, di cui gli uomini, salvo rare eccezioni, si sono scarsamente fatti carico nel corso dei loro mandati parlamentari, appare necessario e irrinunciabile responsabilizzare sulle questioni citate – oggi come mai fino ad ora – tutti gli uomini che si offrono per compiti di rappresentanza.
2 – Va rovesciata la concezione attuale del rapporto lavoro-vita, che ha sempre inteso la funzione del lavoro come mezzo per la produzione di beni (spesso non necessari) e di servizi, cui subordinare l’organizzazione della vita individuale e collettiva. Ciò che va posto al centro di ogni attività lavorativa è, viceversa, la qualità della vita, che implica il dover conciliare gli schemi di lavoro con le esigenze di donne e di uomini, in termini sia di tempi sia di ritmi.
3 – Va ripensato il modello culturale esistente, ancora di vecchio stampo patriarcale, in funzione del rispetto di genere, valore fin qui sconosciuto nel sociale, e ciò sia mediante interventi sul territorio sia con innovativi programmi nelle scuole e nelle università. Di conseguenza, va potenziata e sovvenzionata appropriatamente l’istruzione e con misure atte a contrastare il fenomeno regressivo della nuova povertà culturale e adeguando i metodi didattici alle modalità cognitive ed espressive delle nuove generazioni. A tali fini, è indispensabile varare un piano nazionale di aggiornamento obbligatorio dei docenti delle scuole di ogni ordine e grado, che non coincida con direttive accademiche ma che preveda sperimentazioni in campo.
4 – La protezione del territorio e il recupero fisico e socioculturale dell’ambiente devono essere posti al centro di ogni intervento che miri alla sicurezza nazionale. Ciò che mette veramente a rischio quest’ultima, molto più dell’invalicabilità dei confini o di qualsiasi clandestinità, che sia essa reale o ipotizzabile, è la distruzione delle risorse naturali dovuta alla devastazione selvaggia, operata in molteplici modi da soggetti e da gruppi aziendali senza scrupoli.
5 – Va tutelata con misure adeguate l’indipendenza dello Stato italiano da ogni altro Stato straniero con cui possano essere stati stipulati accordi vari: la cessione delle libertà fondamentali, relative a uguaglianza dei diritti o a temi etici, è incompatibile col nostro Stato di diritto e coi principi della nostra Costituzione.
6 – La vocazione europea dell’Italia non può essere legata solo all’euro e all’auspicabile stabilità monetaria. Il nostro Stato ha ricevuto sollecitazioni e richiami da diversi organismi europei su più fronti: per le condizioni disumane dei CIE, per gli sgomberi forzati dei Rom, per la situazione delle carceri e per il ritardo sulla rimozione delle discriminazioni a danno delle donne.
Con la Risoluzione n. 37 del 27 settembre del 1978, il Consiglio d’Europa proclamava la necessità che i Paesi membri adottassero legislazioni rispondenti al principio dell’uguaglianza dei coniugi, anche in tema di cognome dei figli. Vi hanno fatto seguito la CEDAW del 1979, ratificata in Italia il 10.07.1985, altre due Raccomandazioni del Consiglio d’Europa e il Trattato di Lisbona del 2007, la cui ratifica in Italia avvenne con Legge n. 130 del 2.08.2008… ma bimbe e bimbi continuano a essere registrati all’Anagrafe con il solo cognome del papà.
In tema di ratifiche ci appare non superfluo ricordare che solo nel settembre 2012 l’Italia ha firmato la Convenzione del Consiglio d’Europa (Istanbul 2011) sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica. Certo, il Governo Monti ha permesso che a dicembre venisse fatto proprio dal Consiglio dei Ministri il decreto di ratifica della Convenzione. Peccato però che si sia aspettato tanto tempo per la firma e di conseguenza anche per il Ddl di ratifica… che guardacaso finirà tranquillamente nel nulla per la fine della presente legislatura.
È arrivato il momento di dismettere il consumato mantello da tartaruga che impedisce l’evoluzione del Paese e che ci espone, sul piano non economico ma sociale, alla perdita di ogni credibilità internazionale. Occorre muoversi, dando ascolto alle Donne.
Pur consapevoli della parzialità del programma qui offerto, che accoglie oggi solo taluni obiettivi, individuati tra quelli più urgenti, passiamo senza ulteriori indugi ad esporli, raggruppandoli per tipologia d’intervento.
TITOLO 1 – INTERVENTI LEGISLATIVI PER L’AMBITO FAMILIARE
TITOLO 2 – MISURE DI CONTRASTO ALLA DISCRIMINAZIONE DI GENERE
TITOLO 3 – MODIFICHE ALLA LEGGE SULLA VIOLENZA SESSUALE
TITOLO 4 – ISTITUZIONE DEL REATO DI FEMMINICIDIO
TITOLO 5 – PROVVEDIMENTI RELATIVI ALLE CARCERI
TITOLO 6 – LAICITÀ DELLO STATO
TITOLO 7 – TUTELA DEL TERRITORIO
TITOLO 8 – REPERIMENTO DELLE RISORSE ECONOMICHE
Sicuramente alcuni degli obiettivi qui esposti coincidono, se non nella formulazione almeno nella sostanza, con obiettivi proposti da altri gruppi. Ne siamo liete, perché questo è il segno evidente di quanto ampia già sia nel Paese la richiesta di urgente cambiamento.
È anche possibile che alcune delle indicazioni qui contenute siano state già anticipate da qualcuna o da qualcuno di voi, candidate e candidati, o che siano addirittura presenti, con formule non troppo lontane dalle nostre, in un qualche programma politico di partito, di movimento o di lista.
Sarete in questo caso liete e lieti di constatare come sia i vostri gruppi di appartenenza sia Voi abbiate saputo raccogliere IN MODO PIÙ O MENO AMPIO gli umori che ATTRAVERSANO ORMAI DA MOLTI ANNI IL PAESE, CHE hanno già prodotto richieste e dato luogo sia a una rete di associazioni femminili notevole, sia ad ampie rivendicazioni nelle piazze, di cui la prima di Se Non Ora Quando rappresenta nell’epoca recente la più numericamente appariscente. Questo fa sì che disponiate oggi di piattaforme operative femminili molteplici, di cui alcune risulteranno più approfondite su taluni temi e altre su altri, con conseguente e sicuro vantaggio per l’efficacia della vostra azione politica.
Il nostro gruppo in crescita non si muove isolatamente dagli altri: crediamo nel fruttuoso rapporto d’interscambio e nel coordinamento necessario di tutte le iniziative ad ampio raggio. Ribadendo l’intenzione già espressa di VOTARE SOLAMENTE COLORO che con profonda convinzione e onestà avranno agito nel proprio gruppo di riferimento politico per l’attuazione del nostro programma e degli altri che sono stati espressi dalle Donne.
IOLE NATOLI – con la collaborazione di Adriana Perrotta, Ilaria Tarabella, Teresa Pezzi
Rif.:http://agendadonneitalia.blogspot.it
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