E’ probabile che Evelina Bledans sia una di quelle che Lucia Annunziata non esiterebbe a considerare “impresentabile” o che tipi come Battiato catalogano tra gli esseri privi d’umanità. Leggendo su Repubblica la notizia che ha per protagonista una bella attrice russa, in tal senso, ogni dubbio è fugato e infatti ecco cosa scrivono: “Pur essendo laureata all’accademia d’arte drammatica sovietica, Evelina Visvalvodna Bledans non è infatti quella che si dice un’attrice impegnata. Per anni ha giocato sul suo corpo perfetto e anche su quel suo cognome di origine lettone che, pronunciato in russo, suona come una parola molto volgare per definire una prostituta. I suoi 41 film, nessuno dei quali memorabili, sono famosi soprattutto per le scene di sesso e di nudo. Le sue trasmissioni televisive, seguitissime soprattutto dal pubblico maschile, si chiamano "Love", oppure "La rivoluzione sessuale di Evelina". Insomma, per Repubblica se non sei Luciana Littizzetto o Valeria Golino o Serena Dandini guai a pensare minimamente di definirti attrice, al limite puoi essere alla stregua di una cabarettista dei bassifondi catto-social-fascisti.
Comunque sia, a prescindere dal giudizio di Repubblica, Evelina ha compiuto un gesto che le tre attrici sopracitate, in nome del progresso e dell’autoderminazione delle donne, forse, mai e poi mai avrebbero compiuto. Evelina, infatti, dopo aver scoperto di essere incinta di un figlio down, non solo non ha voluto abortire, addirittura è andata contro la barbara usanza russa secondo la quale i genitori possono affidare senza dare spiegazioni i bambini affetti da menomazioni di qualunque genere alle speciali "Case dei bambini" di Stato, strutture statali che, a detta degli stessi enti governativi che le gestiscono sono dei fetidi, poco attrezzati e fatiscenti luoghi.
Ora, sarà pure che Evelina non è la quintessenza della castità (e scagli la prima pietra chi è senza peccato!), ma ha dato alla luce il suo piccolo e di lui oggi dice: “Semen è una persona. Sente il mio affetto e me lo restituisce. Non solo non mi vergogno di lui ma mi vanto di avere un figlio speciale“. Cara Evelina, forse non sarai quella che può definirsi “presentabile”, ma a noi del “cattiverio sociale” (e “impresentabili” come e più di te!) ci fai tanta tanta simpatia. E quando andrai a Roma a “La locanda dei girasoli” (che in questo momento ha pure bisogno di tanto aiuto) facci un fischio che magari ti raggiungiamo: a noi di essere impresentabili importa poco!
Nicola Currò