Il mondo italiano GLBT avrà uno spazio privilegiato alla 28a edizione del Torino GLBT Film Festival “Da Sodoma a Hollywood”, che si terrà a Torino dal 19 al 25 aprile.
Sono circa 120 i film presentati, in rappresentanza di 34 nazioni. A fare la parte del leone, anche quest’anno, gli Stati Uniti con 36 opere. Poi, Israele 6 titoli, Canada 5 e Australia 4. Dall’America Latina ne arrivano ben 20. Tra gli europei: 14 provengono dalla Spagna e 11 dalla Francia, poi ci sono Germania, Danimarca, Belgio, Olanda, Inghilterra, Polonia e Croazia. È importante segnalare i film provenienti da paesi come Iran, Libano, Marocco, Pakistan e Taiwan.
L’Italia propone 20 opere sparse nelle varie sezioni, la maggior parte delle quali inserite in un Focus dedicato ai film nazionali: Chilometro Zero, che presenta autori nostrani i quali, con pochi mezzi e molta passione, si cimentano nella battaglia della creatività e della diffusione della realtà GLBT. Verità, ironia, realismo sono gli ingredienti che con differenti sfaccettature si trovano nella selezione proposta.
In programma due serie web tutte torinesi, quella in anteprima del collettivo “Le BADhOLE”, Re(l)azioni a catena a firma di Silvia Novelli, e un sunto delle ultime puntate di “G&T” di Francesco D’Alessio. Poi, fra gli altri, i documentari Nessuno è Perfetto di Fabiomassimo Lozzi, Le lesbiche non esistono di Laura Landi e Giovanna Selis e il docu-fiction Il rosa nudo di Giovanni Coda.
C’è anche una forte presenza musicale con i videoclip di Paolo Ferrarini (musicista indipendente), in grado di proporre un’acuta commistione tra visione, messaggio ed emozione.
Anticipazioni nelle altre sezioni: nel Concorso lungometraggi vi saranno due anteprime internazionali, l’australiano Monster Pies di Lee Galea, una sorta di Romeo e Giulietta in versione gay, e il messicano Todo mundo tiene a alguien menos yo di Raul Fuentes.
Nel Concorso documentari da segnalare Paul Bowles: The Cage Door is Always Open di Daniel Young, un toccante lavoro su Paul Bowles, il padre della "beat generation" e Codebreaker di Clare Beavan e Nic Stacey, un ritratto di Alan Turing considerato il pioniere dell’intelligenza artificiale e dell’informatica. In pochi sanno che era gay.