Papa Bergoglio, intrapreso il “V° viaggio colombiano” , auspicato dal suo conterraneo Alberto Caturelli, come un “nuovo cristoforo”, si appresta oggi a rianimare la nostra vecchia e degenerata Europa che ha da troppo tempo dimenticato la propria identità, quella Cristianità europea che nel 1492 permise a Colombo tramite il papato e la monarchia spagnola di scoprire conquistare ed evangelizzare il Nuovo Mondo, divenendo Iberoamerica. E come tutti hanno potuto constatare Papa Francesco, con molta semplicità, con lo spirito francescano e ignaziano ha iniziato subito l’arduo compito. Per avere contezza dello stato degenerativo del nostro continente presento alcuni fatti che mi hanno colpito nel libro di Vittorio Messori, La Chiesa di Francesco, pubblicato da Il Corriere della Sera. L’Europa, umbilicus Ecclesia, la situazione non è rassicurante, a cominciare dall’azzeramento delle vocazioni al sacerdozio secolare che sta “dissolvendo buona parte della millenaria rete delle diocesi e delle parrocchie, per mancanza di personale ecclesiastico che possa succedere a chi muore o si ritira. Diocesi di milioni di battezzati danno da molti anni un numero di ‘preti novelli’, come un tempo si diceva, inferiore al numero delle dita di una mano”. Pertanto, ormai gli accorpamenti sono la norma.“Vi sono diocesi dove, – scrive Messori – per la santa Sede, è difficile persino trovare, nel clero locale superstite, qualche candidato adeguato per consacrarlo vescovo del luogo; vi sono episcopi in grandi, magnifici palazzi dove il presule è quasi solo, in una infilata di sale e saloni deserti”.
Nel nord europa molte chiese sono diventate multisala cinematografiche, salae da giochi, in qualche caso sex-shop. In Austria, il clero in rivolta contro Roma, molti parroci vivono apertamente in concubinato per protesta contro il celibato obbligatorio. In Olanda, racconta Messori, c’è un gigantesco magazzino, si puo visitare anche il sito internet, dove si può trovare di tutto. “Quei capannoni – scrive Messori -sono un ammasso (svenduto a prezzi stracciati, vista l’esiguità della domanda) dell’intero contenuto di luoghi di culto abbandonati o adibiti a usi del tutto profani”. Qui si tocca con mano la debacle cattolica del nostro Continente. E’ veramente triste vedere quel cumolo tragico di statue di santi, di quadri edificanti, di Via Crucis, di tabernacoli, di campane e campanelli, di vasche battesimali, di altari, di ostensori, di candelabri, di confessionali, di inginocchiatoi, di vetrate, di armadi da sagrestia, di abiti liturgici. A improbabili acquirenti – scrive Messori- si propongono persino le venerate reliquie di santi, racchiuse in artistiche cornici”. In pratica si tratta di una vera e propria discarica, per tutto ciò che fu ‘cattolico’, dove pare i clienti siano scenografi cinematografici e teatrali o arredatori eccentrici in cerca di un pezzo curioso, magari per qualche abbinamento blasfemo per bar, discoteche, garconniers”. Nella programmazione urbanistica dei quartieri delle varie periferie delle metropoli europee, che un tempo erano cattoliche, non è previsto uno spazio per l’edificio ecclesiale. Mentre si levano rumorose rivendicazioni islamiche, appoggiate da certi politici e intellettuali “illuminati”, se quei piani non prevedono l’ormai obbligatoria moschea. Naturalmente di questa indifferenza sono colpevoli i cattolici. I seminari sono semivuoti, per i pochi superstiti, c’è l’insegnamento di teologi e biblisti che non sempre rispettano le indicazioni che vengano da Roma. In pratica per Messori allo scarso clero manca una cultura adeguata, la prospettiva, il punto di vista cattolico. Molto si è scritto sulla sudditanza di certo clero nei confronti del marxismo, per più di vent’anni dopo il Concilio Vaticano II. Messori racconta un episodio che ha visto protagonista il cardinale Pellegrino di Torino, visitando un grande seminario, fu accolto dai giovani seminaristi, allora ancora in talare, col pugno chiuso, al grido di “Viva Marx! Viva Lenin! Viva Mao Tze Tung!”. Oggi magari il marxismo non è più di moda ma c’è “il relativismo liberal, etico, soprattutto la political correctness, un’ideologia diabolica, dalle apparenze quasi cristiane ma fondata su ciò che il Cristo più detesta: l’ipocrisia, l’eufemismo ruffiano, la manipolazione delle parole per nascondere la realtà nella sua verità”. Le vocazioni alla vita religiosa sono ai minimi termini, anzi sono destinati inevitabilmente all’estinzione a meno che intervenga qualche imprevisto come un leader carismatico che fa risorgere la famiglia religiosa. Mentre in passato i beni delle congregazioni venivano sequestrati con la violenza come durante la Rivoluzione Francese, da Napoleone, o dai governi anticlericali dell’ottocento. Oggi, “in tutta Europa è in vendita, o già venduto, o affittato per scopi profani, parte del grande patrimonio edilizio delle famiglie religiose”. Messori nel libretto ricorda il grande ruolo che hanno avuto nella Storia i vari ordini religiosi, la loro scomparsa provocava un disastro non solo religioso ma anche sociale. Infatti,“coloro che negano le radici cristiane dell’Europa non peccano verso la Chiesa ma verso la Storia”.
Messori racconta del “tormentato rinnovamento postconciliare” , che alla fine“si è rivelato incapace di attirare nuove vocazioni: anzi in certi casi, le ha rese ancor più improbabili (…) Dopo il Concilio Vaticano II si è scelta la strada opposta a quella praticata in tutta la storia della Chiesa, dove rinnovamento e riforma sono stati ottenuti non con l’allentamento ma, al contrario, col rafforzamento dell’austerità, del sacrificio, del rigore di vita”. L’ammonimento di San Benedetto a chiunque intraprendeva la via perfections era: “nihil operi Dei praeponatur”, nulla sia anteposto all’ufficio divino, neanche una partita di Champions League, come è capitato in un monastero. Messori non intende emettere giudizi drastici sul declino delle famiglie religiose, ci sono tante variabili al problema, non bisogna dimenticare che ogni vocazione al sacerdozio o alla vita religiosa è un dono di Dio. Non la si ottiene con “riforme “ solo umane, come hanno inteso fare nel postconcilio. In pratica sta morendo una cristianità (un modo di vivere il cristianesimo delle varie famiglie religiose) nel primo millennio eranacoretico, poi subentra quello monastico, accanto ai sacerdoti secolari. Certo occorre distinguere il cristianesimo dalle cristianità che si susseguono nella Storia e che incarnano la fede nei diveris periodi. Segno evidente sono a questo proposito gli stili architettonici ecclesiali: dal romanico, al gotico, al rinascimentale, al barocco, al neoclassico e così via. Ognuno di questi stili ha espresso la fede di sempre, con risultati di aver creato dei capolavori. Per Messori siamo in una fase di passaggio epocale, probabilmente ancora lunga e certamente dolorosa.“La Chiesa muta, col tempo, le sue istituzioni, il suo aspetto esterno stesso, ma non muta natura e non muta lo scopo essenziale per il quale è stata istituita, la salvezza delle anime”. E poi c’è la questione dei laici, cattolici ed ex cattolici, in Europa c’è l’abbandono in massa della messa domenicale, dell’indifferanza e in alcuni casi c’è l’ostilità nei confronti della Chiesa, fino alla persecuzione, tanto che i sociologi hanno coniato il termine di “cristianofobia”. Alla prossima.
DOMENICO BONVEGNA
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