La cultura di genere per un Rinascimento siciliano

Meglio prevenire, curare prima, piuttosto che combattere dopo: la saggia regola vale sempre. Anche per la discriminazione di genere. Il femminicidio, l’omofobiae il disprezzo verso l’omosessualità maschile e femminile, lo stalking, il sessismo vanno prevenuti educando ragazze e ragazzi alla conoscenza e alla cura di sé, all’ascolto dell’altroa diverso da sé, destrutturando stereotipi, suggerendo modellidi rispetto, equità, parità. I percorsi di conoscenza e cura del sé maschile e femminile sono lenti, delicati, perché impegnano l’identità della persona, perché viviamo e veniamo da un abisso di sottocultura di genere. Si tratta quindi di un lavoro complesso, che necessità di competenze alte, di percorsi formativi permanenti e continuativi, di un’azione culturale fondamentale nella quale devono impegnarsi, cooperando, innanzitutto la scuola e l’università: la scuola, luogo di ri-elaborazione dei saperi, che raggiunge tutte e tutti, istituzione preposta alla formazione della persona, dei cittadini e delle cittadine; l’università, luogo di ricerca e di elaborazione dei saperi. La promozione della cultura della differenza, dunque, come percorso fondamentale che precede e accompagna gli interventi legislativi o penali contro ogni forma di discriminazione e di violenza. Ebbene, in Italia, nel disastro della diffusa sottocultura di genere, non solo si dimentica di andare avanti, anzi si torna indietro, decidendo di buttare via qualcuna delle poche recenti conquiste di civiltà e cultura fatte in nome del valore della differenza: così l’università della Calabria decide di abolire la cattedra in "Gender studies"-disciplina che nel resto d’Europa e in America vede fiorire un’intensa attività di ricerca. L’insegnamento è affidato da quindici anni a Laura Corradi, studiosa di fama internazionale, già docente presso l’università della California. La motivazione è grossolana e naturalmente ci riporta alla necessità di economie: l’insegnamento di studi di genere è superfluo. Eppure, racconta Laura Corradi, l’hascelto fino a poco tempo fa un centinaio di studenti. E’ vero il numero dei corsisti è drasticamente sceso negli ultimi due anni, ma la studiosa in una recente intervista spiega che non poteva andare altrimenti dopoche la facoltà ha scelto di collocare le sue lezioni negli stessi orari di altre discipline obbligatorie. La Corradi, nella stessa intervista, descrive un ambiente accademico maschile e maschilista che si autotutela, tagliando e scoraggiando intrusioni preoccupanti. Perché mai un sistema di potere, come è quello accademico, dovrebbe tutelare o solo lasciar viverechi semina la cultura che vuole distruggere e rinnovare quel sistema? E qui il cerchio sembrerebbe chiudersi. Ma non vogliamo che sia così. Non possiamo rassegnarci a lasciare ai nostri figli e alle nostre figlie, alle nostre e ai nostri studenti un Paese di sottocultura, sottosviluppo, sessista e omofobo, dove la differenza è problema e non risorsa, dove 120 donne sono state uccise in un anno da uomini a loro cari e vicini, dove la povertà e la disoccupazione delle donne, la loro debole partecipazione alla politica e alle carriere ci collocano tra i paesi più poveri e con minori opportunità di sviluppo. E allora confidiamo nella politica intelligente, nelle menti aperte al futuro, nutrite di conoscenza, alle quali sono cari l’equità, la coesione, lo sviluppo, perché non solo venga confermata la cattedra calabrese, ma prenda avvio un nuovo progetto: un piano complessivo e permanente di educazione alla differenza. La Sicilia, il cui governo ha già dato chiari segnali di apertura e attenzione alle pari opportunità – potrebbe muoversi in questo senso e fare da apristrada, incentivando percorsi di genere presso le facoltà, sostenendo la formazione dei docenti e la sistematizzazione della molteplicità di esperienze didattiche e pratiche virtuose già da anni, nel silenzio, senza sistematicità, realizzate nelle nostre scuole, soprattutto in quelle siciliane e dell’Italia meridionale. Il Sud come modello di sviluppo, attraverso la cultura della differenza: che sia l’inizio di un Rinascimento siciliano!

Pina Arena