MORTE DETENUTO MALATO 78ENNE

“Non posso fare a meno di manifestare la mia preoccupazione e la mia rabbia per il senso di impotenza che è inevitabile provare di fronte a queste notizie. Anche perché questo caso, purtroppo, non è l’unico registrato nelle ultime settimane”. È quanto ha dichiarato Alessandra Naldi, Garante per il Comune di Milano dei Diritti delle persone private della libertà, a seguito della notizia della morte di una persona di 78 anni, detenuta nel carcere di San Vittore e gravemente malata, a cui il magistrato di sorveglianza non avrebbe riconosciuto l’incompatibilità con il carcere.
“Sempre nel carcere di San Vittore, nel III° reparto, a metà marzo, è morto un giovane tossicodipendente – ha spiegato Naldi –. Pare che stesse male già durante il giorno e che sia deceduto durante la notte. All’inizio di aprile, sempre nello stesso reparto, è morto un altro giovane detenuto. Entrambi i decessi sembrerebbero imputabili a cause naturali, ma i compagni di detenzione riferiscono di una lunga attesa prima dell’intervento dei sanitari, fatto normale in un carcere in cui di notte un solo agente deve controllare più piani. Inoltre, in uno di questi due casi, sembra ci fosse stata una caduta dal letto a castello qualche ora prima del decesso. Un altro decesso, catalogato come suicidio, è stato registrato a metà marzo nel reparto di massima sicurezza del carcere di Opera. Quattro morti in un mese e mezzo sono francamente troppi. Chiedo che la Magistratura faccia piena luce su questi casi, individuando eventuali responsabilità. Ma chiedo anche che si faccia tutto il possibile perché casi simili non si debbano più ripetere”.
“Nel corso dei primi mesi della mia attività – ha proseguito il Garante – ho ricevuto molte segnalazioni di persone detenute nonostante una situazione di palese incompatibilità con le condizioni detentive. Persone anziane, invalide o gravemente malate sono costrette a vivere nelle celle chiuse per la maggior parte della giornata, in condizioni detentive e con un’assistenza sanitaria inadeguate. Per fare un esempio, nel Centro clinico di San Vittore, dove sono detenute diverse persone cardiopatiche o a rischio per le loro patologie, le celle non sono neanche dotate di un campanello per richiedere aiuto di notte. E, comunque, in vari reparti del carcere, un solo agente di notte deve controllare più piani, e quindi i tempi di intervento in caso di urgenza sono ovviamente troppo lunghi. Così la carenza di personale e di risorse all’interno del carcere impediscono spesso di intervenire in tempo per salvare vite umane. Molte morti in carcere si potrebbero, e si devono, evitare”.