
In questi giorni nella Redazione di Ristretti Orizzonti abbiamo scelto di non commentare a caldo la sentenza su Stefano Cucchi perché abbiamo preferito discutere insieme al nostro Direttore Ornella Favero sulla morte tragica di quel ragazzo. E ne è venuto fuori che nessuno di noi voleva la vendetta, la condanna e il carcere per i medici, gli infermieri, gli agenti della polizia penitenziaria o i carabinieri, ma tutti volevamo la verità e la giustizia per Stefano, la sua famiglia e per le numerose morti che accadono nelle nostre carcere. Poi la discussione è proseguita e abbiamo parlato delle negligenze, delle omissioni e delle rigidità di alcuni politici e funzionari ministeriali che hanno trasformato le carceri italiane in luoghi dove si muore facilmente. Dove, purtroppo, accade che un ragazzo entri sano in carcere e muoia senza che nessuno se ne accorga. E non è di nessuna consolazione che non si sappia se è morto di botte, di fame o di sete o se è colpa dei carabinieri, degli infermieri, dei medici o della polizia penitenziaria. Ci basta sapere che Stefano non c’è più e non doveva morire e che nelle nostre patrie galere si muore facilmente come in guerra. E si muore di suicidio, di malattie a volte curate male e tardi, a volte di morte “non chiara”. La Redazione di “Ristretti Orizzonti” crede che le garanzie e l’umanità del mondo esterno non si dovrebbero fermare davanti alle porte e alle sbarre di un carcere. E per questo propone a tutti i prigionieri in Italia, per il giorno 15 luglio 2013 alle ore 13.00, di fare cinque minuti di silenzio per ricordare Stefano Cucchi e tutti i morti di carcere. Spesso nelle nostre galere non hai una scelta, o speri o muori, ma alcuni, come gli ergastolani ostativi a qualsiasi possibilità di libertà, non possono fare nessuna delle due cose, e allora sognano. Sognano che qualcosa, finalmente, possa cambiare.
Carmelo Musumeci
Redazione di Ristretti Orizzonti
Carcere di Padova