La Commissione europea ha chiesto la distruzione immediata di un muro in cemento che si trova nella città di Košice, nella parte orientale della Slovacchia. Il muro servirebbe a isolare una comunità Rom all’interno di un parcheggio. Si tratta di una costruzione eretta intorno a un parcheggio e voluta dai cittadini, allarmati per il numero di furti che si verificavano nel quartiere, in maniera particolare alle automobili. Il muro, di 25 metri di lunghezza e alto 2 metri, impedisce ai Rom di raggiungere il centro citta’ passando per le proprietà private. Il nuovo muro in realtà ne segue un altro che era stato costruito dalle autorità locali alcuni anni or sono. Il Consiglio comunale difese il primo muro puntando sulla necessità di riduzione del rumore, sostenendo allo stesso tempo che poteva essere utilizzato anche per giocare a tennis e squash. La barriera, che ora è lunga 500 metri in totale, impedisce ai Rom di utilizzare un prato come scorciatoia per il centro città. La polizia non ha però accusato o arrestato membri della comunità Rom.
Per Androulla Vassiliou, Commissaria europea per l’Educazione e la Cultura, in una lettera al sindaco di Košice, Richard Rasi.ha dichiarato che la costruzione di barriere fisiche rappresenti una rottura totale con quelli che sono i valori sui quali si fonda l’Unione europea come, appunto, il rispetto della dignità umana e i diritti dell’uomo, compresi quelli delle minoranze. Il muro va quindi abbattuto. Košice è una metropoli di 240mila abitanti, oltre che uno dei poli industriali del Paese. La città è appena stata designata come una delle Capitali europee della Cultura e la. costruzione di un muro ‘anti-rom’ che è causa di "segregazione" di una parte della popolazione è "incompatibile con la ragione del titolo di Capitale europea della cultura", ha protestato Vassiliou. Il muro di cui parla Vassiliou non è il solo nel paese: se ne contano 8 nella sola regione, tutti costruiti dal 2009 in avanti. In tutto, in Slovacchia, sono 14, riportano il quotidiano Libération e il sito romovia.sme.sk. La comunità Rom in Slovacchia conta circa 106mila persone, su una popolazione totale di 5,4 milioni di abitanti. Il numero è probabilmente più alto, ma chiaramente di difficile stima. Arne Mann, studiosa all’Accademia slovacca delle Scienze sostiene, infatti, che in realtà si tratti di 350mila persone, che in maggioranza vivono in case senza elettricità né acqua, lontane dai maggiori centri abitati. Intanto il sindaco di Košice ha fatto sapere che il muro in questione era stato costruito dalla precedente amministrazione in maniera illegale e che non era stata data, ancora, alcuna autorizzazione. Inoltre, ha scritto una lettera al Commissario europeo per la Cultura Androulla Vassiliou nella quale assicura che le autorità comunali intraprenderanno un’azione legale per la rimozione di un muro che separa un certo numero di famiglie rom dalla maggioranza “bianca” degli slovacchi nel quartiere Kosice-Zapad. La lettera, seguiva in risposta alle proteste della Vassiliou sulla violazione, con l’erezione del muro, della posizione dell’UE nei riguardi di razzismo e segregazione.
Per Giovanni D’AGATA, presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, atti di violenza e sgomberi di campi avvengono quotidianamente in tutta Europa nell’indifferenza quasi generale, sia della società civile che delle classi politiche. In molti villaggi europei le comunità Rom vivono separate dal resto della popolazione, spesso segregate da muri costruiti dalle autorità apposta per isolarli. mentre l’elenco delle discriminazioni potrebbe essere molto più lungo. Anche in Italia anche se il muro in realtà è una cancellata è stata costruita 350 metri di barriera per impedire ai nomadi di entrare in un’area usata da anni come accampamento anche se abusivo. Uno dei primi sbarramenti del genere in Italia, costruito non in un comune a guida leghista, ma a Sesto San Giovanni, l’ex Stalingrado di Italia. Proprio per tali ragioni, poiché si sta pericolosamente affermando l’idea che questi atti di violenza rientrino nella normalità, il sussulto della Commissaria europea per l’Educazione e la Cultura è servito a ricordare che i valori sui quali si fonda l’Unione europea sono il rispetto della dignità umana e i diritti dell’uomo, compresi quelli delle minoranze.