di Maurizio Compagnone
Opinionista de “La Gazzetta italo brasiliana”
In una giornata afosa le donne di Riyad, coperte nel loro Hijab, hanno sfidato il Governo, le autorità, ma sopratutto il Principe Bandar bin Sultan capo indiscusso della GIP "General Intelligence Presidency”, l’uomo che ha indirizzato pesanti minacce alle donne che avessero avuto l’ardire di mettersi al volante.
Il mondo culturale arabo si muove verso l’abolizione di questa imposizione barbara e oscurantista. La nota scrittrice Maha al Aqeel ha deciso di sfidare le leggi e mettersi al volante con suoi parenti stretti.
Un dibattito è esploso all’interno della Shura Consulta del “Consiglio”.
I membri conservatori temono che il Re possa cedere concedendo il diritto alle donne di mettersi alla guida, sarebbe una sconfitta per il controllo dell’uomo sulla donna. Gli uomini temono il prossimo passo delle donne, il riconoscimento dell’esercizio del voto. Se dovesse cadere anche quest’ultima imposizione la stessa monarchia assolutistica sarebbe a rischio, non solo, ma potrebbe essere un boomerang per il Regno.
L’Arabia Saudita è l’unico paese dove la Costituzione è rappresentata dal Corano e le leggi sono promulgazione della Sharia le “leggi interpretate secondo l’Islam”.
La caratteristica delle donne in qualsiasi parte del mondo è la testardaggine, la caparbietà e la decisione, insito nel loro DNA.
E’ bastato dare loro un segnale di Luce per cogliere l’occasione.
Per la prima volta nella Consulta del Consiglio, gli Uomini sono terrorizzati tanto da scendere in piazza, abbiamo sentito proclami e accuse verso l’occidente come i cospiratori della protesta.
La Consulta ritiene che dietro ci possa essere Londra, memore di una firma estirpata il 20 maggio 1927 a Gedda con cui si riconosceva l’Indipendenza dell’Arabia Saudita.
Anche se montano voci che potenti lobby americane, spaventate dallo strapotere di Bandar bin Sultan, possano essere i mandanti della protesta.
I lobbisti temono che il Re Abd Allāh presto possa presto essere rimosso proprio dal suo Presidente dell’Intelligence, il Principe Bandar.
Se così fosse cadrebbero tutti gli accordi economici, soprattutto petroliferi sottoscritti con Re Abd Allah e la famiglia reale.
Il Principe Bandar all’interno della famiglia reale è un uomo molto rispettato ma soprattutto temuto visto il suo profilo inquietante e controverso. Con il denaro a sua disposizione è in grado di condizionare le sorti del Medio Oriente, è cosa nota che dietro i “Ribelli” in Siria c’è la sua mano nera, finanziatore, fornitori di uomini e armi.
Costui è l’uomo nero che dovrebbe far alzare le antenne all’occidente.
In questo momento è fondamentale impedire che possa diventare il nuovo regnante dell’Arabia Saudita.
L’occidente non deve assolutamente aprire un dialogo con questo oscuro personaggio.
Costui è l’uomo che ha avuto l’ardire di recarsi a Mosca con una valigetta con 15 Mld di titoli da elargire al Presidente Putin, in cambio della sua rinuncia a sostenere la causa del Presidente Siriano Bashar al Assad.
Putin diplomaticamente ha ringraziato e rifiutato l’offerta.
Con un interlocutore simile, meglio non iniziare neppure un dialogo.
Alcuni temerari hanno osato sfidarlo, non solo rivelando il suo viaggio misterioso a Mosca, ma soprattutto colpirlo in casa sua. Il popolo arabo deve essere messo a conoscenza delle intenzioni “bellicose” del Principe Bandar bin Sultan, il quale dal suo Olimpo tenta di minare l’area medio orientale, imponendo il Corano alle Costituzioni vigenti e la Sharia quale Legge di Dio.
Noi ci appelliamo affinché le donne abbiano il sacro diritto di mettersi alla guida come in qualsiasi parte del mondo. Perché il Governo non rilascia patenti visto che né la “Sharia” e né le norme sulla circolazione vietano esplicitamente le donne di guidare? Non conosciamo l’arabo ma sappiamo documentarci.
Un vulnus lo abbiamo trovato ora devono darci spiegazione. Se nella Sharia la “Legge di Dio” non si esplicita il divieto alle donne di guidare, il Governo di Riyad commette un grave abuso di cui il si sta macchiando.
Per fortuna il popolo non è così oscurantista, le donne che hanno avuto l’ardire di mettersi al volante sono state sostenute da cori incitanti e cartelli entusiastici.
Un segnale positivo, che arriva dirompente sulla tenuta della Monarchia stessa.
Attendiamo la presa sull’opinione pubblica del primo grande Drive Women e gli sviluppi successivi; se il governo mostrerà tolleranza, allora passiamo alla prossima Operazione, “Riyad 2.0 – Gets women the vote”.
Finiranno caro Sceicco Saleh bin Saad al Lohaidan le tue argomentazioni sul divieto alla guida alle donne, vorremmo sapere le tue parole da quale trattato scientifico assurgono, lasciamo alla comunità scientifica di giudicarle, noi le riportiamo come da Lei enunciate “If a woman drives a car that could have negative physiological impacts as physiological medical studies show that it automatically affects the ovaries and pushes the pelvis upwards – Se una donna guida una autovettura, potrebbe avere effetti fisiologici negativi come studi medici fisiologici dimostrano che colpisce automaticamente le ovaie e spinge il bacino verso l’alto”.
Vorremmo saper in quale testo scientifico sono state pubblicate simili ricerche.
Ma nonostante le minacce e le pressioni, un centinaio di donne hanno voluto sfidare i divieti imposti delle autorità e sono scese in strada guidando le fiammanti autovetture dei loro compagni.
Un successo, la prima vera rivolta al femminile, numerosi gli attestati di solidarietà arrivati da tutto il mondo arabo, anche dai maschietti.
La polizia ha osservato le donne al volante senza applicare sanzioni e qualcuno degli agenti di polizia, si è lasciato sfuggire anche qualche battuta “Women drive better than men – Le donne al volante sono meglio degli uomini” uno schiaffo morale ai maschietti retrivi”.
Le donne alla guida era munite di patenti conseguite negli Emirati Arabi, in Siria o Libano.
Uno spettacolo unico vedere le donne fare shopping negli Store con i loro enormi Suv, sotto gli occhi increduli di uomini ma soprattutto di donne invidiose che hanno mostrato poco coraggio.
La maggior parte delle donne erano alla guida con figli e compagni al seguito, qualcosa che rimarrà indelebile nella comunità di Riyad.
La protesta ha portato scompiglio nella Shura la Consulta del Consiglio, ora le donne chiedono che si apra un dibattito alla luce dei nuovi accadimenti.
Tre membri femminili, dell’elite accademica, componenti della Shura “Consiglio Consultivo”, dott.sse Latifa Al-Shaalan, Haya Al-Mani, e Mona Al-Mashit hanno chiesto espressamente di abolire il divieto di guida alle donne. Tre donne dal notevole profilo che hanno il potere di influenzare la decisione degli altri componenti della Consulta nel Consiglio.
Sull’Arabia Saudita spira un vento al femminile, la speranza è una monarchia da rifondare con piedistalli solidi partendo dalle sue fondamenta: una “Costituzione”, che non sia più espressione delle Leggi del Regno, dicasi “Corano”, e leggi islamiche Sharia.
Bisogna ripensare all’intera impalcatura per approdare verso una Monarchia Costituzionale con poteri limitati al Sovrano e stabiliti dalla Costituzione.
Oggi è ancora più impellente prendere decisioni in tal senso, anche alla Luce dei prossimi eventi, il Principe Bandar bin Sultan un uomo senza scrupoli e poco avvezzo al rispetto delle Leggi si appresta a spodestare l’attuale Re Abd Allāh.