Non c’è solo la donna da difendere ma anche l’uomo!

Di inutili celebrazioni atte a dividere il popolo come il 25 aprile o il primo maggio, l’Italia ne era già abbondantemente satura. Ciò nonostante, l’italiota intellighenzia laica, ha deciso di aderire all’ennesima bufala ideologica partorita dai burocrati dell’Onu chiamata giornata contro la violenza sulle donne. Sebbene la statistiche del cosiddetto femminicidio (altro neologismo di conio ideologico) rispecchino percentuali irrilevanti e sempre uguali sin dai tempi di Adamo ed Eva, lo scorso 25 novembre migliaia di donne accompagnate da non pochi sottomessi maschietti, hanno fatto capolino nei media, nelle piazze e nei dibattiti pubblici per vomitare penosi fiumi di parole all’indirizzo dell’universo maschile. Nessuna delle indignate in gonnella, anzi, vista la moda del scimmiottamento dell’uomo, in pantaloni, ha in realtà speso parole in difesa della dignità della donna, la maggioranza si è limitata ad aggiungere tasselli alla mai sopita rivoluzione femminista. Non una parola di autocritica verso i doveri famigliari: fedeltà coniugale, diritto dei non ancora nati a nascere, diritto dei bambini a non essere scaricati 8 ore all’asilo e diritto delle minorenni a non essere educate come Lolite dal condom facile. Sul piano umano, nessun testo filosofico, religioso o antropologico, dichiara che la donna è migliore dell’uomo. Se l’uomo sembra più violento della donna, è solo per via della conformazione fisica. Gli innumerevoli casi di donne che hanno ammazzato i lori figli e mariti o che hanno depredato il patrimonio del coniuge divorziato, sono macchie non cancellabili da chi alza la voce per sfuggire alle proprie mancate responsabilità.

Gianni Toffali