Mandela e Papa Giovanni XXIII tra i Giusti di Milano…

Nelson Mandela, Papa Giovanni XXIII, Beatrice Rhoner e i milanesi don Giovanni Barbareschi, Fernanda Wittgens, Giuseppe Sala sono le sei figure esemplari che Milano onorerà al Giardino dei Giusti di tutto il mondo sulla collina del Monte Stella il prossimo 6 marzo, Giornata europea dei Giusti. Nel corso della cerimonia pubblica saranno piantati nuovi alberi e nuovi cippi dedicati a chi, in determinati contesti storici segnati dal male, ha scelto il bene e praticato l’esercizio della responsabilità: religiosi e laici che hanno agito per interrompere la catena del male e per aprire le strade del dialogo, della riconciliazione e della pace, facendo sempre appello al primato della coscienza.

Lo ha deciso l’Associazione per il Giardino dei Giusti di Milano, che vede soci fondatori il Comune di Milano, l’Unione delle Comunità ebraiche Italiane e il Comitato per la Foresta dei Giusti-Gariwo: in particolare, i sei nuovi nomi per il 2014 sono stati individuati dall’Assemblea e ratificati dal Comitato dei Garanti.

Nelson Mandela, simbolo della lotta all’apartheid scomparso lo scorso 5 dicembre, nei 27 anni trascorsi in carcere ha coltivato i valori di umanesimo e fratellanza, trasformando l’odio e la violenza in un progetto di riconciliazione tra le diverse anime del Sudafrica;
Angelo Giuseppe Roncalli (Papa Giovanni XXIII), delegato apostolico a Istanbul dal 1935 al 1944, ha agito per soccorrere migliaia di ebrei in fuga dalla persecuzione nazista. È scomparso 50 anni fa, nel 1963;
Beatrice Rohner, insegnante svizzera, ha salvato ad Aleppo moltissimi bambini rimasti orfani durante il genocidio degli armeni del 1915 messo in atto dal Governo dei Giovani Turchi. È morta nel 1947;
E ancora tre Giusti milanesi:
don Giovanni Barbareschi, ha portato in salvo in Svizzera migliaia di antifascisti, ebrei e prigionieri politici, procurando loro documenti falsi attraverso la sua “organizzazione di soccorso cattolico” (OSCAR);
Giuseppe Sala, presidente dell’Opera San Vincenzo, ha gestito direttamente la rete di aiuti ad antifascisti, soldati ed ebrei in fuga, per i quali trovava ricoveri e organizzava il trasferimento oltre confine;
Fernanda Wittgens, donna di cultura, direttrice della Pinacoteca di Brera dal 1941, ha messo al sicuro le opere d’arte dalle requisizioni naziste e aiutato numerosi ebrei a fuggire nella vicina Confederazione elvetica. È morta nel 1957.

Il Giardino dei Giusti di Milano, il primo in Italia e il quarto nel mondo dopo Gerusalemme, Yerevan, Sarajevo, è stato inaugurato il 24 gennaio 2003.

I primi alberi sono stati dedicati proprio ai promotori degli altri tre Giardini dei Giusti nel mondo: Moshe Bejski, in onore dei Giusti tra le Nazioni; Pietro Kuciukian, in onore dei Giusti per gli Armeni; Svetlana Broz, in onore dei Giusti contro la pulizia etnica della Bosnia-Erzegovina.

Le altre intitolazioni sono state per Andrej Sacharov, in onore dei Giusti del Gulag; gli italiani Giusti tra le Nazioni onorati a Yad Vashem per aver salvato gli ebrei durante la Shoah; Pierantonio Costa, per aver salvato molte vite durante il genocidio in Ruanda; Hrant Dink, assassinato a Istanbul per aver difeso la memoria del genocidio armeno in Turchia; Anna Politkovskaya, assassinata a Mosca per aver denunciato i massacri di civili in Cecenia; Dusko Condor, ucciso per aver denunciato la pulizia etnica in Bosnia-Erzegovina; Khaled Abdul Wahab, per aver salvato un gruppo di ebrei durante la Shoah in Tunisia; Vasilij Grossman, per aver documentato per primo il dramma della Shoah in Russia; Marek Edelman, vicecomandante della rivolta del ghetto di Varsavia nel 1943, per aver scelto di restare in Polonia come “guardiano” della memoria; Guelfo Zamboni, Console generale d’Italia a Salonicco, per aver aiutato la comunità ebraica durante la Shoah; Enrico Calamai, diplomatico, per aver salvato almeno 300 persone nell’Argentina dei desaparecidos; Giacomo Gorrini, testimone oculare della deportazione e dei massacri degli armeni, per aver dato voce alle vittime di quel genocidio; Neda Soltani, uccisa il 20 giugno 2009 a soli 27 anni, per aver manifestato in difesa della libertà e dei diritti umani in Iran; Aleksandr Solzenicyn, per aver fatto conoscere al mondo la realtà dei Gulag; Jan Karski, per il disperato tentativo di raccontare la verità sulla Shoah; Armin Wegner, per aver documentato la tragedia degli armeni; Romeo Dallaire, capo della missione Onu in Ruanda, per aver avvertito del pericolo che incombeva sul Paese; Sophie Scholl, unica ragazza appartenente al gruppo della Rosa Bianca tedesca, per essersi schierata pacificamente con la sola forza delle parole a favore della libertà e contro il Terzo Reich.

E ancora: sono stati piantati alberi al Monte Stella per la testimone del genocidio cambogiano Claire Ly; la scrittrice e attivista Yolande Mukagasana che ha portato a livello internazionale l’attenzione sulla tragedia del Ruanda; lo scrittore testimone della Shoah Primo Levi; la scrittrice di libri sul genocidio armeno Ayse Nur (Sarisözen) Zarakoglu; il leader della “Rivoluzione di velluto” Vaclav Havel; il giornalista ed esponente politico Samir Kassir; il Giusto per gli armeni Fritjof Nansen; il Giusto della Shoah in Bulgaria Dimitar Peshev.