FIGLIA DI UN UOMO OMBRA

Quest’anno che è passato mia figlia, mi ha scritto: Ciao amore mio, un altro anno è passato e abbiamo percorso migliaia di kilometri invisibili verso il nostro obiettivo, lo so che è dura continuare ad andare avanti senza mai una soddisfazione, ma la verità è che a noi ne basta solo una… solo una vittoria per dare un senso a tutte queste delusioni … e io non so se questo sarà l’anno giusto, ma quella che per me è sempre stata una speranza ormai è diventata una certezza. E l’unico motivo per cui quest’anno non ti dirò che credo che tornerai da noi è perché io adesso lo do per scontato. Quindi papà non hai altra scelta … devi continuare a lottare … perché questo Natale noi saremo più numerosi, ma il prossimo anno ci aspettiamo di essere uno in più, quell’uno che sarà comunque e costantemente presente nei nostri pensieri e nel mio cuore. Ti amo tanto.

Figlia di un uomo ombra, sono pochi i prigionieri che riescono ad affrontare i fantasmi del passato. Io credo di esserci riuscito. E sono stato sconfitto. Ci sono delle notti che non riesco a dormire perché sento che la mia vita è stata sconfitta. E perduta per sempre. Nei primi anni di carcere trovavo conforto nei ricordi. E nei sogni. Adesso invece, dopo ventitré anni di carcere, se ricordo e sogno soffro ancora di più. Da molti anni ogni giorno che passa è una giornata in più di sofferenza e un giorno in meno di speranza. E ci sono dei giorni che quando apro gli occhi il mattino penso subito a come sarebbe stato bello se fossi morto all’improvviso durante il sonno, perché la mia pena è una vera condanna a morte con la differenza che invece che da morto la sconto da vivo. Una morte a occhi aperti dove la mia stessa vita è diventata una prigione.

Figlia di un uomo ombra, penso spesso che la speranza sia la prigione più difficile da cui poter evadere. E ti confido che ci sono dei giorni e delle notti che penso che questa sia il peggiore nemico degli ergastolani ostativi perché ti costringe inutilmente a sopravvivere. Solo per attendere un giorno che non arriverà mai. E ci sono dei momenti che non mi ricordo neppure più da quanto tempo sono prigioniero. A volte mi sembra persino di essere nato in carcere. E mi sento un morto che vive. Credo che non ci sia cosa peggiore nel mondo della “Pena di Morte Viva” perché questa è più lenta, dolorosa e più lunga della morte normale. E penso che non ci sia nessuna giustizia nel tenere murata viva una persona in una cella solo per fargli attendere l’arrivo della vecchiaia e poi quello della morte.

Figlia di un uomo ombra, nei momenti più bui sei stata tu con tuo fratello a illuminarmi la vita. Continuerò a lottare anche quest’anno. Te lo prometto. Non per me, ma per voi due e per la mamma. Te lo giuro sul nostro amore.
Un sorriso fra le sbarre. Papà.

Carmelo Musumeci
Carcere di Padova