OLIMPIADI NON POSSONO CHIUDERE GLI OCCHI DAVANTI ALLA SOSPENSIONE DEI DIRITTI

"Paradossali e molto gravi" sono le dichiarazioni rilasciate da Mario Pescante, rappresentante del Cio in Italia, prima al Consiglio nazionale del Coni, poi questa mattina su Rainews, a proposito dei rappresentanti omosessuali inviati da Barack Obama all’apertura dei giochi nella Russia omofoba di Putin. Flavio Romani, presidente di Arcigay, boccia senza mezzi termini le argomentazioni del membro del Cio: "Proprio perché lo sport ha tra i propri valori il rispetto della persona e la non violenza, non può essere il momento più alto dell’agonismo sportivo, il luogo millenario della competizione sana, a rappresentare una sospensione di quegli stessi valori. Ed è paradossale, e pure molto grave, che sia Mario Pescante a chiedere questa anomala "tregua", non ai conflitti, come vorrebbe la tradizione delle olimpiadi, ma alla rivendicazione dei diritti. Cita tanta storia, il signor Pescante, per sostenere la sua funambolica teoria, ma si scorda di richiamare alla memoria le Olimpiadi di Berlino del 1936, quelle del trionfo della Germania nazista, svolte in un Paese in cui gli ebrei erano perseguitati ed esclusi dall’uso dei campi sportivi pubblici. Nonostante questo le delegazioni straniere non rinunciarono ad includere a loro interno atleti ebrei e neri, rivendicando un’uguaglianza e prendendo le distanze dalla politica di Hitler. Quelle Olimpiadi sono passate alla storia forse come le più politicizzate, ma non per quelle delegazioni (come Pescanti pare sostenere) ma per il piegarsi dell’evento a scenografia trionfale dell’ideologia folle di un dittatore. Ecco il modello Pescante: non disturbate il dittatore, ancora meno di quanto fu disturbato Hitler. Si è chiesto Pescante se atleti gay o lesbiche visibili saranno presenti nella delegazione russa? Come mai sono i portabandiera Usa a creare insofferenza al membro del Cio e non le delegazioni "ariane" del dittatore russo? Chiamare poi "terrorismo politico" la scelta del presidente Obama, dimenticando il clima di vero e proprio terrore in cui vivono le persone lgbt in Russia, pestate in pubblica piazza, è una leggerezza insopportabile, se non addirittura un grave atto di mistificazione, tipico dei politici del peggior rango. A questo punto – conclude Romani – rivolgiamo un appello a Giovanni Malagò, presidente del Coni, e agli organi preposti: includete Paola Concia, attivista lesbica ed ex atleta, medaglia d’oro nel tennis agli Eurogames 2008, nelle delegazione istituzionale italiana a Sochi. Dinanzi a chi perseguita gay e lesbiche e a chi chiama "terrorismo" la rivendicazione dei diritti, l’Italia renda evidente da che parte sta e segua l’esempio di Barack Obama".