Il fabbisogno di liquidità è testimoniato anche dal ricorso al “compro-oro” (18,7%). La rilevazione dello scorso anno faceva registrare un’impennata del ricorso alla vendita di beni preziosi presso questi particolari negozi apparsi come funghi, nel giro di pochi anni, sia nelle città sia nei piccoli paesi di provincia. Il numero di quanti dichiaravano di essersi rivolti a un “compro-oro” passava quindi dall’8,5% del 2012 al 28,1% del 2013. Quest’anno il dato subisce un calo di quasi 10 punti percentuali, variazione che può essere interpretata come un fenomeno legato all’esaurimento progressivo dei beni preziosi in possesso degli italiani. Il 46,3% di chi ha fatto ricorso ai “compro-oro” è motivato dalla necessità di sopperire alle esigenze quotidiane, mentre il 30,4% lo ha fatto per disfarsi di beni inutilizzati. Inoltre, il 19,8% di quanti hanno fatto ricorso ai “compro-oro” lo ha fatto per far fronte alle spese mediche e il 20,3%, invece, per saldare i debiti. Infine, il 15,8% degli intervistati ha venduto beni/oggetti su canali online di compravendita (es. e-Bay) e il 10,1% ha preso soldi in prestito da privati (non parenti/amici) non potendo accedere a prestiti bancari.