Al Consiglio Comunale di Rozzano, con delibera del 16-XII-2013, è passato il “riconoscimento” delle “unioni civili”. L’applauso conclusivo di Consiglieri e Assessori nell’Aula, dove anni fa non è stata permessa l’esposizione del Crocifisso, colora la scena di eroicomico quasi quel voto fosse il risultato d’una fatidica giornata campale e, quindi, bisognosa di uno sfogo liberatorio per una vittoria simbolica agguantata dopo strenuo combattimento… In realtà non c’è stata alcuna battaglia ma soltanto una banale conta di voti, scontati, perché quelli che avrebbero potuto/dovuto “resistere” e “combattere” “non sono neanche comparsi” direbbe Machiavelli: molti “oppositori” di Centro-Destra (supposto che avessero qualcosa da dire sulle “unioni civili”!) erano fisicamente assenti dall’Aula, alcuni usciti forse per stanchezza (si votò a mezza notte); un “indipendente”, che la vigilia sembrava contrario e diceva perfino di attendere al varco i “cattolici” della maggioranza per giudicarne il comportamento, ha, poi, tranquillamente votato pur’esso a favore; cinque, fra cui la rappresentante della Lega, si sono astenuti; i “cattolici” del Partito Democratico hanno votato – ovviamente – a favore. Nessuno, fuori dell’Aula, si è accorto di niente. E io che nel “foglietto” del 1º Novembre dicevo di non erigere barricate o scavare fossati! Macché! Non c’è stato neanche un minuscolo solco! Nulla di nulla, manco uno zitto; silenzio assordante perfino sul “ViviRozzano” altre volte prodigo di interviste a persone che – ad esempio – concionano di “Cattolicesimo” e “Riformismo” come “due pilastri sui quali si deve basare il Partito Democratico” (marzo 2007) e, talora, con gran corredo di foto di sindaci, preti, politici e prelati insieme. Eppure quell’applauso, significa che i votanti – evidentemente con buone ragioni, dal loro punto di vista – hanno attribuito alla vicenda una valenza “storica”, come, del resto, altri “maestri” prima di loro: il sindaco di Napoli che, in una occasione analoga, disse glorioso “stiamo scrivendo una pagina storica” (“Avvenire”, 14-II-2012) o quello di Palermo, il “cattolico” Leoluca Orlando, che, con enfasi tutta siciliana, dopo l’approvazione del “registro delle coppie di fatto”, ha dichiarato: “stasera è stato compiuto un atto di civiltà, è stata fatta una scelta che porta Palermo fra le grandi città etc. etc.” (Avvenire, 12-VI-2013) Sì, infatti, ai cittadini di Napoli e Palermo – città nobilissime ma per altri motivi – , con quel po’ di problemi che si ritrovano, mancava soltanto il “registro” per essere felici!
Alcune considerazioni:
1) del tutto consapevoli o no, anche i nostri politici rozzanesi hanno fatto una scelta ideologica: il marxismo, prima di morire, ha partorito tanti “resti” di ideologie e ha lasciato molti orfani!
2) essi preconizzano una famiglia “nuova” e “diversa” e, dalla “periferia”, preparano il terreno ai soloni legislatori di Roma che, raccolto il “grido di dolore che da tante parti d’Italia etc.”, apporranno, prima o poi, il timbro definitivo in Parlamento alla “legge”: è una vecchia tattica e sperimentata
3) la “nuova famiglia” sarà “altra” e – necessariamente – “contraria” a quella che c’è sempre stata, da loro giudicata “vecchia” e “obsoleta” se non addirittura “dannosa”
4) la “nuova” non si baserà più su regole precise, pubbliche e solenni, con l’impegno di una durata a vita, come deve essere un istituto che da secoli regge la società civile, ma sarà “a tempo” e “a prova” (umoristica la “stabile relazione” di cui parla la delibera del Consiglio Comunale p. 1/2), lasciata, cioè, all’individualismo e alle “libertà” multiformi dei singoli e al romantico e provvisorio “affetto reciproco” (idem p. 1/2) con esiti che nessuno sa ancora prevedere
Insomma, è l’inizio di una deriva che non può non includere i “matrimoni” tra gay (“anche senza distinzione di sesso” c’è scritto nella stessa delibera) e le conseguenti adozioni di bambini da parte di queste persone, buffonate del tipo “genitore uno” e “genitore due” e molte altre follie: qualcuno intravede già la poligamia (“Libero” 15-I-2014) e la pedofilia. I “paletti” per frenare tale deriva di cui parla la prof.sa Emma Fattorini, deputata “cattolica” del PD, (“Avvenire”, 22-XII-2013: “con dei paletti precisi si può fare una buona legge senza inutili radicalismi da una parte e dall’altra”), a me paiono fantasie di chi o si è confuso o si è fatto trascinare dall’onda della “dittatura del relativismo” imposta dal “Padrone del mondo” o, stando a contatto con gli avversari, ne ha accettato e subito ciò che studiosi cattolici chiamano “trasbordo ideologico inavvertito”. L’accenno dell’illustre studiosa di storia contemporanea agli “inutili radicalismi”, vale, poi, a peso d’oro per comprendere la mentalità dei cosiddetti “cattolici adulti” o “cattoprogressisti” come lei, equilibristi tra bene e male, pronti a “cedere per non perdere” (dovremmo studiarne la storia per vedere come nelle loro scelte politiche, abbiano spesso ignorato la Dottrina sociale della Chiesa!); queste brave persone – ad esempio – credono vera la favola di chi dice che, istituendo il famoso “registro delle unioni di fatto”, comprese quelle gay e conseguenti adozioni, la famiglia vera non verrebbe toccata; era la tesi che circolava qualche anno fa durante le elezioni comunali a Milano ripetuta anche da un autorevole dirigente provinciale delle ACLI che dichiarava lepido: il registro “non andrà ad intaccare il ruolo del matrimonio, Pisapia ce lo ha assicurato” (“il Giornale”, 26-VI-2011); affermazioni simili si ripetevano – ricordate? – anche fra cristiani a proposito dell’aborto: “io non sopprimerò mai la vita del bambino prima di nascere, ma a chi volesse farlo, devo lasciargliene la libertà e il diritto!
E corsero, infatti, nel referendum del 1981, a votare in favore della “legge”.
Per non inciampare in questo mal passo in cui cadono ancora frequentatori di sacrestie e oratori, occorre credere che l’unica famiglia esistente da sempre sulla faccia della terra è quella formata da padre-madre-figli (ci permetteranno ancora di dirlo?!) e che essa non è un club di bocciofili o un’associazione sportiva o di volontariato o qualcosa che possa cambiarsi ad libidum o essere lasciata alle evoluzioni mutevoli di maggioranze parlamentari…, ma un “assoluto”, tra i pochi esistenti al mondo: ne consegue che la famiglia è, per sua essenza, “necessitata” a non tollerare accanto a sé figure o controfigure che le assomiglino (“rappresentazioni similari” le chiama il cardinale Bagnasco) ché, se ciò avvenisse, sarebbe l’inizio della sua estinzione!
Nell’affrontare tali argomenti, ora lorsignori amano tirare per la tonaca il buon Papa Francesco facendogli dire cose che non ha mai nemmanco pensato; così il senso della “famosa” frase (“chi sono io per giudicare etc.!”) che tutti ripetono, staccata dalla premessa (“Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà…”) che il Papa aveva pronunciato appena prima, è stato capovolto e strascicato dai soliti manipolatori di opinione pubblica come se Bergoglio avesse parlato a favore della “famiglia” gay, cosa impensabile per un Papa; così tranquillamente hanno capovolto pure l’interpretazione del racconto di quella bambina argentina che diceva di trovarsi male con la “fidanzata” della mamma. E ci credo, povera bimba! Tuttavia alcuni giornaloni hanno fatto comparire titoli come “Il papa apre alle coppie gay”. Altri, poi, ha messo in circolazione la facezia che il Papa avrebbe “canonizzato” il peccato! Ma andiamo, signori giornalisti, un po’ di contegno!
Ciò mi sento di dire ai miei cinque benevoli lettori anche perché queste proposizioni sono state ripetute, purtroppo, da fedeli, forse clienti di “Repubblica”, appena usciti dalla messa domenicale…
In questi giorni comincia a Rozzano la frenetica preparazione alle elezioni comunali; così i concorrenti interessati che, o per vocazione o per altruismo o per amore del prossimo (l’impegno politico, infatti, è un servizio gravoso e, quindi, un atto di grande carità!) o per passione o, chissà, per interesse (quest’ultimo forse da aggiungere nel conto, non essendo gli uomini tutti come…il Poverello di Assisi!), si mostrano nelle piazze, ai crocicchi delle strade, nei mercati, nei caffè, nelle scuole; mandano lettere (scrivono “Cara Famiglia”!), costosi pieghevoli a colori, santini con foto giulive e giovanili, promesse suadenti… Soprattutto ai cattolici parleranno di famiglia – argomento evidentemente attualissimo – dicendo “noi siamo per la famiglia”, “noi crediamo nella famiglia”, “le nostre priorità sono per la famiglia”: parole bellissime.
Domanda: ma di quale famiglia stanno parlando questi signori? Di quella che è sempre esistita – padre-madre-figli – o, forse, di quella “confusa” che è stata votata nel Consiglio Comunale in Dicembre? Di quella allargata? Di quella formata da “lei” e “lei” che partoriscono bambini a cui sarà negato di conoscere il padre? Di due “lui” il cui bambino adottato dovrà dire “ho due papà che si amano”? (è il titolo di un libro per l’infanzia che già circola in qualche scuola in Italia). La gamma delle “famiglie” è ormai variopinta come l’arcobaleno e all’orizzonte si profila una società “liquida” e “polverizzata” dove tutto potrà accadere. Per questo i Candidati, quando dicono “famiglia”, se vogliono essere credibili, devono parlare con la “trasparenza” a cui sempre amano fare riferimento nei loro proclami. Parlino, dunque, ma con stile evangelico “sì sì, no no” (Mt. 5,17). Solo in questo modo i poveri potremo scegliere. In mancanza di parole precise, io mi rifiuterò di andare a votare, la Famiglia essendo, per me, la cosa più importante; più dell’economia, dei bilanci, perfino delle tasse con cui ci stanno scorticando vivi; io non voglio essere complice della sua distruzione già così chiaramente annunciata.
Carmelo Bonvegna