"Non sono solo i rubinetti e il riscaldamento a non funzionare a Sochi, bensì anche il rispetto dei diritti civili della minoranza omoaffettiva, frutto della legge contro i gay voluta dallo zar Putin, cosa oggi denunciata dal Segretario delle Nazioni unite Ban Ki-Moon. Tuttavia, se in Russia esiste una discriminazione attiva, non è che in Italia, dove anche il premier Letta si straccia le vesti per l’omofobia russa, le cose vadano meglio: esiste infatti una discriminazione passiva, fatta del mancato riconoscimento delle coppie dello stesso sesso, unica realtà dell’Europa occidentale". Lo afferma in una nota Enrico Oliari, responsabile esteri di GayLib (gay di centrodestra) e autore del libro "Omosessuali? Compagni che sbagliano", il quale tratta anche della storia dell’omosessualità proprio in Russia ed in Unione Sovietica. A fare da coro a Oliari, il presidente dell’associazione Sandro Mangano, il quale ha fatto notare che "Ha ragione Gian Antonio Stella ad affermare che in Russia tutto è cambiato eccetto l’odio verso i gay, ma noi ci aspettiamo che oltre alle prese di posizione di Ban Ki-moon e a quelle auspicabili del presidente Letta, vi siano segnali di ripensamento anche da parte dello stesso Vladimir Putin per una legge che oggi, in occasione delle Olimpiadi, indebolisce la sua stessa immagine di uomo potente e forte, assai più del non funzionamento dei rubinetto al villaggio olimpico".