VENEZIA E MILANO, CROCIATE IDEOLOGICHE CONTRO LE DIFFERENZE

In queste ore in due grandi città italiane – Milano e Venezia – si sta consumando uno scontro ideologico e mortificante che ha che fare con l’inclusione nelle pratiche della pubblica amministrazione di un concetto plurale e reale di famiglia. Il caso della modifica della modulistica del Comune di Milano (con l’uso del termine "genitore" al posto di "padre" e "madre") e quello delle favole che raccontano la diversità adottate nelle scuole materne del capoluogo veneto, su proposta della consigliera con delega ai diritti civili Camilla Seibezzi e contro i ripensamenti dell’assessore di riferimento, hanno entrambi a che fare con la resistenza da parte della politica e dei rappresentanti istituzionali a declinare al plurale la percezione e la rappresentazione delle famiglie italiane. La sola idea che un modulo parli a una famiglia formata da due coniugi dello stesso sesso, legittimando ciò che esiste e che da molto tempo caratterizza le comunità cittadine, è motivo per una parte di questo paese per intraprendere l’ennesima crociata. Analogamente, a Venezia è sufficiente la favola di un cagnolino che vuole diventare un ballerino, ribaltando il più odioso e radicato stereotipo sulle identità di genere, ad allarmare tecnici e assessori, pronti a ingranare repentinamente la retromarcia. L’inclusione delle famiglie mono o omogenitoriali,così come il superamento di stereotipi nella rappresentazione del mondo per i più piccoli, sono evidentemente per questi amministratori, così come per i politici e i mezzi di informazione che ne sostengono le istanze, temi opzionali, che si possono affrontare oppure no, o addirittura temi "pericolosi", cioè che aprono la strada al rischio di produrre danni ai bambini e alle loro famiglie.

Le realtà del movimento LGBT italiano, riunite in questi giorni a Torino per la loro assemblea nazionale, denunciano compattamente e con fermezza ai cittadini e alle cittadine italiani l’ipocrisia che anima questi moderni crociati e richiamano le pubbliche amministrazioni, al dovere di includere nelle proprie azioni anche le persone lgbt, le loro storie individuali e le formazioni sociali che hanno scelto di costruire.

La nostra è una battaglia che punta all’autenticità e sostiene la celebrazione e l’orgoglio di tutte le differenze. Siamo perciò convinti che gli enti pubblici debbano essere lo specchio di questa autenticità e che anche i bambini e le bambine abbiano il diritto di conoscere sin dalla più tenera età le storie, le esperienze e gli affetti delle persone LGBT. Solo in questo modo si potrà aggredire finalmente la radice più granitica e crudele dell’omofobia, della lesbofobia, della transfobia e di qualsiasi pensiero discriminatorio.

Le realtà del movimento LGBT trasmettono quindi pieno sostegno e solidarietà alla consigliera Seibezzi di Venezia e all’amministrazione comunale milanese, che con responsabilità e buon senso si sono attivate per mettere in campo politiche di inclusione vera nei propri territori, e condannano le strumentalizzazioni, gli allarmismi ipocriti e le incomprensibili retromarce con cui si sta tentando di ostacolare il lavoro di questi illuminati amministratori, le cui buone pratiche ci auguriamo diventino presto modello per le istituzioni di tutto il Paese.