Oggi dire si alla famiglia e quindi allontanarsi dalle prospettive delle unioni omosessuali, non è ovvio per tutti.“La famiglia è il motore del mondo e della storia”, scrive il professore Introvigne nel pamphlet, “Sì alla Famiglia”, pubblicato da Sugarco, così “con Papa Francesco, vogliamo testimoniare il ruolo speciale che la famiglia ha nella società come ‘il luogo dove si impara ad amare, il centro naturale della vita umana’, dove si ‘difende la vita, soprattutto quella più fragile, più debole’”. Papa Francesco nella sua Lumen fidei sostiene che la fede ha recato grande benefici alla storia degli uomini e in particolare all’interno della famiglia, con la sua unione stabile dell’uomo e della donna. Promettere un amore stabile per sempre, non è facile, ma occorre crederci; nella storia del cristianesimo, abbiamo tante testimonianze di tanti sposi cristiani che dimostrano con la vita “che un amore per sempre è possibile”. Il professore Introvigne ci tiene a scrivere che scrivendo il Manifesto di Sì alla Famiglia non scendiamo in campo ‘contro’ qualcuno ma ‘per’ la famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, di cui vogliamo far capire la bellezza e il ruolo indispensabile per una società a misura d’uomo. Sulla stessa sintonia di Papa Francesco anche l’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia che parlando a militanti di Alleanza Cattolica, afferma che “I “no” che la Chiesa e ogni cristiano è chiamato a dire di fronte a tanti messaggi dominanti nel nostro mondo, sono in realtà dei “si” alternativi, ma profondamente radicati nella natura stessa dell’uomo”. Pertanto se dico si alla vita, dico no a quanto si oppone alla vita. Se dico si alla famiglia, dico no a quanto si oppone alla famiglia.
Introvigne non sfugge alla famosa frase di Papa Francesco, secondo cui se una persona omosessuale, “cerca il Signore e ha buona volontà, ma chi sono io per giudicarla?”E’ una affermazione spesso citata a sproposito, omettendone la prima parte. E’ una frase in linea con il Catechismo della Chiesa Cattolica, scrive Introvigne e per questo il Manifesto, facendo eco al Papa e al Catechismo, parte da un si: “Si all’accoglienza rispettosa delle persone omosessuali, evitando ogni marchio di ingiusta discriminazione”. Del resto non è una novità di papa Francesco, ma il “non giudicare”, le persone, si applica a “tutte”, le persone, comprese quelle omosessuali”. Lo stesso Gesù che invita a non giudicare, di fronte a chi si macchia di peccati che scandalizzano anche i bambini esclama: “E’ meglio per lui che gli sia messa al collo una pietra da mulino e venga gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli”. (Lc 17,1) Dunque né Gesù, né il Papa, né la Chiesa sono in contraddizioni. La Chiesa da un lato invita a non giudicare le persone omosessuali come persone, dall’altra richiama al Catechismo, che insegna che “gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati”, e “in nessun caso possono essere approvati” o fondare riconoscimenti giuridici” (n. 2357) E tra l’altro si tratta dello stesso Catechismo che al n. 2358, invita ad accogliere con rispetto, compassione, e delicatezza gli omosessuali. Dunque per Introvigne questo rispetto non deve essere retorico, ma preso sul serio. Il Catechismo se invita a non giudicare le persone, invita però a giudicare le leggi. Dire si o no a una legge implica sempre un giudizio. E pertanto Introvigne pone la domanda: “chi siamo noi per non giudicare i comportamenti, e per non giudicare le proposte di legge, sottraendoci a quello che è un dovere di cristiani e di cittadini?” Il Catechismo della Chiesa Cattolica, “non è andato in pensione”, Papa Francesco ci ricorda che è il nostro punto di riferimento costante, in particolare, per quanto riguarda i temi della famiglia e della sessualità. Pertanto se vogliamo sapere che cosa pensa la Chiesa di una determinata questione, dobbiamo consultare, il Catechismo. Gli atti omosessuali, in nessun caso possono essere approvati, né possono fondare un’ideologia: “l’ideologia del gender, chi non fa questa distinzione – scrive Introvigne – manipola il Papa e il Catechismo”. Certo essere leali e fedeli a questa distinzione nella pratica quotidiana, può essere difficile. Ma qui per il reggente vicario di Alleanza Cattolica, c’è l’essenza stessa dell’annuncio cristiano, da una parte, si applica il “Non giudicate” del Vangelo alle persone in quanto tali, dall’altra giudica gli atti e le loro conseguenze sociali. Infatti, la Chiesa accoglie con compassione e delicatezza la donna che ha abortito, ma condanna l’aborto. Accoglie nella comunità – lo ha spiegato tante volte Benedetto XVI- i divorziati risposati, ma condanna il divorzio. “E’ la gloria e la grandezza, ma anche il carattere esigente e difficile, del cristianesimo”. E se qualcuno pensa che Papa Francesco ha “cambiato idea”, rispetto alle battaglie che condusse a Buenos Aires, si sbaglia. Anche allora insisteva nel non giudicare le persone, ma giudicava i comportamenti, le ideologie, le leggi. Introvigne a questo proposito, nelle parole dell’allora arcivescovo Bergoglio, coglie, uno stesso stile di mansuetudine che riscontra anche oggi: evitare toni urlati o volgari e non giudicare le persone in quanto tali, ma nello stesso tempo difendere la verità della questione antropologica. E’ lo stile della nostra battaglia, del nostro si alla famiglia. A questo punto il libro della “Sugarcoedizioni”, sintetizza brevemente la storia dell’attacco alla famiglia. Il 21 dicembre 2012, in uno storico discorso alla Curia romana, Benedetto XVI definì l’ideologia del gender la più grave minaccia contemporanea alla Chiesa e all’umanità. L’ideologia, è pericolosa, perché con questa teoria, “l’uomo contesta di avere una natura precostituita dalla sua corporeità, che caratterizza l’essere umano. Nega la propria natura e decide che essa non gli è data come fatto precostituito, ma che è lui stesso a crearsela”. Pertanto siamo qui come scriveva profeticamente il grande scrittore inglese Gilbert Keith Chesterton, a difendere l’ovvio:“si dovrà andare in montagna, combattere, organizzare una resistenza per difendere l’ovvio”. Questa nuova ideologia nega la natura umana, il dato biologico. “Solo l’unione di un uomo e di una donna genera la vita. Mi ricordo quando Giovanni Cantoni, fondatore di Alleanza Cattolica, ce lo ricordava nei ritiri. “Per quanto si sforzino, due donne o due uomini non riusciranno mai a generare un bambino. E’ una di quelle banalità che stupisce dover essere costretti a ricordare”. E’ vero che il cristianesimo ha dato dignità prima sconosciuta alla famiglia e al matrimonio, fondando su di essi una civiltà nuova: la Cristianità. Tuttavia anche le culture pagane conoscevano il valore del matrimonio e veniva considerato come un dato di natura. Bene continueremo il discorso al prossimo appuntamento.
DOMENICO BONVEGNA
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